Πέμπτη 26 Οκτωβρίου 2017

Zuchtriegel, un libro a Cambridge: "Così la Grecia ha cambiato il Sud"

Esce oggi il nuovo libro dedicato alle colonie della Magna Grecia

Αποτέλεσμα εικόνας για scavi di Paestum

ESCE oggi per la Cambridge University Press l'ultimo libro di Gabriel Zuchtriegel, direttore degli scavi di Paestum. Si intitola Colonization and Subalternity in Classical Greece. Experience of the Nonelite Population, costa 75 sterline, è in inglese e affronta in chiave nuova il rapporto Grecia-Italia meridionale in età classica.

di ANTONIO FERRARA

Direttore, cosa può dirci oggi la storia della colonizzazione greca d'Occidente?

"Ci può dire come la storia c'entra con l'oggi. Nell'Ottocento la colonizzazione greca era considerata un modello per il colonialismo europeo. Oggi molti studiosi tendono a riscrivere la storia della colonizzazione greca come una "non colonizzazione", un incontro pacifico tra genti greche e indigene, senza sottomissioni e violenze, ma è una proiezione: risente del nostro desiderio di vivere in un mondo pacifico, dimenticando diseguaglianze e ideologie sfruttatrici di ieri e di oggi".

Αποτέλεσμα εικόνας για gabriel Zuchtriegel
Gabriel Zuchtriegel

In genere prevale l'idea dei colonizzatori che opprimono e i colonizzati che subiscono. Qual era la situazione a Paestum?

"Come anche in tempi recenti, gli stessi coloni erano sotto stress economico e sociale. Spesso erano costretti a emigrare: non riuscivano a campare o erano stati sconfitti in una delle innumerevoli lotte interne che caratterizzavano le città greche. Anche per Paestum alcuni studiosi ipotizzano in base alle scarse fonti che nella città madre, Sibari in Calabria, ci fosse una fazione politico-etnica. Non è improbabile. I coloni poi cercavano di migliorare il proprio status: in questo processo, spesso assumevano un atteggiamento sfruttatore nei confronti di altri gruppi: genti locali, ma anche donne, bambini, schiavi ...".

Come nasce l'idea del suo libro? E perché esce con Cambridge Press?

"Volevo presentare i risultati delle nostre ricerche in Basilicata, dove negli anni 2012-2014 avevo una borsa di ricerca postdoc della Fondazione Alexander von Humboldt presso la Scuola di specializzazione, diretta allora da Massimo Osanna. A un certo punto pensavo: se lo scrivi in tedesco, alcuni degli stessi collaboratori e studenti che partecipavano alle ricerche sul campo non lo potranno leggere; ma se lo scrivi in italiano, in Germania qualcuno avrà pure difficoltà. Ho deciso di scriverlo in inglese. Non conoscevo nessuno a Cambridge, ho mandato il manoscritto, è stato accettato dopo un'esame da parte di due revisori anonimi, e adesso esce. A volte puntare in alto vale la pena... ".

Come venne vissuto dagli esponenti delle classi non di elite l'arrivo dei coloni? Cosa cambiò nella vita quotidiana?

"Ne sappiamo poco, nel libro cerco di usare tutte le fonti a disposizione. Provo a mostrare che la storia dei subalterni e dei colonizzati in siti come Paestum, Velia, Eraclea, Camarina, Issa-Vis in Croazia o Chersonesus sul Mar Nero è una parte integrante della Grecia classica di Euripide e Platone. Ma direi di più: alcuni concetti e argomenti di Platone e Aristotele diventano più chiari e coerenti se pensiamo alla società in cui questi pensatori vivevano come a una società colonizzatrice, che prevedeva l'espansione, l'emigrazione e lo sfruttamento di gruppi diversi dai coloni- cittadini come una possibilità molto concreta e reale. Questo però vuol anche dire che la storia della Magna Grecia è essenziale per comprendere la storia greca dei secoli VI e V, e dunque dell'origine della democrazia, dell'ideologia egalitaria e del pensiero politico".

Oggi intere popolazioni dal Sud del mondo premono su quelle stesse coste...

"L'unica cosa che la storia ci può sicuramente insegnare è che le cose non sono mai così semplici come tendiamo a pensare. La vera storia è sempre un intreccio molto complesso, nel quale di solito non mancano complotti e intrighi, ma che è determinato anche da fattori economici, tecnologici, epistemologici e religiosi. Insomma, una buona dose di approccio marxista non nuoce per avere una visione un po' più ampia della semplice storia degli eventi. Anche Gramsci ci può ancora dire molto, a mio avviso. Il concetto di subalternità che uso nel libro risale a lui".

Lei dirige Paestum da quasi due anni. Come è cambiata la percezione del sito?

"Il Parco è oggi percepito come un attore principale nel territorio e oltre. Siamo interlocutori per Comuni, Regione, associazioni, scuole, università, aziende, sostenitori, altri musei, statali e non. Lo dicono i numeri e le iniziative messe in campo, ma anche l'esperienza quotidiana: sono emozionato quando la gente mi ferma negli scavi per farmi i complimenti per una mostra che abbiamo fatto o per la tenuta del sito. Un bel successo che va attribuito a tutta la squadra".

Quest'anno si svolge la 20esima edizione della Borsa del turismo archeologico: che ruolo ha l'archeologia nell'intensificare il dialogo tra i popoli del Mediterraneo?

"Ci può far ripensare i confini e limiti che distinguono il nostro presente: non è che nel passato non c'erano, ma variavano. Così, nel VI secolo avanti Cristo troviamo in Libia una colonia greca, Cirene, con un tempio dorico monumentale dedicato a Zeus e un sacello sotterraneo per il fondatore Battos, molto simile al cosidetto heroon di Paestum. Evidentemente, a quei tempi il Mediterraneo non era una barriera che divideva Nord e Sud".


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