Πέμπτη 1 Σεπτεμβρίου 2016

Il corsaro Gattilusio, da Genova a Lesvos: un tocco d’Italia nell’Egeo


Non ci sono  solo i veneziani ad affollare magicamente le splendide isole dell’Egeo in Grecia, come dimostrano le fortezze di Rethimno e Chanià, a Creta. Ma anche altre genti marinare di casa nostra hanno lasciato un segno indelebile in quel grande lago salato che è il Mare Nostrum, minacciato a oriente dalla barbarie ottomana.

Il corsaro genovese Francesco Gattilusio con due galee giunse nell’Egeo orientale nel 1355 con l’intenzione di offrire il suo appoggio all’imperatore deposto Giovanni V Paleologo, scacciato dal trono da Giovanni Cantacuzeno. Il suo aiuto nella riconquista del trono gli valse in moglie la sorella Maria ed in feudo l’isola di Lesbos (Mitilene).
Iniziò così un’avventura tutta italiana nell’ultimo atollo dell’Egeo che guarda ad oriente, quella Lesvos che non solo ha dato i natali alla poetessa Saffo, ma che proprio grazie alle intuizioni di Gattilusio riuscì ad emanciparsi, come dimostrano i numerosi reperti che ancora oggi troneggiano nel meraviglioso castello che sovrasta Mytilini.
Era il mese di luglio quando Francesco Gattilusio ricevette in feudo l’isola di Lesbo in cui morirà durante un terremoto nel 1384 proprio tra le mura di quella roccaforte che aveva fatto ammodernare assieme alla moglie ed ai due figli Andronico e Domenico. La sua salma venne deposta in un immenso sarcofago nella chiesa di San Giovanni Battista, che poi la folle barbarie ottomana trasformò in un volgare abbeveratoio, ancora visibile all’interno della fortezza di Mytilini, al pari della moderna cisterna che precede l’ultimo bastione del castello che guarda a oriente.
Le redini di Francesco furono prese dal figlio minorenne Francesco II, sfuggito al terribile sisma, che assunse il potere nel 1388 caratterizzandosi per una decisa politica antiturca. In prime nozze sposò Valentina Doria che gli donò sei figli. Fu protagonista di una morte sfortunata: punto da uno scorpione, fu circondato da una folla di collaboratori e consiglieri desiderosi di soccorrerlo, ma talmente tanti da provocare il cedimento del pavimento della stanza in cui si trovava.
L’isola fu abitata fin 3.300 a.C. da Pelasgi, Lelegi e Tirreni, in seguito, anche dagli Achei del Peloponneso, che furono i responsabili della creazione di “sestetto di isole”, composto da Mitilene, Antissa, Pirra, Arisbe, Mithymna e Eresos. Nel periodo ellenistico subì l’influenza dei Macedoni e dei Tolomei. I Gattilusio si inseriscono nel periodo bizantino, governando per più di 100 anni, nel rispetto della religione e dei costumi della popolazione locale e contribuendo allo sviluppo economico dell’isola.
Gli esponenti della famiglia genovese furono visti dagli isolani anche come dei veri e propri “agenti di commercio” piuttosto che solo come conquistatori, e usarono l’isola come una sorta di base logistica per le loro missioni commerciali in Siria e in Egitto, oltre che come una stazione commerciale di transito ai loro altri possedimenti nel Mar Nero.
Un’altra presenza italiana sull’isola è la chiesa Cattolica di Mytilini dedicata all’assunzione della Vergine, costruita nel 1843 nel centro storico della città. Al suo interno sono presenti quattro tombe, tra cui fino al 1990 anche le reliquie di San Valentino. La chiesa apparteneva ai Frati minori Francescani, poi fu concessa ai Monaci Cappuccini della Grecia e infine oggi è sotto l’egida della Diocesi Cattolica di Chios.
Il cordone ombelicale italoellenico a Lesbos si scopre poggiando il piede per terra, sia che si scenda in traghetto sia che si arrivi sull’isola in volo. Qui la mano italiana è vista come un toccasana. Arte, stile, modus operandi. Ma soprattutto tanta passione.

http://www.mondogreco.net/notizie/teknes/811-gattilusio-da-genova-a-lesvos-un-tocco-d-italia-nell-egeo.html#.V8yB7CuUeV0

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