La lingua sta
alla mente come la bellezza al corpo, ebbe a dire Aristide. E mai fu più
profetico. Il medioevo socio culturale in cui il vecchio continente è piombato
impedisce finanche un gesto, semplice ed elementare, come quello di ri-leggere
un passato che sarebbe opportuno fissare bene in menti e braccia. Seguiamo
Aristide, allora, e partiamo da lingua e menti.
L'austerità
tout court è come una dieta, si può fare per alcuni mesi, ma se la si applica
come norma rischia di uccidere il paziente. Ma niente, la direttrice di marcia
era quella e i risultati disastrosi sono sotto gli occhi di tutti. Mentre la
Spagna senza un governo è riuscita a fare le riforme e a modernizzarsi, uscendo
dal protettorato della troika, la Grecia no, proprio non si è emancipata dal
debito monstre che è stato curato con altri debiti infiniti. Chi presterebbe
altri denari ad un nullatenente, per giunta zoppo e senza gli strumenti per
produrre reddito?
Si tratta di
affermazioni che non scrivo oggi, ma che ho sostenuto pubblicamente sin dal 2012,
quando, intervistato dalle televisioni italiane, mi scontravo con chi sosteneva
posizioni intransigenti non per una logica e civile dialettica, ma per meri
calcoli elettorali. Gli stessi che oggi fanno piombare sui social nuovi
difensori della Grecia e del suo bubbone. Sono loro i nemici dell'Ellade,
perché compagni di merende nei giorni pari e in quelli dispari pronti a salire
su un carro qualsiasi, basta che gli garantisca un seggio, mentre nello scorso
semestre non una parola hanno detto quando Erdogan minacciava i confini
del'Egeo insultando trattati e il diritto internazionale, o quando in Grecia si
sono magicamente “accorti” che senza soldi in tasca il commercio si ferma, che
senza un serio piano di investimenti pluriennali la gente continuerà ad evadere
le tasse, che senza una stretta vera sui dossier storici del buco greco, come
la Lista Lagarde e lo scandalo Siemens, i cittadini non crederanno più a fare
un altro sforzo collettivo verso un quinto memorandum.
In Grecia,
oltre al logos, è stata svilita la bellezza. Da anni Atene paga milioni di euro
in multe a Bruxelles per infrazioni sulla gestione dei rifiuti, senza che
nessuno abbia pensato di costruire termovalorizzatori per risparmiare qualche
soldo. Si importa di tutto, perfino cotone e olio presente da millenni in loco.
Al mercato si vende biancheria intima cinese e turca, mentre 20enni svogliati
siedono per ore al cafeneio e per raccogliere le olive si deve far ricorso alla
manodopera abanese, perché gli ellinopoula proprio non possono sporcarsi le
mani.
Per capire e
spiegare la crisi greca basta fare i giornalisti e mettere, l'uno affianco
all'altro, i fatti, prima delle opinioni. E scoprire, come per incanto, che
questa immane tragedia che vede un quarto della popolazione senza copertura sanitaria,
al pari di quei 5 milioni di greci che vivono con meno di 500 euro al mese, è
figlia di molti padri.
Ma fin quando
non si smetteranno le lenti dell'ideologia e del fazionismo becero, tanto a
Bruxelles, quando ad Atene (e anche a Roma), vie di fuga non ce ne saranno. Con
buona pace di chi, come Aristide, una strada l'aveva già indicata millenni fa.
Da Controcorrente febbraio 2017
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου