Κυριακή 5 Φεβρουαρίου 2017

Poeti Greci del 20° secolo

Αποτέλεσμα εικόνας για Οδυσσέας Ελύτης

Odysseas Elytis (1911-1996)
Il monogramma (1971)
            
Piangerò per sempre - mi senti? - Per te
da solo, in Paradiso


                                           I
Girerà altrove i graffi
della palma, la Moira come controllore
Un attimo accosentirà il Tempo

In quale altro modo, poichè le persone si amano
Può rappresentare il cielo la nostra budella
E l'innocenza colpira il mondo
Con la nera dura della morte.

                                          II
Piango il sole e piango i prossimi anni
Senza di noi e canto le cose passate
Se sia vero

Messi d’ accordo corpi e barche bruciavano dolcemente
Le chitarre che lampeggiavano sotto le acque
Le frasi "credimmi" e "non"
una volta in aria, una in musica

I due piccoli animali, le nostre mani
Che cercavano di salire di nascosto l'uno all'altro
Il vaso con i gerani alle porte aperte
Ed i pezzi, i mari che arrivano insieme
Sopra i muri di pietra, dietro le recinzioni
L’ anemona seduta nella tua mano
E tre volte tremava il viola tre giorni sopra
le cascate

Se tutto questo sia vero io canto
La trave di legno e il quadrato fado
Sulla parete, la Sirena con i capelli sciolti
Il gatto ci ha fissato nel buio
Bambino con incenso e la croce rossa
Sul far della sera sulle rocce l’inaccessibile
Piango l'indumento che ho toccato e mi è arrivata la gente.

                                           III
Così parlo di te e di me

Perché ti amo e nel amare conosco
Di entrare come Luna piena
Da tutte le parti, al tuo piccolo piede nell’ enorme biancheria
strappando i gelsomini - e ho la forza
Adormentata, di soffiare e di portarti
Nei passaggi della luce lunare nelle gallerie marine nascoste
Alberi ipnotizzati con ragni argentati.

Hanno sentito di te le onde
Come carezzi, come baci
Come sussurri  la 'cosa?' e la 'e'
Attorno al collo la baia
Sempre noi la luci e l’ombre

Sempre tu l’asterisco ed io, la barca oscura
Sempre tu il porto ed io la lanterna a destra
Il molo bagnato e la lucentezza sui remi
Su nella casa col  vigneto
Le rose legate, l’ acqua che si raffredda
Sempre tu la statua di pietra ed io, sempre l'ombra che si cresce
La serranda inclinata tu, l 'aria che l’apre io
Perché ti amo e mi ami
Sempre tu la moneta ed io la passione che la incassa:

Sia la notte, sia il rumore nel vento
Sia la goccia in aria, sia la quiete
Intorno il mare magistrale
Arco del cielo con le stelle
Sia il minimo del tuo respiro
Che non ho più niente altro
All'interno delle quattro pareti, il soffitto, il pavimento
Urlare da te e di colpirmi la mia voce
Odorare da te e di scatenare gli uomini
Poiché l'inesperto e l’ importato da altrove
Non li sopportano le persone ed è presto, mi senti
E 'ancora presto in questo mondo amore mio
Parlando di te e di me.

                                         IV
E 'ancora presto in questo mondo, mi senti
Non si sono domati i mostri, mi senti
Il  mio sangue perso e l’ affilato, mi senti
Coltello
Come ariette che corre in mezzo al cielo
Ed i cloni delle stelle piega, mi senti
Sono io, mi senti
Ti amo, mi senti
Ti tengo e ti porto e ti vesto
Il bianco abito da sposa di Ofelia, mi senti
Dove mi lasci, dove vai e chi, mi senti

Ti tiene la tua mano sopra le inondazioni

I viticci tropicali grandi e la lava dei vulcani
Arriverà il giorno, mi senti
Di seppellirci, e i migliaia prossimi anni
Brillanti rocce ci faranno, mi senti
Di lucidare su di loro la mancanza di cuore, mi senti
Delle persone
E migliaia di pezzi di buttarci

In acqua uno per uno, mi senti
La mia ghiaia amara conto, mi senti
Ed è il tempo è una grande chiesa, mi senti
Dove una volta le figure
dei Santi
Piangono lacrime vere, mi senti
La campane si aprono la sù, mi senti
Un passaggio profondo per passare
Aspettano gli angeli con candele e canti funebri
Da nessuna parte non vado, mi senti
O nessuno o entrambi, mi senti
Il questo fiore di tempesta e, mi senti
D’ amore
Una volta per sempre l’hanno tagliato
Ed è impossibile fiorire diversamente, mi senti
In un altra terra, in un'altra stella, mi senti
Non c'è il suolo, non c’è aria
che abbiamo toccato, io stesso, mi sento

E nessun giardiniere è stato fortunato in altri tempi

Da un inverno così  e dal vento del nord, mi senti
Di agitare fiore, solo noi, mi senti
Nel mezzo del mare
Solo dalla volontà di amore, mi senti
Abbiamo alzato l'intera isola, mi senti
Con grotte e con cavi, scogliera fiorita
Ascolta, ascolta
Chi parla con le acqua e chi piange - mi senti?
Chi cerca l’altro, chi grida, mi senti?
Sono io che grido, e sono io che piango, mi senti
Ti amo, ti amo, mi senti.

