Al referendum dissero no anche all'austerity, ma fu
loro ancora imposta con tagli e massicce privatizzazioni. Syriza,
costretta a tradire il proprio programma, è rimasta in sella dopo le dimissioni
di Tsipras e la sua riconferma, nel voto anticipato di settembre 2015. Da
allora i riflettori si sono spenti, se non per qualche sporadico flash come il
summit anti-austerity del settembre scorso
ad Atene che richiamò all'ombra del Partenone anche Renzi e il presidente
socialista francese François Hollande.
Ma la Grecia è rimasta un sorvegliato speciale dell'Ue e del
Fmi (Fondo monetario internazionale) che, bilancio del 2017 alla mano, chiede
altri tagli alla spesa pubblica o, in alternativa, un nuovo braccio di ferro
con i creditori internazionali (la cosiddetta Troika), per una rinegoziazione
del debito. Non è cambiato molto, da un anno e mezzo fa: il terzo piano di
salvataggio non si è rivelato utile e Wolfgang Schäuble (il ministro tedesco
del waterboarding)
per lo scorso Natale ha tuonato: «Nessuna compassione per Tsipras».
IL BONUS AI PENSIONATI. L'ultima scintilla è
stata la decisione
del governo greco, per le festività del 2016, di un bonus a circa 1 milione e
mezzo di pensionati a basso reddito. Per le loro ristrettezze Tsipras non
fa mistero di incolpare le misure drastiche volute dalla Germania, che con l'Ue
non vede affatto di buon occhio simili elargizioni e blocca le tranche del
pacchetto. Tra i temi dell'Eurogruppo riunito il 26 e il 27 gennaio a
Bruxelles, oltre alle pulci sui conti pubblici all'Italia, c'è l'andamento
del piano di salvataggio greco da 86 miliardi del luglio 2015: un tema in stand byda
mesi.
Tsipras mette le mani avanti contro la «richiesta del Fmi di
votare nuovi tagli in parlamento, contraria alla Costituzione e alle norme
democratiche», escludendo anche «nuove e inutili elezioni anticipate». Ma che
le tiri in ballo e che il Fondo monetario internazionale non sia presente alla
riunione dell'Ecofin per un tema da mesi rimasto all'ordine del giorno è
sintomatico di quanto la bomba greca sia pronta a riesplodere. Al suo fianco
Tsipras non avrà allora neanche più Barack Obama per la crescita: con Donald
Trump alla Casa Bianca favorevole - secondo i media - ai (veri) waterboarding,
Ue e anche Nato se la devono sbrigare da sole.
FMI CONTRO UE. Lo stallo di Bruxelles è
dovuto al solito tiro e molla tra i tre membri della Troika: il Fmi che preme
per un nuovo taglio del debito ellenico e i creditori europei che, attraverso
la Bce e soprattutto la Commissione Ue, frenano. In alternativa, per riavere
indietro i soldi prestati con gli interessi, l'organo diretto da Christine
Lagarde chiede a Tsipras nuovi tagli alle pensioni e riduzioni sulle esenzioni
fiscali. Dietro al pressing
c'è, neanche a dirlo, Berlino: da anni Schäuble fa leva sul Fmi, oltre che
sulla Commissione Ue, per chiedere il conto alla Grecia.
La mano leggera di Tsipras sugli evasori è un'altra ragione
di irritazione da parte della Troika. All'inizio del 2017 il governo greco ha
lanciato una sanatoria per circa 250 mila contribuenti non in regola con il
fisco: pagando un'una
tantum eviteranno le sanzioni integrali. Lo scudo non include
però i conti correnti dei politici, per accedere ai quali è necessaria
l'autorizzazione del parlamento, ed è noto il tasso di corruzione tra la casta
ellenica: tangenti per decine di milioni di euro.
EVASIONE IGNORATA. In Grecia l'evasione è
endemica: si stima che circa 1 miliardo di tasse al mese venga eluso. I grandi
evasori spostano le cifre sospette sui conti esteri, i medi e piccoli lavorano
a nero soprattutto sulle isole più gettonate e piene di turisti: a Mikonos e
Santorini il tasso di evasione è stimato superare il 60%. Un'illegalità
massiccia che, negli anni, ha sottratto allo Stato quasi 80 miliardi di euro, a
danno dei pensionati e dipendenti che, dall'esplosione della crisi nel 2009,
hanno subito tagli enormi agli assegni. Se lavoratori decine di migliaia di
licenziamenti.
EMERGENZA SOCIALE. Un insegnante di una delle
tante piccole scuole guadagna 650 euro al mese, si fanno lavori in nero per una
manciata di euro al giorno. Ci sono pensionati che con 300 euro al mese devono
mantenere i figli disoccupati: i loro assegni sono stati decurtati di più del
40%, e sono state aumentate le tasse su auto, telecomunicazioni benzina,
sigarette e beni di consumo (non ultima l'Iva portata al 23%) per circa 1
miliardo di euro. La disoccupazione è al 23% (al 44% quella giovanile), oltre
il 15% della popolazione vive in estrema povertà rispetto al 2% del 2009,
secondo un recente studio dell'istituto Dianeosis.
Ancora: nel 2009 il debito pubblico raggiungeva il 127% sul
Pil, adesso è al 174%, il secondo record negativo al mondo dopo il Giappone. È
un foglio perbusinessmen come
il britannico Financial
Times a parlare, nel 2017, degli indici di miglioramento
nell'ultimo semestre e in previsione per quest'anno di una ripresa del 2,7%
come di una «guarigione sulla carta». «La povertà sta al contrario aumentando»
per i «tagli a ospedali, scuole e sicurezza sociale che hanno lasciato un
numero crescente di greci più vulnerabili e senza supporto», e la
«disoccupazione è ancora la più alta d'Europa».
CRAC IRRISOLTO. Oltre il 70% dei disoccupati
sta vivendo nella più assoluta povertà. Otto anni di catastrofe finanziaria per
una bancarotta statale irrisolta sono passati in secondo piano per l'emergere
di problemi ancora più grandi per l'Ue: la Brexit, gli attentati terroristici,
l'emergenza profughi. Ma la Grecia tornerà presto a chiedere soldi all'Europa.
http://www.lettera43.it/it/articoli/economia/2017/01/28/grecia-due-anni-di-tsipras-non-risolvono-il-crac/208070/
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