Quanto guadagna un chirurgo con due lauree e 34 anni oggi ad Atene? «980
euro di stipendio fisso, più gli straordinari. Che però vengono pagati solo
fino a un massimo di 600 euro, anche se dobbiamo lavorare molto di più. Da
quando la crisi è iniziata, gli stipendi negli ospedali pubblici sono stati
tagliati del 42 per cento».
TRAGEDIA GRECA
È troppo facile chiamarla tragedia greca, però è di questo che si tratta.
Perché sono tutte vere le colpe che hanno prodotto il più grande debito
pubblico d’Europa, così come le ragioni di chi adesso non sopporta più
l’austerità. «In questi sette anni, da quando siamo sotto il controllo
finanziario dell’Unione europea, non ho visto un solo miglioramento delle mie
condizioni di vita», dice il dottor Sideris prima di iniziare il turno. Lo
attendono sei operazioni chirurgiche. Non ha mai fatto una vacanza all’estero,
ha una Toyota di seconda mano e un piccolo alloggio in affitto non lontano
dall’ospedale.
IL PIL SCENDE ANCORA
La Grecia è di nuovo in bilico. Oggi i ministri europei dell’Economia
riuniti a Bruxelles cercano l’accordo per finanziare un’altra tranche di aiuti,
dopo gli 85 miliardi stanziati ad agosto del 2015. Per partecipare all’esborso,
il Fondo monetario internazionale chiede più sacrifici al governo greco. Nuovi
tagli alle pensioni e più tasse. Perché il Pil nell’ultimo trimestre è andato
peggio delle previsioni, da +0,9% è sceso a +0,3%. E il programma di rientro
del debito non sta andando bene. Ma il premier Alexis Tsipras ha dichiarato che
non è disposto a chiedere ulteriori sacrifici al suo Paese. Da qui, le ragioni
delle trattative in corso.
IL PIU’ GRANDE PRESTITO
Di questa tragedia si conosce bene l’inizio, e non va mai dimenticato. Anni
di scelte politiche sciagurate, posti pubblici regalati a pioggia, armatori
tenuti al riparo da ogni legge, l’enorme evasione fiscale. Anni di conti
falsificati, all’epoca dell’allora primo ministro Konstatinos Karamanlis. La
Grecia ha ricevuto il più grande prestito internazionale della storia: in tutto
110 miliardi di euro. Lo ha ricevuto anche da Paesi dell’Unione più poveri. E
forse, dunque, è vero quello che l’altro giorno diceva un ministro sloveno: «La
Grecia dovrebbe mostrare solidarietà, oltre che chiederla». Ma il fatto è che
la cura non sta guarendo il paziente. E questa constatazione riguarda il
futuro, e cioè forse la fine della tragedia.
IN OSPEDALE
«Dopo avere preso la laurea in Fisica, non mi sono iscritto alla facoltà di
Medicina pensando di fare i soldi», dice il dottor Sideris. «Ma quello che
vorrei è poter vivere dignitosamente, con uno sguardo più sereno verso il
futuro. Invece qui manca tutto. Ogni giorno in ospedale siamo subissati dallo
stress, perché non ci sono nemmeno i soldi per garantire un’assistenza
adeguata. Il pronto soccorso scoppia di gente. Le liste per farsi asportare un
tumore benigno superano l’anno d’attesa. Non si può credere a questo genere di
salvataggio».
Cosa sta succedendo ad Atene? Per incominciare, 2,8 miliardi di euro hanno
lasciato i conti bancari nei primi due mesi del 2017, segno di una nuova ondata
di preoccupazione. Le banche sono in sofferenza, denunciano un picco di
prestiti non rimborsati. Come nei giorni del referendum dell’estate del 2015,
quando proprio qui dalla Grecia arrivò il primo «No» all’Europa. Davanti alla
mensa sociale di via Sofokleous, la coda è aumentata rispetto ad allora. Oggi
distribuiscono riso con il pomodoro e una pagnottella nel cellophane. Sono
anziani greci a mangiare seduti sul marciapiede, molte donne sole assieme a
giovani migranti. Nel 2016 le vendite nei supermercati sono calate dell’8,9%,
mentre sono in aumento il consumo di eroina e quello di psicofarmaci. Secondo
il giornale Kathimerini, anche il maggior numero di divorzi, in un Paese molto
tradizionalista come questo, è significativo: un terzo dei matrimoni è finito
durante gli anni della recessione.
LA POVERTA’ DIFFUSA
Ci sono state le proteste degli insegnanti, del personale ospedaliero e
quelle dei vigili del fuoco. Mercoledì i contadini sono tornati a manifestare
contro gli ennesimi tagli, lasciando dei cavoli davanti al Parlamento in piazza
Syntagma. Dopo le riforme del 2015, la spesa per le pensioni in Grecia è scesa
dall’11 al 9% del Pil, ma la media nell’eurozona è di 2,5%. È altrettanto vero,
però, come ha ricordato il ministro del Lavoro Effie Achttsioglou in una
lettera pubblicata sul Financial Times, che il reddito medio di un greco sopra
i 65 anni è di 9 mila euro. E il 43 per cento dei pensionati riceve meno di 660
euro al mese. «Paghiamo le tasse, paghiamo il carburante e non ci resta nulla
per vivere», dicevano i contadini in piazza. Vivere, alla fine.
Non tutto è di segno negativo. C’è stata una lieve ripresa dell’occupazione
che la Commissione europea prevede pari a un 2,2% nel 2017. Inoltre, l’ultima
estate, per il turismo è stata straordinariamente felice. Ma non c’è nulla, qui
ad Atene, che assomigli davvero a una rinascita, o almeno a una svolta. «La
crisi sta marcendo», ha scritto nel suo ultimo editoriale il direttore di
Kathimerini Nikos Kostandaras. La Grecia era e rimane «un caso speciale», dove
continuano a sommarsi errori. Quanto assomiglia all’Italia?
I migranti sono accampati ovunque, anche nei vecchi impianti olimpici e
nell’aeroporto dismesso dove un tempo atterravano Maria Callas e Aristotele
Onassis. Sono 65 mila i profughi rimasti intrappolati dopo la chiusura della
rotta balcanica, migranti che l’Europa non ha voluto distribuire per quote.
La luce del sole ad Atene resta nitida e bellissima. Un tragitto di un
quarto d’ora in taxi costa 6 euro. Nei locali risuonano bouzouki e malinconie.
E per le strade la risposta più frequente a tutte le paure, ancora oggi, è
questa: «Se l’Europa si dividerà, è perché non è mai esistita».
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου