Κυριακή 5 Ιουλίου 2020

Il mito greco a Euro 2004

EURO 2004: Η δική μας 4η Ιουλίου (photos+videos)
Nell’estate del 2004, quella in cui risuona dappertutto “Calma e sangue freddo” di Luca Dirisio, si disputa in Portogallo la dodicesima edizione del Campionato Europeo di calcio:
Euro 2004. Una delle competizioni più equilibrate di sempre, ai cui nastri di partenza si presenta una Nazionale che è solamente alla seconda partecipazione a una fase finale europea: la Grecia allenata da Otto Rehhagel. 
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Per i bookmaker la squadra del CT tedesco è la penultima candidata alla conquista della coppa, indicando nella Lettonia l’unica Nazionale con minore probabilità per la vittoria finale. Nessuno, insomma, avrebbe scommesso un euro sulla squadra di mister Otto. Peccato, per gli scommettitori e per le altre contendenti, che in quella Grecia – nonostante la mancanza di nomi di particolare calibro – vi sia un centravanti che nel torneo farà la differenza, Angelos Charisteas. Ogni palla che toccherà, la sua testa in particolare, sarà oro e con i suoi gol porterà gli ellenici sul tetto d’Europa. Quel sogno di una notte di mezza estate diventato realtà, non avrà seguito – un po’ come il successo dopo il Festivalbar 41 del buon Luca – ma il ricordo di quell’impresa è ancora vivissimo in tutti gli amanti del calcio. Allo stesso modo, il ritornello di quella superhit estiva.
Se la qualificazione – e per giunta da primi del gruppo – risulta inaspettata, ancor più sbalorditivo è l’esordio nella partita inaugurale allo stadio do Dragão di Porto. La Grecia sconfigge per 2-1 i padroni di casa del Portogallo, portandosi già sullo 0-2 a inizio ripresa e subendo soltanto nei minuti di recupero la rete della bandiera siglata da un diciannovenne alla prima segnatura in Nazionale, tale Cristiano Ronaldo. La favola dei greci potrebbe già concludersi qua, ma gli ellenici in realtà sono all’inizio del loro mito. Dopo il pareggio nella seconda partita contro la Spagna si decide tutto all’ultima giornata: i portoghesi devono vincere per avere la certezza della qualificazione, agli spagnoli e agli ellenici basta un pari. Ma ai greci, un po’ come a noi italiani, piace complicarsi la vita e allora perché non andare sotto 2-0, dopo un quarto d’ora, in quella che doveva essere l’agevole sfida con la Russia? Fortuna loro è che i lusitani conquistano il derby iberico e che quindi col 2-1 di Zisis Vryzas i greci riescono, pur perdendo, a pareggiare la differenza reti con la Spagna e ad eliminarla.

Grecia Francia

Ai quarti, Charisteas e compagni si trovano di fronte la favorita alla vittoria degli Europei: la Francia di Santini. I transalpini hanno il favore dei pronostici per tre motivi: sono i campioni in carica (ricordiamo tutti, purtroppo, il pareggio di Wiltord e il golden gol di Trezeguet nella finale di Euro 2000); dopo il fiasco in Korea, i francesi hanno dominato tutte le partite del girone di qualificazione; sulla carta i blues sono i più forti grazie a giocatori di spessore come Thuram, Zidane, Henry; per non parlare del carisma dell’inossidabile Desailly (classe 1968). Al termine dei novanta minuti ad avere la meglio, però, è la Grecia. L’undici di Rehhagel – con il colpo di testa di Charisteas, su assist magistrale di Zagorakis – accede alle semifinali giocando forse la migliore partita del suo Europeo dal punto di vista tattico. Le bocche di fuoco transalpine rimangono spiazzate dall’estenuante pressing greco, degno del miglior Rino Gattuso.