                                          V
Di te ho parlato a vechii tempi
A bambinaie sapienti ed a  ribelli pensionati
Da che cosa è il dolore selvaggio che hai
Il riflesso sulla faccia dell'acqua traballante
E perché, dice, che vicino a te,arriverò
che non voglio amore, ma voglio il vento
Ma voglio il galoppo del mare montante, scoperto  

E per te, nessuno aveva sentito
Per te nè il roveto ardente nè il fungo
nelle parti alte di Creta, niente
Per te solo Dio ha accettato di condurre la mia mano

Più di quà, più di là, con cura  in tutto il giro
della riva del viso, le baie, i capelli
Sulla collina agitando a sinistra

Il tuo corpo nella postura del pino solitario
Occhi di orgoglio e  del trasparente
Fondo, all'interno della casa con il vecchio scrinium
I lacci gialli ed il legno dei cipressi
Solo aspetterò dove ti presenterai
Su nella soffitta o dietro delle piastre del giardino
Con il cavallo del Santo e l'uovo di Resurrezione

Come un murale distrutto
Grande come ti voleva la piccola vita 
Per entrare nella candela il bagliore vulcanico
Che nessuno ha visto e udito
Nulla nel deserto, le case diroccate
Né l’ antenato sepolto nel bordo laterale nel cortile
Per te né la vecchia con tutte le sue erbe mediche

Per te solo io, può anche la musica
che caccio da me ma torna più forte
Per te, il seno informe dei dodici anni
che guarda al futuro con il cratere rosso
Per te come spilla l’odore amaro
Che trova nel corpo e trafigge la memoria
Ed ecco la terra, ecco i piccioni, ecco la nostra antica terra.

                                         VI
Ho visto tante cose e la terra mediante la tua mente sembra più bella
Più bella tra i vapori d'oro
La pietra affilata, più bello
Il blu degli istmi e i tetti dentro le onde
Più bei i raggi  dove senza calpestare passi
Imbattuta come la Dea di Samotracia sopra le montagne
del mare

Così ti ho guardato e mi basta
E tutto il tempo essere assolto
Dentro il solco che il tuo passo lascia
Come un delfino principiante di seguire

E giocando con il bianco e con il blu, la mia anima!

Vittoria, vittoria dove mi sono sconfitto
Prima l’amore ed insieme
Per il tempo e per il giul-birshimi
Vai, vai, anche se mi sono perso
Da solo, ed è il sole il bambino appena nato che tieni
Da solo, ed sono io il paese che piange
Anche se il logos che ti ho mandato tiene per te la foglia di alloro
Da solo, il vento forte e solo perfettamente rotondo
Ciottolo nel guardare del fondo scuro
Il pescatore che ha alzato e poi ha butato di nuovo dietro ai tempi
il Paradiso!

                                        VII
In Paradise ho segnato un'isola
Come te, ed una casa al mare

Con un letto matrimoniale e una piccola porta
Ho buttato al senza fondo un'eco
Per guardarmi ogni mattina quando mi sveglio

Per vederti a trascorrere a metà nell'acqua
E a metà a piangerti a lungo in Paradiso.


Odysseus Elytis (pseudonimo di Odysseus Alepudhelis; Candia, 2 novembre 1911 – Atene, 18 marzo 1996). Iscritto alla facoltà di giurisprudenza dell'università di Atene, abbandonò gli studi per dedicarsi alla sua vera passione, la poesia. Iniziò a scrivere poesie nel 1935, proseguendo fino alla morte. Fu uno dei maggiori rappresentanti del surrealismo in Grecia, apprezzato nelle sue poesie per il vigore dello stile. Tre le più importanti poesie del periodo surrealistaricordiamo Orientamenti (1940) e Sole, il primo (1943). Fu partecipe anche degli avvenimenti della Seconda guerra mondiale e da questa esperienza trasse ispirazione per scrivere il poemetto epico Canto eroico e funebre per il sottotenente caduto in Albania (1945). Nel 1979 gli venne conferito il Premio Nobel per la letteratura; tra le motivazioni del premio spicca il desiderio, che traspare dalla sua poesia, di libertà intellettuale e sviluppo della creatività. Morì ad Atene nel 1996.

