Nuova battuta
d'arresto per il procedimento che dovrebbe far luce sull'ipotesi che il colosso
tedesco abbia versato centinaia di milioni di mazzette ai politici ellenici per
oliare gli appalti nella difesa e nelle telecomunicazioni
Insomma, di
andare a giudizio proprio non interessava a nessuno nonostante le rivelazioni
dell’ex direttore generale della Difesa ellenica, Antonis Kantàs non
lasciassero dubbi di sorta. Parlò davanti ai pm di tangenti per armi e carri
armati consegnate in alcuni borsoni sportivi, talmente tanti che alla fine
aveva smarrito il conto finale. In ballo 170 carri armati Leopard 2A6 Hel dalla
tedesca Krauss-Maffei Wegmann (KMW), per i quali Kantà avrebbe ricevuto un
totale di 1,7 milioni di euro da un intermediario greco. Oltre a 1,5 milioni
per la fornitura di missili Stinger e 600mila euro per i caccia F-15. Al
momento in carcere è rimasto solo l’ex ministro socialista e plenipotenziario
di Papandreou senior, Akis Tzogatzopoulos, mentre altre figure di spicco sono
morte: è il caso dell’ex ministro Leonidas Tzanis, trovato in casa impiccato
nell’ottobre del 2012 a Volos e del mercante d’armi internazionale Vlassis
Karambouloglu trovato morto a Jakarta in una stanza d’albergo. Entrambi
legatissimi a Tzogatzopulos.
Telecomunicazioni
e difesa sono i due i filoni che compongono l’inchiesta Siemens, sulle
ipotetiche tangenti versate dalla multinazionale in giro per il mondo, secondo
le ipotesi pari a ben 1,3 miliardi di euro nel periodo 1999-2005 per ottenere
vari contratti. Di tale somma, almeno 130 milioni sarebbero stati distribuiti
tra i politici e gli alti funzionari in Grecia. Dal 1990 Siemens è stato il
fornitore quasi esclusivo di prodotti high-tech per lo Stato e per le imprese
pubbliche in Grecia. I contratti più significativi riguardavano la fornitura di
tecnologia digitale per le telecomunicazioni pubbliche dell’azienda OTE, il
sistema di sicurezza per le Olimpiadi di Atene e il sistema di
telecomunicazioni delle Forze Armate elleniche.
I 64 imputati
sono accusati di tangenti e riciclaggio di denaro, e per alcuni di loro
potrebbe profilarsi l’ergastolo. Uno dei più influenti funzionari di Siemens in
Grecia in quel periodo, Michalis Xristoforakos, fuggì in Germania nel 2007 dove
chiese di essere lì giudicato. Secondo fonti giornalistiche sarebbe stato molto
vicino alla famiglia dell’attuale leader conservatore di Nuova Democrazia,
Kyriakos Mitsotakis, il cui partito è primo nei sondaggi a dieci punti da
Syriza. Tra l’altro durante le indagini, l’ex braccio destro dell’ex primo
ministro Kostas Simitis, Zeódoros Tsukatos, ammise di aver ricevuto tangenti
per mezzo milione di marchi tedeschi (250.000 euro) nel 1999. Anche l’allora
ministro dei Trasporti, Tasos Mandelis, ammise nel 1998, di aver ricevuto un
“dono” di 200.000 marchi tedeschi da parte di Siemens. Lo scandalo è stato
anche intrecciato in Grecia con la Lista Lagarde degli illustri evasori, in cui
figurano nomi legati a quegli appalti.
Francesco De Palo
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