Il pennello, anzi l'anima, del maestroJulianos Kattinis spruzza vita e Mediterraneo. Incontrare e ammirare i quadri, ma prima ancora i pensieri, di questo giovane signore nato in mezzo al mare (quando si dice il destino!) simpatico e avvincente è stata un'esperienza straordinaria.
Mondogreco lo ha incontrato più volte, non solo nella sua accogliente abitazione romana allietata dalla naturale ospitalità della sua Clara, ma in quelle nuvole ideali che sono straordinari vettori per sogni, pensieri e riflessioni. (Clicca qui per l'intervista a Kattinis)
Kattinis è un pittore greco naturalizzato italiano, nato a Damasco nel 1934 da famiglia greca ateniese, precisamente su un traghetto da Pireo verso la Siria. Ha studiato arte a Damasco, Gerusalemme, Beirut, Cairo, Parigi, Atene, Monaco di Baviera e Roma, dove si è diplomato all'Accademia Nazionale di Belle Arti AA-BB nel 1964.
Artista di fama internazionale, presente alla XXXII Biennale Internazionale di Venezia nel 1964, ha realizzato 250 mostre in Italia ed all'estero in prestigiose Gallerie e Musei, fra cui il Museo di Palazzo Braschi a Roma (1972), il Palazzo delle Esposizioni del Pireo-Atene (1977), Museo d'Arte d/Gener. Ital.del 900 G. Bargellini (2003). Ha inoltre realizzato grandi opere di affreschi e murali in Italia ed all'estero. Dal 1970 vive ed opera a Roma.
Julianos Kattinis, che sarà presente al finissage della mostra “Confronti d’arte” con alcune sue opere inedite il prossimo 16 settembre all'Università eCampus di Roma, è un ardente tifoso del Mediterraneo. Sostiene che tutto, ma proprio tutto, sia nato qui e non in Scandinavia né in America, per questo usiamo dire “madre terra del Mesogheios”. Con quel tutto intende la civiltà così come l’arte di scolpire una donna. Ma quel Mediterraneo oggi si trova in totale decadenza, perché il materiale ha preso il sopravvento sulla natura.
Ecco, ripartire dalla lezione (perché di grande lezione si tratta, con buona pace dei professoroni) del maestro Kattinis delladonna-madre come icona di un Mediterraneo culla della civiltà non è sterile esercizio per sognatori o intellettuali, ma fondamenta imprescindibile per una società orfana di quella pietra angolare che gli antichi greci chiamavano paedia.
E che solo ripartendo dal noùs e dalla psichì (cervello e anima) potrà ambire ad una rinascita. Vera e non solo annunciata con un tweet.
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