Opere
1937 Clessidre dell'ignoto
1940 Orientamenti
1943 Sole, il primo
1945 Canto eroico e funebre per il sottotenente caduto in  Albania
1959 Dignum est
1960 Sei più un rimorso per il cielo
1971 L'albero di luce e la quattordicesima bellezza
1971 Monogramma
1972 Gli R di amore
1974 I fratellastri
1974 Carte scoperte (raccolta di saggi)
1979 Maria Nefeli
1982 Tre poesie sotto bandiera ombra
1984 Diario di un invisibile aprile
1985 Piccolo marinaio
1991 Elegie di Oxòpetra
1992 Nel bianco (raccolta di saggi)
1995 A occidente del dolore
1995 Nel giardino degli inganni (raccolta di saggi)
1998 Da vicino (postumo)

Traduzioni in italiano:
Sole il primo, Parma, Guanda, 1979
Poesie-Prose, Utet, 1982
Diario di un invisibile aprile, Milano, Crocetti, 1990
Elegie, Milano, Crocetti, 1997
È presto ancora, Roma, Donzelli, 2000
Il giardino che entrava nel mare. Antologia, Lecce, Argo, 2004
Il monogramma nel mondo, Roma, Donzelli, 2006

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Nikos Eggonopoulos (1907 - 1985)
Poesia che gli manca la felicità

dedicato ad una bella donna
donatrice di lussuria e tranquilità

Poichè lo vuoi
donna armoniosa e bella
così come una sera di maggio mettevi semplicemente e cortesemente un
gardenia bianca viva
tra i fiori morti
all'interno del vecchio – italiano mi sembra - vaso raffigurante
con mostri blu e chimere
vieni
cada tra le mie mani
e regalami
- se lo vuoi -
la tristezza del tuo sguardo verde
l’amarezza profonda delle tue labbra rosse
la notte dei misteri che è intrecciata nei tuoi capelli
lunghi
la cenere del tuo corpo meraviglioso

La culla della lampada

sempre amavo
- con passione -
ogni manifestazione della vita
Ma non mi interessava
la morte

ora che mi hai lasciato a riposare
accanto alla luce brillante
dei tuoi begli occhi
Ora amo ancora di più la vita
e non voglio
morire più
mai

Nikos Eggonopoulos (1907 - 1985) è stato un professore del Politecnico di Atene, pittore, disegnatore e poeta. Considerato uno dei maggiori esponenti della generazione del '30, ed è stato anche uno dei principali esponenti del movimento surrealista in Grecia. 

Nato nell'ottobre 1907 ad Atene e ha svolto la base dei suoi studi a Parigi. Nel 1927 ha svolto il servizio militare e dopo il suo congedo, ha lavorato come traduttore in una banca e come impiegato presso l'Università, e nel 1930 è stato nominato disegnatore al Ministero dei Lavori Pubblici per la gestione delle città.

Nel 1932 si iscrive alla Academia di Belle Arti, dove ha studiato vicino Costantino Parthenis mentre frequentava le classi in arte bizantina nel laboratorio di Kontoglou Foti e A. Xyngopoulos insieme a Tsarouchis. Ha studiato a Parigi, Vienna, Monaco di Baviera e l'Italia. Ha insegnato presso la Facoltà di Architettura di Atene, pittura, storia dell'arte e scenografia dal 1938. Nello stesso anno si è incontrato con altri artisti importanti, tra cui Andreas Embiricos, Giannis Moralis e Giorgio de Chirico.

I suoi primi lavori sono stati presentati nel 1938 nella Mostra d'Arte della Tradizione Neoellenica. Le sue opere ritraggono vecchie case in Macedonia occidentale. Nello stesso anno ha pubblicato le traduzioni delle poesie di Tristan Tzara e un po 'più tardi, nel giugno del 1938, ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie intitolata ‘Non parlare al conducente’.

Il settembre 1939 ha pubblicato la seconda raccolta di poesie, ‘I clavicordi del silenzio’, mentre a novembre ha fatto la prima mostra personale di dipinti, casa di Nikos Kalamaris. Nello stesso periodo ha lavorato per il teatro Kotopouli, nell’ opera Electra di Sofocle  disegnando i costumi degli attori e ha partecipato a una mostra collettiva di artisti greci a New York.