Grecia Repubblica Ceca
Credits: Alex Livesey/Getty Images

La cenerentola degli Europei si ritrova, per la prima volta nella sua storia, in una semifinale. Tra lei e quel sogno chiamato finale c’è la Repubblica Ceca, che arriva all’incontro forte di quattro vittorie su quattro. La Grecia trema di fronte all’uno-due iniziale dei cechi (traversa di Rosicky e bordata di Jankulovski), cerca le giuste contromisure per arginare Nedved, Baros e Koller, ma la macchina di Rehhagel non gira bene come nei quarti. Tuttavia, gli dei arridono alla formazione greca: prima la “Furia ceca” è costretta a uscire per infortunio, poi viene negato un evidente rigore al gigante Koller. I greci soffrono ma non capitolano e, tra qualche loro squillo e le molte occasioni ceche, si arriva ai supplementari. Qui il pathos, con il quale la tradizione ellenica da sempre ha fatto i conti, raggiunge i massimi livelli: quando il 105’ è già scaduto, Traianos Dellas si erge in cielo e con un sontuoso colpo di testa sigla il “silver” gol – il cui sapore è quello del “golden” gol – che vale la finale di Lisbona.
Al Da Luz si giocano la coppa i favoritissimi padroni di casa e gli outsider battaglieri ellenici. Pronti via, e la Grecia torna ad essere la catena ben oliata ammirata contro la Francia: pressing rigoroso e ottima capacità di interdizione anche se rimane poca l’incisività offensiva. Il Portogallo parte forte all’inizio delle due frazioni di gioco, ma col passare dei minuti gli ellenici prendono campo. Al 57’ la Grecia passa in vantaggio, ancora una volta di testa, ancora una volta con il suo centravanti, Angelos Charisteas. I lusitani sono feriti nell’orgoglio, ciononostante la squadra di Scolari – spinta dal pubblico di casa – comincia ad attaccare freneticamente e in maniera sistematica, mettendo a dura prova la protezione di Zeus. Carvalho, Figo e Pauleta caricano senza sosta, fin quando il fischio finale sancisce quello che per loro è un dramma sportivo (vedi pianto di CR7 a fine partita): la Grecia è campione d’Europa. L’impresa inimmaginabile alla vigilia del torneo, in cui molti (se non tutti i tifosi non portoghesi) ormai speravano e credevano, è stata compiuta ed è pronta per essere tramandata.
Grecia Portogallo Euro 2004
Una Nazionale, senza individualità eccellenti, che ha fatto del sacrificio e del lavoro di squadra la chiave vincente. Una chiave forse forgiata da Efesto, ma sotto le precise indicazioni di Re Otto: l’allenatore tedesco è stato capace di trasmettere i valori del proprio capolavoro fino ad Atene, unendo l’intera nazione. “Il 4 luglio è l’Independence Day, per gli americani – scriverà sull’Independent, Konstantinos Lianos –. Noi greci, invece, festeggiamo ogni anno la vittoria più inattesa nella storia del calcio. E un sentimento di unità che non abbiamo mai più ritrovato”. La magia del calcio è anche questa.

Gli eroi greci di Euro 2004

Nikopolidis

Nikopolidis
Soprannominato “Clooney” per la somiglianza con il celebre attore statunitense George, l’estremo difensore è tra i calciatori greci più vincenti della storia. Portiere prima del Panathinaikos e poi dell’Olympiakos, Antonis ha conquistato 23 titoli nazionali, tra cui 11 campionati greci. Per quattro volte consecutive, dal 2006 al 2009, è stato eletto portiere greco dell’anno. Ad Euro 2004 si trasforma in saracinesca umana, mantenendo la porta inviolata per tutta la fase a eliminazione diretta. Attualmente è l’allenatore dell’Under 21 greca.

Dellas

Dellas Euro 2004
Dopo una breve parentesi a Perugia, gioca tre anni a Roma venendo soprannominato “il ciclope” per il suo fisico scultoreo. Colleziona 44 presenze e segna anche 2 gol con i giallorossi. Euro 2004 è la consacrazione: in Portogallo viene eletto miglior difensore dell’Europeo, giocando tutte le partite e siglando quello che è l’unico silver goal della storia, per quanto riguarda le competizioni a livello di nazionali. Oggi è l’allenatore del Panaitolikos.

