Il presidente della Serbia, Aleksandar Vucic, si è recato ad Atene per incontrare il suo omologo ellenico, Prokopios Pavlopoulos, e il premier greco, Kyriakos Mitsotakis.
È quanto rivelato dall’agenzia di stampa serba, Tanjug, ripresa dal Telegraf, il quale ha aggiunto che la visita verrà dedicata interamente alla discussione di dossier politici ed economici.
La visita di Stato di Vucic, secondo quanto rivelato dal quotidiano ellenico Ekathimerini, rappresenta un elemento di grande importanza a detta del ministro degli Esteri di Belgrado, Ivica Dacic, il quale ha sottolineato come tale visita sia finalizzata a gettare le basi per l’avvio di una partnership strategica con Atene.
Nello specifico, la dichiarazione di partenariato strategico, la cui firma è prevista al termine della due giorni di Vucic ad Atene, sarà la quinta per Belgrado, la quale, rivela il Telegraf, ha già siglato tale intesa con Russia, Cina, Italia e Francia.
La firma di un simile documento con Atene, secondo quanto dichiarato da Dacic, sarebbe già dovuta arrivare da tempo, data la condivisione di temi e di vedute tra i due Paesi. Nello specifico, l’accordo di partenariato strategico, ricorda Dacic, riguarda le posizioni comuni adottate dai due Paesi nei confronti delle principali tematiche politiche, oltre che il supporto reciproco in quelli che sono gli argomenti più importanti per ciascuno dei due Stati e una serie di dichiarazioni in merito alla natura forte e strategica delle relazioni tra Atene e Belgrado.
Insieme all’accordo di partenariato strategico, Serbia e Grecia firmeranno anche intese di cooperazione e discuteranno un accordo trilaterale con Cipro.
Secondo quanto si apprende dal Telegraf, i principali temi in agenda sono tre: le relazioni bilaterali tra Serbia e Grecia, il processo di integrazione europea di Belgrado, la questione kosovara.
Per quanto riguarda quest’ultima, Atene rientra tra i 5 Paesi dell’Unione Europea che hanno deciso di non riconoscere l’indipendenza del Kosovo. Tale decisione è fortemente apprezzata dal governo serbo, il quale è stato rassicurato da premier e dal presidente ellenico in merito al fatto che Atene non cambierà la propria posizione, nonostante le pressioni ricevute da Bruxelles.
In maniera simile, come Atene ha dimostrato di sostenere l’integrità territoriale di Belgrado, anche Vucic ha dichiarato di rispettare la sovranità di Atene e, in vista dell’accordo trilaterale con Cipro, ha annunciato che non cambierà posizione su Nicosia.
In seguito a tali parole, Pavlopoulos ha posto all’attenzione di Vucic la disputa sui confini marittimi tra Atene e Ankara, sorta in seguito alla firma, lo scorso 27 novembre, di un memorandum d’intesa sui confini marittimi tra Libia e Turchia.
Nello specifico, in tale occasione, il presidente del Consiglio presidenziale del governo tripolino, Fayez Al-Sarraj, ed il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, avevano firmato alcuni memorandum d’intesa relativi alla cooperazione in materia di sicurezza e al settore marittimo. A causare tensioni è il memorandum siglato in ambito marittimo, il quale, sottolinea Reuters, definisce i confini marittimi tra Libia e Turchia anche nei pressi dell’isola greca di Creta. Tale isola, a detta di Ankara, non dispone di piattaforma continentale, ma solo di acque territoriali, motivo per cui è stato possibile definire i confini delle acque intorno a Creta. La Grecia, invece, da parte sua, considera l’accordo siglato tra Libia e Turchia una “palese violazione del diritto internazionale”.
In tale clima, Atene aveva richiesto la collaborazione del diplomatico libico nella speranza di ottenere informazioni sul memorandum siglato con Ankara. Tuttavia, in virtù della mancata collaborazione da parte della rappresentanza diplomatica tripolina, Atene aveva deciso lo scorso 6 dicembre di concedere all’ambasciatore Mohamed Younis A.B. Menfi 72 ore per lasciare il Paese.
Ad aver incrinato i rapporti tra Ankara e Atene, inoltre, concorrono le dispute in materia di diritti minerari nel Mar Egeo e la questione cipriota, all’interno della quale si inserisce la controversia sulle trivellazioni condotte dalla Turchia a largo delle coste di Cipro, ricche di gas naturale.
Per quanto riguarda la Serbia, però, Vucic aveva siglato, lo scorso 7 ottobre, 9 nuovi accordi di collaborazione con Ankara. Il primo riguarda la cooperazione in materia di sicurezza. Il secondo regola la protezione dei cittadini in ambito familiare e sociale. Il terzo stabilisce la cooperazione nel settore industriale e tecnologico. Il quarto dà il via ai pattugliamenti congiunti delle forze di polizia. Il quinto è un Accordo di cooperazione militare. Il sesto riguarda la ricostruzione del ponte di Kasapcic, nei pressi di Uzice, nella regione centrale della Serbia. Il terzultimo accordo sancisce la cooperazione nella scienza e nella tecnologia. Il penultimo ha dato il via alla collaborazione tra l’organizzazione turca per lo sviluppo della piccola e media impresa (KOSGEB) e l’Agenzia serba dello Sviluppo (RAS). Infine, i due Paesi avevano siglato un accordo congiunto in materia di servizi postali.
Serbia e Turchia avevano altresì concordato l’apertura di scuole da parte della Fondazione Maarif, considerata da studiosi e politici uno strumento politico per affermare e consolidare l’influenza della Turchia nella regione balcanica. Gli Stati balcanici che ospitano le scuole di tale fondazione, creata nel giugno 2016 dal parlamento turco, sono la Bosnia, il Kosovo, la Macedonia del Nord e l’Albania. La Serbia e il Montenegro, invece, sono gli Stati balcanici che hanno avviato contatti di collaborazione con la Fondazione. Da parte sua, la Turchia sostiene di aver avviato un intervento formativo.
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di Redazione
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