Nel 1949 ha fondato insieme ad altri il gruppo artistico Armos per promuovere una proposta moderna dell’ estetica in Grecia, insieme ad altri membri dei quali comprendono i pittori Hadjikyriakos-Gikas, Moralis e Tsarouchis. L'anno successivo ha partecipato a numerose mostre collettive, e nel 1954 ha rappresentato la Grecia in 27 ° Biennale di Venezia con un totale di 72 progetti. Nel 1958 ha vinto il Primo Premio di Poesia del Ministero della Pubblica Istruzione per la sua raccolta di poesie Εν Ανθηρώ Έλληνι Λόγω, mentre nel 1966 è stato premiato per i suoi dipinti dal re Costantino II con la Croce d'Oro del re George I. Il premio poesia dello stato sarà assegnato per la seconda volta in seguito nel 1979. E 'stato membro della Société Europeennee Culture. I suoi dipinti sono nella Galleria Nazionale, la Galleria Comunale di Atene, Rodi, Salonicco, Museo Teatrale, Politecnoco di Atene e in tante collezioni private.

Morì nel 1985 per un attacco di cuore.

Engonopoulos poesie sono state tradotte in francese, inglese, italiano, spagnolo, danese, polacco, ungherese e  in dialetto veneto. L'anno 2007 è stato dichiarato dal mondo dell'arte in Grecia come ‘Anno Engonopoulos’.


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Tasos Livaditis (1922 - 1988)

Il Poeta I

Cerca di apparire calmo. Di sembrare come gli altri. E
sono momenti in cui riesce.
Ma le notti non riesce a dormire. Le grandi ali
non rientrano nel suo sonno.

Il Poeta II

Si dice che quando morì in seguito il corteo funebre
tutte le lampade di petrolio delle triste periferie delle citta’ inclinate
ovviamente per l’occasione.
E cosi’ si sono spiegati molti dei vecchi eccessi.

Poeti

Sospeti miracolosi che sparano le parole -
e diventano uccelli.

I poeti girano tra di noi

Poveri che passano per le strade, nascondendo  dentro i loro larghi
cappotti un poeta, che l’ha rifiutato la fortuna
oppure l’hanno ingannato le circostanze
ma che le offre ogni tanto le più belle lacrime.


Anastasios Panteleimon - Livaditis (20 APRILE 1922 - 30 ottobre 1988) è stato un grande poeta greco. E’ nato ad Atene la sera della risurrezione del 1922 aveva quattro fratelli maggiori, una sorella e tre fratelli. Ha studiato presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Atene, ma gli valse la letteratura e in particolare la poesia. Ha sviluppato intensa attività politica nella sinistra. E’ stato esiliato dal 1947 al 1951. A Moudros, a Makronisos dopo ad Ai Stratis e da lì in carcere di Hatzikostas di Atene, dove fu rilasciato nel 1951. Il "vento al crocevia del mondo"(«Φυσάει στα σταυροδρόμια του κόσμου») è stato considerato " predicazione sovversiva " ed è stato confiscato. Alla fine la Corte (1955) lo ha assolto per dubbio.
"Perciò io ti dico.

Non dormire: è pericoloso.

Non svegliarti: Ti pentirai ".

In pubblico greco, Tassos Livaditis apparso nel 1946, attraverso le colonne della rivista ‘Libere Lettere’ (Vol. 55,15-11-46) con la poesia "La canzone del Hadjidimitri". Nel 1947 ha collaborato alla pubblicazione della rivista "Fondazione". Nel 1952 ha pubblicato la sua prima composizione poetica dal titolo "Battaglia alla fine della notte" e ha anche lavorato come critico di poesia del quotidiano Alba, dal 1954 al 1980 (con l'eccezione degli anni 1967-1974 che il giornale aveva chiuso a causa della dittatura) e rivista "Art Review" (1962-1966), dove ha pubblicato saggi politici e critica.

Durante la giunta militare e per motivi finanziari, il poeta modifica o traduce opere letterarie per riviste popolari sotto il pseudonimo Rokkos.

Tassos Livaditis è morto ad Atene 30 ottobre, 1988 in ospedale Generale di aneurisma dell'aorta addominale. Pubblicato postumo poesie manoscritti inediti dal titolo "Manoscritti d'autunno."

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NIKIFOROS VRETTAKOS (1912 - 1991)
Serenità

Sospesa rivolta la luna nel caos celeste

e Dio aspetta il suo dio come un uomo nel cielo.

Il giardino verde

Ho tre giardini. Un mare, un
cielo e un verde giardino: i tuoi occhi.
Se potessero attraversare tutti e tre, a dirvi
dove arriva ciascuno di essi. Il mare lo so.
Il cielo, sospetto. Per il mio verde giardino,
non mi chiedete.

L'uomo, il mondo e la poesia

Ho scavato la terra intera per trovarti.
Spulciando dentro il mio cuore il deserto, lo sapevo
che senza l’ uomo non è completo
la luce del sole. Mentre, ora guardando
con tanta chiarezza il mondo,
da dentro di te - le cose si avvicinano
diventano visibili, diventano trasparenti -
Ora posso
articolare la sua classe in una mia poesia.
Prendendo una pagina metterà
la luce dritte.


