Pubblichiamo la lettera scritta da VanesLuciani a Libero il 21 settembre del 2011 (ma mai apparsa sul quotidiano milanese) in risposta all'articolo a pag.16 dal titolo: "Cipro trova gas e petrolio e va allo scontro coi turchi" e firmato all'epoca da Carlo Panella.
Mi chiamo Vanes Luciani, e sono un programmatore di macchine automatiche, con la passione per il mare per i viaggi. Passione che mi ha portato piu' volte in Grecia, in Turchia, e lo scorso anno a Cipro. Il viaggio nella preparazione e nell'approccio e' conoscere un popolo, con usi, costumi e problemi, in modo da poter poi toccare con mano, interagendo con la popolazione locale, e tornare a casa arricchiti.
Cipro e' terra meravigliosa, come i ciprioti, a nord e sud. Oggi i turco-ciprioti di Lefkosiavanno tranquillamente a ballare a Lefkosia (i due nomi turco e greco della capitale). Basta parlare con la popolazione per capire che il problema turchi-ciprioti/greco-ciprioti non e' e non va confuso col problema Turchia-Cipro.
Vi leggo sempre con piacere, per la ricerca della precisione delle vostre notizie. Sono rimasto negativamente sorpreso da come una firma esperta e capace quale e' Carlo Panella, abbia potuto scrivere un articolo pieno di imprecisioni anzi, a voler essere onesti, totalmente falso in parecchi punti. Mi riferisco all'articolo apparso a pag.16 dell'edizione del 20 settembre 2011 a titolo: "Cipro trova gas e petrolio e va allo scontro coi turchi".
Mi rivolgo a Voi nella speranza che con l'onesta' che Vi contraddistingue, prendiate spunto da quello che vado a contestarVi per un'errata corrige che restituisca verita' e rispetto per Cipro, e per la delicata situazione in quella zona. Vi invito chiaramente a documentarVi su cio' che vi riporto.
Innanzitutto non esiste una Repubblica Greco-Cipriota, ma esiste la Repubblica di Cipro, il cui territorio e' TUTTA l'isola, come testimonia anche la bandiera ad esempio. Ma diciamo che quello che piu' mi ha lasciato basito e' stato leggere: "In apparenza troviamo un groviglio di ragioni (e va detto che Erdogan e i turco ciprioti hanno piu' ragione che torti". In base a cosa Panella scrive questo? Il 37% del territorio di Cipro e' illegalmente occupato militarmente dalla Turchia. Piu' avanti nell'articolo posso anche leggere: "repubblica turco cipriota legata da mille rapporti con la Turchia". Suppongo che l'autore si riferisca a "repubblica turca di nord cipro", non riconosciuta da nessuna nazione al mondo ad esclusione della Turchia... e che ignori che quei "mille rapporti" sono l'occupazione militare (i soldati di Ankara sono un bel numero... cerchi pure in rete) e l'invio di coloni (un'altra bella fetta di abitanti della zona nord di Cipro).
Concludendo questa e' la verita' su Cipro. Non ci sono “due Repubbliche che oggi governano su Cipro”. C’è la Repubblica di Cipro, che l’ONU, l’UE e tutta la comunità internazionale riconoscono come l’unico governo legittimo dell’intera isola, in rappresentanza di tutto il popolo cipriota, sia della comunità greco-cipriota (82% della popolazione) sia della comunità turco-cipriota (18%).
Potete leggere le risoluzioni onu inerenti a Cipro del 1974 e seguenti che condannano l'invasione turca e chiedono il ritiro dell'esercito turco dall'isola, direttamente dal sito delle nazioni unite (http://www.un.int/cyprus/resolut.htm).
Se desiderate scrivere una lettera ad un abitante di Famagosta, non potete certo mettere nell'indirizzo "turkish north repubblic of cyprus", perche' inesistente, ma dovete scrivere "mersin 10, Turkey". Dal 2008, su iniziativa del Presidente della Repubblica di Cipro Dimitris Christofias, si stanno svolgendo trattative tra le due comunità dell’isola, quella greco-cipriota e quella turco-cipriota. Non sono trattative “tra le due Repubbliche” come riporta Panella perché lo stato fantoccio non è un interlocutore né di Cipro né dell’ONU né di alcun altro.
La UE non ha associato “la Cipro greca”. Ha aderito tutta Cipro e tutti i suoi cittadini, compresi i turco-ciprioti, che sono corsi in massa a procurarsi il passaporto della Repubblica di Cipro. Nei territori sotto occupazione militare turca le regole comunitarie sono “sospese”. La Turchia invoca i “diritti” dei turco-ciprioti sulle ricchezze del sottosuolo, ma è la prima che li priva dei loro diritti in ogni campo, attraverso l’occupazione. Le mire della Turchia su Cipro sono antiche e vengono pienamente spiegate nel trattato del ministro degli Esteri Ahmet Davudoglu“Profondità Stategica” del 2002, dove si spiega che “anche se non ci fosse neanche un turco a Cipro, comunque la Turchia avrebbe dovuto assicurarsi il controllo dell’isola”.
