L’idea
che esista fuori dal mondo delle pie illusioni una tv, una stampa e una
piattaforma digitale libera e autorevole, è una favola che piace alla gente che
piace. Cioè a chi controlla i media egemoni. Dicono niente gli “incidenti”
dell’informazione di massa? Dove si scopre una volta che il tal social network
ha in cima alla piramide dei suoi milioni di utenti ben affinati strumenti di
controllo e di orientamento non solo dei consumi, ma anche delle opinioni
politiche, e un’altra che il quotidiano economico “autorevole” per definizione
è anche quello in cima alla lista dei giornali economicamente in default. Sotto
questo profilo Grillo ha fatto bene a reagire alla proposta di creare in sede
europea un (ennesimo) ente di sorveglianza sull’attività dei media.
L’Inquisizione era una cosa seria, come adesso ammettono anche gli storici
anticattolici. Mentre il tribunale del politicamente corretto europeo c’è già,
non occorre formalizzarlo in un altro ente inutile, e già svolge con zelo e
acribia di regime il suo bel lavoro di lavaggio dei cervelli, anestesia delle
coscienze e riduzione del pensiero a un Saviano unico.
Detto questo, mi
pare che la Befana ci abbia portato in dono una bella sorpresa: la coppia
Mattarella-Gentiloni. Non
male. Il primo si conferma essere un democristiano duttile, pratico, bonario,
consapevole dell’alto ufficio che ricopre e per niente arrogante, vanesio,
petulante, come fu, una volta salito al Quirinale, uno dei suoi ex compagni di
partito.
Il pensiero che langue
Quanto
a Gentiloni, anch’egli, almeno sin qui, sembra confermarsi persona altrettanto
semplice, popolare, ricoprendo la carica di presidente del Consiglio senza
ambizioni tromboneggianti e, almeno così pare, ben conscio del suo ruolo di
mero traghettatore alle elezioni politiche di autunno 2017 o, al massimo,
primavera 2018. Insomma, confermando le sue origini di sessantottino agiato ma
generoso, sta insegnando al suo Pigmalione Renzi l’arte della prudenza e del
mai pensare che il nuovo Cesare rottamatore sei tu. Perché prima o poi arriva
sempre un Cesare più nuovo di te che ti rottama.
Detto
ciò, tutti i problemi restano tutti sul tappeto. Italia vecchia. Italia dal
passo affannoso. Italia con produttività zero virgola e debito voragine. Va
bene “spensare”, come l’Alfieri diceva della letteratura parruccona, divagando
contro la coppia Trump-Putin. Va bene anche preoccuparsi dell’avanzata
islamica. Però il principio è anzitutto avere una giovinezza, produrre ed
essere qualcosa. E questo perché tutto ha un costo: Stato, trasporti, sanità,
scuola, sicurezza… E in special modo hanno un costo le pensioni. Ecco il
problema: intanto che continuiamo a giocare a guardie e ladri, dando ai
tribunali l’autorità di decidere tutto il gioco in società, come facciamo a non
finire come la Grecia, dove se hai sessant’anni puoi anche morire perché in
ospedale non ci sono più medicine per curarti?
È
il pensiero che langue. È un colpo di accelerazione politica che non c’è. È
l’inventiva del giornalismo che manca. Io, diceva Camus, mi sento umile solo
davanti alle grandi avventure spirituali e alla grande povertà. Tra queste due
cose c’è una società che fa ridere. Ecco descritti l’Italia, l’Europa, i
cosiddetti “opinion makers”, Chiese comprese. Tutto fa ridere, tranne che in
mezzo c’è una società in cui la classe media è diventa la regina dei poveri.
Luigi Amicone
Foto Ansa
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