Nikiforos Vrettakos (Krokees Laconia 1 gennaio 1912 - Atene 4 agosto 1991) è stato un poeta greco e romanziere.

Nato nel Krokees Laconia 1 gennaio 1912. Ha vissuto la sua infanzia  nel Ploumitsa vicino alle Taygetos e gli anni scolastici a Krokees e a Gytheion, da cui si è laureato dalla scuola superiore.

Giovane trasferì ad Atene per gli studi universitarii (cosa che non ha fatto), ha praticato diverse professioni, dipendente privato (1930-1938) e poi dipendente pubblico (1938-1947) e redattore letterario di riviste e giornali.

Ha preso parte alla guerra greco-italiana del 1940-41, e poi nella Resistenza Nazionale con la Fronte Liberatoria Nazionale (E.A.M.).

Nel 1954 è stato eletto consigliere comunale nel Pireo. Durante la dittatura militare (1967-1974) visse in esilio in diversi paesi d'Europa.

Nikiforos Vrettakos è un importante poeta greco moderno, che si distingue per la sua profonda umanità nella sua poesia e la singolarità della sua ispirazione. Le sue poesie sono state tradotte in molte lingue. E 'stato membro della Società degli scrittori greci. Ha partecipato a numerosi convegni e festival di poesia a Londra, poi a Ohrid del ex- Jugoslavia ecc. Onorato con due Primi Premi (1940 e 1956), il Premio della Resistenza Nazionale (1945), il Premio dell'Accademia di Atene (1976), il premio Ourani.

Nel 1987 è stato eletto membro dell'Accademia di Atene. E 'stato un residente di Atene (via Filolaou) e parlava francese e italiano.

Deceduto il 4 agosto 1991. La città di Atene aggiudicato un premio letterario in suo ricordo. L'archivio è stato donato e sopravvive nella Biblioteca Pubblica di Sparta.

Nel 2012 pubblicato l'antologia di poesia e prosa, omaggio ai 100 anni di Nikiforo Vrettakou da poeti illustri e storici letterari.

Αποτέλεσμα εικόνας για GEORGIOS SEFERIS

GEORGIOS SEFERIS (1900 - 1971)
Sedici Haiku

I
Goccia al lago
solo un po’ di vino
e il sole tramonta.
  
II
In piana nemmeno un
quattrifoglio.
Chi è la colpa dei tre?

III
Nel giardino del museo
sedie vuote
statue sono tornate
all’ altro museo.

IV
Potrebbe essere la voce
dei nostri amici morti
o un fonografo?
  
V
Le sue dita
nella sciarpa blu
guarda: coralli.
  
VI
pensieroso
il suo seno pesante
attraverso lo specchio.
  
VII
Ho indossato di nuovo
il fogliame dell'albero
e  tu beli.
  
VIII
Notte, il vento
la separazione si espande
ed ondula.
  
IX
nuovo destino
donna nuda
il melograno si è rotto
era pieno di stelle.
  
X
Ora alzo
una farfalla morta
senza trucco.
  
XI
Dove raccogli
un migliaio di pezzi
di ogni persona.
  
XII
linea oltremare
Il timone cosa ha?
La barca fa giri
e nemmeno un gabbiano!
  
XIII
Erinni malate
Non ha occhi
i serpenti che teneva
le mangiano le mani.
  
XIV
Questo pilastro
ha un foro, vedi
Persefone?
  
XV
Si affonda il mondo
Agrappati, ti lascierà
solo al sole.
  
XVI
Scrivi
l’ inchiostro diminuisce
il mare si moltiplica.


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Nanos Valaoritis (1921-  )
L'enigma

La radice di un albero mangia la mia forma

Una pietra punta il mio dito

E graffia la mia mente

I miei occhi diventano fiamme delle foglie

Guffi scavano ed entrano nelle mie ciglia

I miei passi si autodistrugono e si depositano

Diventano bocche dentro i monumenti dei cespugli

Un farfalla succhiano tutto il mio essere
Dalle mie narici fuoriescono  scintille e fumi
Come i draghi che erano coralli ai vecchi tempi
E 'come il cardo in erba
Le turbolenze mi dimenticano e mi rinunciano
I miei fiori fanno uscire la loro lingua
Le terrazze mi sostituiscono
Odio le molle e riscatto la loro volontà
Sono il coccolato delle onde come i ciottoli
Ho rifiutato di cedere il passo di fronte al vento
Di sciogliermi dentro il forno dei  bagni di calore
Di bruciarmi coi carboni come granchio
Di fare sforzi sovrumani per parlare
Per salvare me stesso
Dal fuoco che da solo, ho acceso
Brillo come un diamante, ma non sono una stella
Che cosa sono io, se io non sia quello che sia
Corpo terreno o celeste, solido, liquido o ariosa?