Le faccio comunque notare anche alcune imprecisioni per quello che riguarda i diritti di estrazione. Suppongo Panella si riferisca al concetto di Zona Economica Esclusiva è stato definito nella Convenzione delle Nazioni Unite per il diritto del mare, conosciuta con l’acronimo inglese UNCLOS. E‘ stata firmata nel 1982 a Montego Bay (Jamaica), a conclusione di una serie di conferenze internazionali promosse dalle Nazioni Unite fin dal 1973. La Convenzione è entrata in vigore il 16 novembre 1994. L’Unione Europea l’ha ratificata il 10 dicembre 1998 e da allora è entrata a far parte delle regole comunitarie. Cipro l’ha ratificata il 12 dicembre 1988 e l’Italia il 2 dicembre 1994. La Turchia non ha mai aderito alla Convenzione.
L’articolo 121, paragrafo 2 della Convenzione riporta espressamente che tutte le isole dispongono di ZEE e che la ZEE delle isole viene definita esattamente allo stesso modo in cui viene tracciata quella delle zone continentali. Nel febbraio 2003 Cipro ha concluso un accordo con l’Egitto per definire le rispettive ZEE e nel gennaio 2007 ha fatto lo stesso con il Libano. I due accordi si basano sul principio universalmente accettato della linea mediana e sulle regole dettate dalla Convenzione delle Nazioni Unite. Nel dicembre 2010 Cipro ha sottoscritto anche con Israele un accordo di delimitazione delle rispettive ZEE.
Parallelamente, il 16 febbraio 2007 Cipro ha indetto il bando per le società internazionali interessate a ottenere permessi di esplorazione e di sfruttamento di eventuali giacimenti sottomarini nella ZEE di Cipro. Questa prima fase si è conclusa il 16 luglio 2007 con successo, poiché il numero di società interessate è stato piuttosto considerevole.
La Turchia continua a rifiutare di definire la sua ZEE nel mare Mediterraneo. Tale rifiuto, tra le altre cose, è un ulteriore ostacolo al processo di adesione della Turchia all’Unione Europea. Tutti i paesi candidati, infatti, debbono incorporare nella propria legislazione le regole comunitarie, come ha ribadito la Commissione Europea il 2 giugno 2005: “La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare è un trattato misto, cioè vi hanno aderito sia la Comunità Europea che gli stati membri. Le condizioni riguardanti l’adesione di nuovi stati membri esigono che tali stati aderiscano a tutte le Convenzioni e i trattati sottoscritti dai paesi già membri e dalla stessa Comunità”.
Lo stesso ha ribadito il 20 febbraio 2007 il Commissario per l’Allargamento Olli Rehn: “La Convenzione sul diritto del mare fa parte delle regole comunitarie e ci attendiamo che la Turchia vi aderisca e la adotti una volta aderito all’Unione Europea”. Da allora sono state numerose le prese di posizione di esponenti di primo piano dell’Unione Europea che sollecitavano l’adesione di Ankara alla Convezione, nell’auspicio che questa mossa avrebbe contribuito a regolare i rapporti con i paesi vicini. Il 5 marzo 2009, infatti, il Commissario Rehn ha voluto appositamente sottolineare che “la Commissione Europea scoraggia eventuali minacce, contrasti o azioni che possano avere un’influenza negativa sui rapporti di buon vicinato e sulla risoluzione pacifica delle divergenze”.
Anche in seguito, in particolare quando Ankara ha intrapreso iniziative unilaterali nel mare Egeo e a Cipro, si sono moltiplicati gli appelli verso la Turchia a moderare la sua posizione e a uniformarsi alle regole stabilite dalla Convenzione delle Nazioni Unite. Ma invano. Il 13 novembre 2008 una nave norvegese battente bandiera del Panama, fu disturbata da unità della marina militare turca mentre svolgeva ricerche esplorative per conto del governo di Cipro a 27 miglia nautiche dalle coste meridionali dell’isola.
Malgrado le proteste del Presidente della Repubblica di Cipro Dimitris Christofias, le navi militari turche hanno continuato a molestare tutte le navi di ricerca in almeno tre occasioni, il 19, il 21 e il 24 novembre all’interno della ZEE di Cipro: Il Presidente Christofias ha di nuovo denunciato tali azioni provocatorie al Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. In seguito all’annuncio del governo di Cipro che nell’ottobre 2011 sarebbe iniziata l’estrazione di gas metano dai giacimenti sottomarini all’interno della ZEE di Cipro, il ministero degli Esteri di Ankara ha emesso il 5 agosto un comunicato in cui sosteneva che tale azione della Repubblica di Cipro fosse contraria al diritto internazionale, mettendo a rischio i negoziati in corso tra le due comunità di Cipro per la riunificazione dell’isola. Sia il portavoce del governo di Cipro Stefanos Stefanou, che il ministro degli Esteri Erato Kozakou- Markoullì hanno risposto alle tesi turche sottolineando che ci troviamo di fronte a un evidente capovolgimento della realtà: Cipro ha pieno diritto di sfruttare ogni sua risorsa, sempre nel rispetto del diritto e la legalità internazionale.
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