Zagorakis

Zagorakis
L’exploit, manco a dirlo, nel 2004, quando – oltre ad alzare l’unico trofeo di sempre della Grecia – si piazza quinto nella classifica del Pallone d’Oro. Classe, carisma, sostanza e geometria: può essere riassunto così il numero 7 ellenico. Nell’estate del mito, si trasferisce in Serie A, al Bologna di Carlo Mazzone. Lascia il club felsineo a fine stagione, dopo lo spareggio perso col Parma che costa la Serie B. Nel 2007 salva il PAOK Salonicco da enormi debiti e in occasione delle Elezioni europee del 2014 viene eletto nelle file del Partito Popolare Europeo. Attualmente è membro delle Commissioni Cultura e Istruzione e Cooperazione Unione Europea-Russia.

Karagounis

Karagounis
Orecchie a sventola e tenacia indimenticabili quelle di Giorgios. È il recordman di presenze nella sua Nazionale con 139 partite all’attivo e 10 gol segnati, di cui il primo di Euro 2004. Nessun giocatore greco, tranne lui, ha mai partecipato e tre campionati europei (l’ultimo nel 2012) e due mondiali consecutivi (nel 2014, dopo l’eliminazione con il Costa Rica annuncia l’addio). In Italia si ricorda con la casacca dell’Inter, con la quale non riesce mai a segnare nonostante gli innumerevoli tiri dalla distanza e la buona tecnica che gli permette di saltare l’uomo facilmente.

Charisteas

Charisteas Euro 2004
Con i suoi gol permette alla Grecia di vincere l’Euro 2004. Memorabile lo stacco in cui prende l’ascensore e ha la meglio contemporaneamente su Costinha, Carvalho e Ricardo. Meno la sua carriera nei club dove comunque va diverse volte in doppia cifra. Le migliori stagioni sono quelle a ridosso dell’Europeo lusitano, tra Werder Brema e Ajax. Quest’anno è ambasciatore dell’Europeo itinerante.

Menzioni speciali

Eleftheropoulos

Eleftheropoulos Milan
Dal 2004 al 2009 in Italia, esordisce nel Messina come vice del portiere col numero 1 sulla maglia più lungo della storia: Marco Storari. Nell’estate 2005 firma per il Milan, non andando oltre qualche presenza durante la tournée estiva. Dopo zero presenze alla Roma, dov’è il terzo portiere, viene ceduto all’Ascoli, che lo tessera come riserva di Pagliuca. Per la prima parte di campionato siede in panchina, alla 24esima giornata – dopo due anni di assenza dai campi – torna a giocare titolare a causa di un infortunio di de “Il Gatto di Casalecchi” e diventa il titolare dell’Ascoli fino a fine campionato. Nel 2007, si trasferisce al Siena dove conclude l’esperienza italiana facendo la riserva di Manninger.

Georgatos

Approda nel 1999 all’Inter di Lippi per 15 miliardi di lire e, all’esordio, sembra la soluzione alla “maledizione del terzino sinistro” che affligge i nerazzurri da anni. Gol, assist, giocate da brasiliano: tutto bello, se non fosse per la nostalgia di casa. A fine stagione chiede espressamente di essere ceduto a una squadra del campionato greco, pertanto l’Inter lo cede in prestito all’Olympiakos. Nella stagione 2001-02 torna all’Inter e a fine campionato va a titolo definitivo in Grecia, all’AEK Atene. Di brasiliano, l’esterno sinistro, non ha soltanto movenze e il tiro a giro, ma anche la saudade che porta a pensare sempre alla propria terra natale.

Choutos

Choutos Inter
Credits: PAUL BARKER/AFP/Getty Images
Promessa mai esplosa del calcio ellenico, la sua carriera è contraddistinta dal breve minutaggio giocato. Comincia nelle giovanili della Roma, facendo il suo esordio in Serie A all’età di 16 anni e mezzo contro il Napoli. Dopo quattro anni all’Olympiakos viene ingaggiato a parametro zero dall’Inter che, già nel mercato riparatore di gennaio, lo presta all’Atalanta (Delio Rossi dichiarerà di averlo solo per fare numero). Successivamente milita nella Reggina e nel Maiorca di Hector Cuper, sempre in prestito e sempre senza incidere. Nel suo palmares uno scudetto con l’Inter nel 2007, totalizzando la bellezza di una presenza. Nell’estate del 2007 si svincola e, secondo indiscrezioni, fa il provino per una squadra campana di Promozione, che però non lo ritiene all’altezza
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