Nano Valaoritis nato nel 1921 a Losanna, in Svizzera. È un poeta e scrittore, pronipote del poeta Aristoteles Valaoritis. Ha studiato legge, letteratura (inglese e francese) nelle università di Atene, Londra, e Sorbona. Scrive da  giovane – prima pubblicazione in Nèa Gràmmata (Nuove Lettere) nel 1939. Nel 1944 fuggì dalla Grecia occupata dai Tedeschi attraverso Mar Egeo per la Turchia. Da lì al Medio Oriente e infine in Egitto, dove incontra Seferis che hanno prestato servizio al governo greco in esilio come segretario dell'ambasciata greca al Cairo. Nel 1944 su iniziativa di Valaoritis, Seferis viaggio a Londra per contribuire al sviluppo di legami letterari tra la Grecia e la Gran Bretagna. Incontra TS Eliot, GH Onten, Dylan Thomas, e lavora per Louis MakNis nella BBC. Oltre a studiare letteratura inglese presso l'Università di Londra, e di fare le traduzioni (in inglese) di poeti modernisti Greci, tra cui Elytis ed Empirikos. Il 1947 pubblica ‘La punizione dei Magi’ (I timorìa ton Màgon), la prima raccolta di poesie a Londra. Dal 1954 fino al 1960 fa parte del gruppo dei surrealisti a Parigi.

Nel 1960 è tornato in Grecia, e tra il 1963 e il 1967 è redattore e direttore della rivista letteraria ‘Di nuovo’ (Pàli). Quando i colonelli vanno al potere nel 1967, si sente di non avere altra scelta che l'esilio, per cui nel 1968, viaggio negli Stati Uniti, dove insegna letteratura comparativa e scrittura creativa presso l'Università di San Francisco, carica che ha ricoperto per 25 anni. Il 1983 vince il Primo Premio Nazionale di Poesia per la sua raccolta ‘Alcune donne’ (Merikès Ginèkes) (aveva rifiutato un premio simile nel 1958. Nel 1976 aveva di nuovo rifiutato la proposta di diventare membro corrispondente dell’Academia Atenese). Nel dicembre 2009 gli è stato assegnato il Gran Premio per la letteratura per tutto il suo lavoro. Le sue opere teatrali sono state eseguite a Parigi, Spoleto, Aarhus ed Atene. Ha collaborato con le riviste letterarie ‘Quaderno’ (Tetràdio), ‘Segnale’ (Sìma), Horizon, New Writing e Daylight.


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TAKIS VARVITSIOTIS (1916 - 2011)
SENZA MUSICA

Sulle foglie appassite
Sospende la stagione

Il giardino è pieno di mani tagliate

Chiudete il mio cuore
Chiudete i miei occhi

Mi sono disgustato a raccogliere morti

Aimè!
I papaveri solo
ritrovano
Il loro sangue sull'erba

La gente ormai non sanno più musica
Alberi scompaiano

E’ rimasto solo il cielo


Takis Varvitsiotis (1916 - 1 febbraio 2011) è stato un poeta greco, membro corrispondente dell'Accademia di Atene. È stata "profondamente consapevole di arte lirica [...] poeta europeo che merita lode, non solo dalla sua patria, ma anche dalle persone colte del mondo", secondo Odysseus Elytis.

Nato nel 1916 a Salonicco, dove risiedeva fin dalla morte. Ha studiato giurisprudenza presso l'Università Aristotele di Salonicco e nel 1940 è stato nominato procuratore, ma rimase dedicato esclusivamente alla poesia. Deceduto il 1 ° febbraio 2011.

Αποτέλεσμα εικόνας για μανόλης αναγνωστάκης

MANOLIS ANAGNOSTAKIS 1925-2005
E ci voleva ancora

E ci voleva ancora tanto per l’alba. Non ho accettato la sconfitta.
Vedevo ora
Quanti oggetti di valore nascosti ho dovuto salvare
Quanti nidi d’ acqua di conservare dentro le fiamme.

Parlate, mostrando le ferite, sconvolti tra le strade

Il panico strangola il vostro cuore come una bandiera
Avete inchiodato su un balcone con fretta avete caricato la merce
La diagnosi è sicura: la città cadrà.
Lì, con cura, in un angolo, raccolgo  disciplina,
Ostruisco saggiamente il mio ultimo posto di guardia
Appendo le mani tagliate alle pareti, decoro
Con i teschi tagliati, le finestre, lavoro a maglia,
Con i capelli tagliati la mia rete ed attendo
Eretto e solo come prima aspetto.


