Cittadina della provincia di Malevisi, nella Creta centrale, a circa 13 km dalla città di Iraklion, situata nella vallata ai piedi della catena montagnosa dell'Ida. Conserva il nome preellenico, caratterizzato dalla terminazione in -σος, nome che appare anche sulle tavolette in lineare B da Cnosso.
All'interno del paese gli estesi scavi eseguiti dal 1909 al 1913, sotto la guida del direttore del museo di Iraklion, J. Hatzidakis, portarono alla scoperta di un notevole complesso di strutture minoiche, appartenenti a tre grandi costruzioni che presentano tutte le caratteristiche di ville.
Gli scavi misero in luce tre diversi e successivi periodi costruttivi di epoca minoica, databili al periodo antico-palaziale, neo-palaziale secondo e postpalaziale; inoltre, la maggior parte del tèmenos ellenico, dedicato al culto di Hera. I lavori di rafforzamento, eseguiti dall'eforo N. Platon, negli anni 1947 e 1953-56, contribuirono a chiarire la stratigrafia e l'aspetto delle costruzioni; la ricerca fu continuata fino alla identificazione degli edifici post-palaziali.
Secondo i dati messi in luce finora, l'abitato non si limita alle tre ville che occupano la sommità della bassa collina, ma si estende in tutte le direzioni; tuttavia per precisare come prosegua sarà necessario estendere la ricerca. Dai dati già noti e pubblicati non si può ricavare un disegno chiaro della parte scavata, in particolare delle costruzioni antico- e post-palaziali, le quali sono state inesattamente e insufficientemente riprodotte nella pianta.
I resti delle costruzioni antico-palaziali apparvero particolarmente notevoli, specie nelle vicinanze della villa A, intorno alla villa B (in parte mozzata dagli insediamenti neo-palaziali) e nella più piccola zona sotto la villa F e sotto il tèmenosdel santuario, dove, come sembra, c'era un antico tempio; di qui proviene abbondante ceramica campaniforme, generalmente attribuibile a depositi antico-palaziali. Ma questi resti non appartengono forse ad un solo ed unitario periodo, e non è escluso, contrariamente al parere dello scavatore, che alcuni di essi si riferiscano all'ultimo periodo dell'epoca ruinoica prepalaziale, a giudicare dai ritrovamenti ceramici.
Le costruzioni neo-palaziali sono realmente eccezionali, molto ben costruite, con blocchi squadrati di pòros nelle facciate e nei pozzi di luce, dotate di una mirabile organizzazione interna e notevoli decorazioni. Esse costituiscono fino ad oggi i migliori esempî di ricche ville (non di palazzi) di età neo-palaziale, e per la loro buona conservazione, sono particolarmente degne di nota.
La villa A mostra un notevole ordinamento interno; nella stanza del tesoro si rinvennero grandi lebeti di bronzo, dei quali il maggiore pesa 52 kg. Pochi resti di decorazione pittorica parietale, dimostrano che le stanze del piano superiore erano ornate da pitture miniaturistiche con scene agonistiche e da una serie di ventagli decorativi.
La villa B è più semplice nella disposizione interna e nella regolarità del suo perimetro.
La villa F è quella meglio organizzata riguardo alla divisione interna. Dopo un atrio e una piccola anticamera al di là del posto di guardia, si incontra successivamente la stanza del santuario con un pilastro quadrato e, separata mediante uno spazio divisorio, la scala per il piano superiore e un complesso di magazzini. Poi attraverso il corridoio si arriva alla caratteristica sala dalle molte porte (polöthyron), col pozzo di luce, il bagno e una stanza ad esso connessa, che prende luce dal pozzo mediante una finestra. Altre due scale, delle quali una di servizio, servono le stanze del piano superiore, mentre una particolare costruzione con una buca, veniva utilizzata come latrina.
L'insediamento post-palaziale (arcaico), si stendeva sulla più alta terrazza sopra la villa F. Nonostante il terremoto che dovette subire, si presenta con robuste murature di blocchi di pietra calcarea, con la forma della sala minoica, alla quale appartengono due grandi basi di colonne, che lo scavatore considerò di età greca; presentava stanze sui lati e divisioni all'interno; era del tipo a molte porte.
Del materiale proveniente dagli scavi di T. gli oggetti più notevoli sono tre grandi lebeti di bronzo, tre bronzetti di devoti, un bel rhytòn ovale di ossidiana, i resti di pitture parietali, i pìthoi ornati e le anfore a numerose anse con decorazione naturalistica e marina. Recentemente fu scoperto anche un notevole santuario sulla sommità, con molti ex voto fittili, figure di devoti, animali e suppellettile sacra, su una delle alture occidentali del luogo. Due caverne, l'una sul pendio di fronte all'altura occidentale, l'altra sulla principale strada Iraklion-Rethiinnon, non lontana da essa, verso la diramazione per T., furono usate per scopi di culto nel periodo minoico e protoellenico.
Bibl.: J. Hatzidakis, T. à l'epoque minoenne, Parigi 1921; id., Les villas minoenne de T., Parigi 1934; M. Guarducci,Inscriptiones Creticae, I, Roma 1935, pp. 306 ss.; E. Kirsten, in Pauly-Wissowa, VII A, 1943, c. 1714 ss., s. v.; W. Vollgraff,Le décret d'Argos relatif à un pacte entre Knossos et Tylissos, Amsterdam 1948.
(N. Platon)
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