Τρίτη 27 Σεπτεμβρίου 2016

Markaris Petros - Si è suicidato il Che

Si è suicidato il CheTre suicidi spettacolari dell'alta società greca, in diretta televisiva, suscitano la curiosità del commissario Charìtos, ancora convalescente dopo l'ultima vittoriosa indagine. Scavando nel passato dei suicidi, questa sorta di Maigret greco scopre che i tre uomini appartenevano ad un gruppo terroristico avverso ai Colonelli, debellato perciò dai servizi segreti del regime. Dopo aver evitato il carcere, i tre erano riusciti a farsi strada nel mondo politico ed economico a colpi di tangenti e corruzione.
Mentre la polizia e i giornalisti brancolano nel buio, il commissario Charìtos tenta di dipanare l'enigma che si cela dietro al concatenarsi dei suicidi pubblici, portando alla luce i segreti nascosti nel passato dei loro autori.

“… Favieros fa tre movimenti successivi: volge l’arma verso se stesso, si ficca la canna in bocca e preme il grilletto. Lo sparo si sente all’unisono con l’urlo della Komi.”

Ormai le Olimpiadi di Atene sono alle porte e mai un romanzo è stato più adatto di questo a introdurle nell’immaginario dei lettori, anche se qui il clima che si respira non è proprio quello della limpidezza sportiva. Sono proprio gli appalti collegati ai lavori necessari ad ospitare le più importanti gare sportive mondiali, immutate nel loro significato simbolico dall’antichità ai nostri tempi, a dare avvio alla vicenda gialla.

Protagonista è il “Maigret greco”, quel commissario Kostas Charitos già noto ai lettori italiani (Difesa a zona): uomo spiritoso, dalla semplicità disarmante, è da sempre ossessionato da Adriana, una moglie apprensiva che, cogliendo l’occasione della lunga convalescenza del marito reduce da una pallottola intercettata per difendere Elena Kousta (finisce così il romanzo precedente di Markaris), ha ormai il predominio su di lui. Della vita coniugale di Kostas dice l’autore: “pensavo al rapporto fra i miei genitori, due persone che si amavano molto ma che litigavano tutto il giorno”, del suo personaggio “vedevo anche me stesso, cioè commentavo attraverso di lui la Grecia”. Seduto davanti al televisore Charitos assiste così al suicidio in diretta di Favieros, ex giovane rivoluzionario, ora potente imprenditore che ha ottenuto appalti miliardari per le Olimpiadi. Quella gli sembra l’occasione d’oro per liberarsi dall’affetto apprensivo della moglie e rimettersi timidamente in pista. Dall’ospedale in cui si è recato per un controllo viene a conoscenza di altre morti: due curdi sono stati eliminati dalla stessa organizzazione che si era assunta la responsabilità morale del suicidio di Favieros. Ecco allora entrare in piena azione, liberatosi del ferreo controllo della moglie, il nostro commissario a chiarire una situazione che alle indagini ufficiali e alle inchieste giornalistiche sembrava assolutamente incomprensibile. Ma quello di Favieros non rimarrà l’unico sconvolgente suicidio pubblico: lo seguiranno un deputato e un giornalista famoso. Per tutti e tre era già stata scritta una bella biografia in attesa di essere stampata e l’editore era stato consigliato dal misterioso autore di non pubblicarla se non al momento opportuno.

Il nuovo villaggio olimpico ateniese (ancora non terminato) fa da location di alcune pagine e di alcune indagini, e anche questo non può non suscitare curiosità nel lettore.

Infine, insieme alla verità, saranno molti anche gli scheletri che usciranno allo scoperto, dopo essere stati accuratamente chiusi per tanti e tanti anni in illustri armadi.

Guidato dalla solita ironia il Charitos rappresenta davvero l’investigatore “alternativo” rispetto al modello americano: non bello, non giovane, poco affascinante, ma intelligente, spiritoso e grande osservatore dei comportamenti umani e della loro psiche. Guidato da un profondo senso etico, non è un moralista: insomma è proprio un bel modello di uomo europeo.

A cura di Wuz.it

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