Manolis Anagnostakis (Salonicco, 10 marzo 1925 - Atene, 23 giugno 2005) è stato un poeta greco della prima generazione del dopoguerra.

Nato a Salonicco, dove ha studiato medicina. Durante l'occupazione, viene coinvolto in EPON (organizzazione partizana). Nel periodo 1943-1944 è stato redattore capo della  rivista"Avvio", che apparteneva al Gruppo Culturale dell'Università di Salonicco. Aveva una forte azione politica nel movimento studentesco, per il quale è stato imprigionato nel 1948, e nel 1949 è stato condannato a morte da una corte marziale straordinaria. Uscì di prigione con l'amnistia generale nel 1951.

Il periodo 1955-1956 fu specializzato come radiologo a Vienna e poi ha lavorato per un certo tempo a Salonicco e nel 1978 si trasferì ad Atene.

Scritti pubblicati per la prima volta nella rivista Lettere Peiraika (1942) e più tardi nella rivista studentesca Avvio (1944), che era anche redattore capo per un periodo. Le sue poesie e recensioni sono state pubblicate su riviste più tardi. Nel periodo 1959-1961 ha pubblicato la rivista Critica, ed è stato membro della redazione di diciotto testi (1970), i testi nuovi e la rivista La Sequenza (1973).

Nel 1986 gli è stato assegnato il Premio Nazionale di Poesia e nel 1997 un dottorato onorario dall'Università di Salonicco.

Compositori come Mikis Theodorakis, Thanos Mikroutsikos e Michele Gregorio hanno usato alcune poesie per le loro musiche. Le sue opere sono state tradotte in inglese, francese, tedesco ed italiano.

Veniva dal villaggio Roustika Rethymno, dove è conservata la casa di suo padre.


ALEXIOU MANOLIS (1907 - 1963)
Digressioni

All’ epoca non sei caduto.
Non è successo niente se tutto intorno a te fosse rovinato
E tu nudo ed insanguinato
Hai mangiato dalla spazzatura, buccia delle patate
E dalla borraccia di un morto hai bevuto acqua,
Sei stato come un pilastro dietro la barricata
Come un platano diritto.

Ora nemici e "amici" ti uccidono dietro alle spalle
Dolcemente e con sorriso
Te non ti hanno strappato i leoni
E nel tuo spalancato cuore infantile
Non l’ hanno fatto a pezzi orgogliose aquile.

Le tue ferite leccato sciacalli
Talpe hanno mangiato i tuoi giorni,
Commercianti miserabili e Filistei
- Modesti rivenditori di routine-
"hanno fatto la scomessa ed hanno condiviso le tue vesti"
La tua anima vogliono svelare
Piccoli roditori voraci.

a quell’epoca non sei caduto
E non cadrai.


Emmanuel Alexiou (poeta) è nato nel 1907 al Pireo. Ha trascorso il suo tempo libero alla scrittura ed alla lettura nella "Biblioteca Comunale" di Pireo..Alexiou Manolis, fu mite e dolce, ma sempre calorosamente interessato all'arte e alla società.

Emmanuel Alexiou è morto nel 1963, ancora giovane.

E’ stato presentato alla rivista Lettere dalle più autorevole di Atene e Pireo nel 1929. 

Emesse due raccolte di poesie: i "Paesaggi senza cielo" nel 1935 e nel 1960 la "Musica coi tasti rotti."

La sua poesia è nostalgica ciò che non è venuto. E l'amarezza di coloro che sono venuti e non ci hanno soddisfato. La nostalgia della gioia perduta, senza mai venire. Il paradiso desiderio irraggiungibile.

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EFI ELIANU (1924-1993)
Lo sguardo della Medusa


Lo sguardo di Medusa

mi ha tuonato, amore mio.

Ti vedo dall'altra riva

lentamente ad affondarti

non in grado di raggiungere la tua mano.

Sei stanco a navigare contro

e ti sei lasciato, infine, a prenderti l’ onda.

Che cosa vana

è l'amore, amore mio! .....

Il Fondo

Arrivano ancora ed ancora
sempre le onde
e la vita si contorce nella schiuma.
Una perenne, agitazione profonda, senza fine ...
Il fondo è sempre sereno.
Vado da lui, per non vedere le onde ...

La grande notte.

Ho lasciato la Grande Notte
ad arrivare vicino a me:
mille sogni
-Uccelli che volano
nel paese congelato
Canzoni non ancora nati
al vento rapace che spengono
e ora suonano come nenie.


Efi Eliano è nata ad Andritsena di Peloponneso. Ha studiato presso la Facoltà di Filologia dell'Università di Atene, al Cours Special dell'Istituto francese di Atene e al Conservatorio Nazionale (diploma di violino). Dal 1948 al 1986 è stato membro dell'Orchestra Sinfonica della Radio e professoressa al Conservatorio di Atene. In letteratura la sua prima antologia fu nel 1952 intitolata ‘Canzoni del Capitano nero e di Iliogennitis (nata dal sole). Ha ricevuto il premio cielo di Academia Atenese (1990). Membro della Società Nazionale degli Scrittori greci e Società Letteraria delle donne, anche dell'Associazione Nazionale della Musica.

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Kriton Athanasoulis (1916-1979)
L'esortazione degli esperti

Se scavi in profondità nella mia anima scoprirai la guerra.
Ha anche lui i suoi nemici e si nasconde, si addormenta aspettando.
Se non fosse primavera, gli alberi da frutta, i gigli bianchi, il battito del cuore,
la sorpredente luce viverei a lungo sulla superficie. La poesia è il nemico della guerra.
Di noi due che passeggiamo mano a mano, ha paura la guerra. Per questo non lasciate mai le mani, non disprezzate gli uccelli, ogni giorno nei giardini. Guardate il sole negli occhi. Lontano dai oratori. Sentite meglio i sussurri dei ruscello.


Kriton Athanasoulis (1916-1979) Nato a Tripoli di Peloponeso. Ha frequentato la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Atene (interrompe gli studi al terzo anno), e inizialmente ha lavorato vicino a Riga Golfi e poi alla Associazione dei Notariati di Atene, dove ha avuto la carica di Direttore. La sua prima raccolta di poesie è stata pubblicata nel 1940 e intitolato ‘Caino e Abele’. Ha collaborato con la rivista ‘Il giornale degli Poeti’, dove è stato membro della redazione. Egli è stato premiato con il premio del Gruppo dei Dodici (1963 per  la raccolta ‘Cinghiale’), il primo Premio Nazionale di Poesia (1969 per la raccota ‘Il mio piccolo universo’) ed il premio di poesia della rivista italiana Bataglia Letteraria (1956 per raccolta ‘Albergo Il mondo’) . Il percorso poetico di Athanassoulis ha iniziato nel luogo lirico e del discorso sociale, e poco a poco è arrivato alla angoscia esistenziale e la parola interiore. Ha scritto anche saggio critico e dramma. Le sue opere sono state tradotte in diverse lingue straniere. È morto di arresto cardiaco.

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Gianni Aidonopoulos (1916 - 1944)
La voce

Non è qui la voce che attende
a cantare, appena apparirò.
Le onde in un guscio
marino la tengono prigioniera.

Nel suo piccolo caos dentro il polso della voce
scosse la tempesta con sospiri,
ed il mare la insegna ritmi
che ha sentito il mio cuore nel suo sogno.

La visione delle onde e dei gigli
l’ echo attacata gli ha dato le ali
e mi prottegge, mentre mi aspetta,
la melodia dall'arpa delle Sirene.

E mi prottegge canzoni che sono echeggiate,
così le ascolta solo il fondo del mare,
da nautili, che seppellì il tempo
e sono in terre estranee, ma non tornò ...

Un'armonia tragica l’ ha imparato
la canzone d'amore del silenzio
nella stringa improvvisa del fulmine,
che si è persa nella profondità dei cieli,

ed è entrato nel suo occhio il vento
melodico, per dirle timidamente,
che l'anima della terra sorride
nei luoghi del destino in chimera.

Mi inganno! ... Per tutta la mia vita, il destino
in traccie, perse per sempre, mi conduce.
Ma quando il mio passo involontariamente verrà fuori
nella riva ubriaca dove aspetto,

e quando il benvenuto da parte del gabbiano
diventerà sulle mie spalle ala
inginocchierò dentro la schiuma [del mare],
il guscio nelle mie mani prenderò,

e la mia solitudine, che è la mia morte
ed mia ombra è stata determinata,
come un sorpeso bambino ascolterà,
dentro il guscio,  il concerto del mondo!


Gianni Aidonopoulos (Batumi Russia 1916 - Atene 1944). Romanziere e poeta. Giovane venne con sua madre in Grecia e nel 1935 ha diretto la rivista letteraria Argo. Fu perseguitato dal regime di Metaxas, ha combattuto sul fronte albanese nel 1940-41 e morì a causa delle difficoltà di occupazione subito dopo la Liberazione. Opere: Romanzi (1937, raccolta di liriche) Due romantici russi (1939, traduzioni di poesie di Puskin e Lermontof), Il settimo cielo (1943, racconti). Le sue opere sono caratterizzate dal romanticismo e dal pessimismo.


traduzione: Konstantinos Kokologiannis







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