Κυριακή 22 Ιουλίου 2018

Nell’Antica Roma, 23 Luglio, Neptunalia, Feste in onore di Nettuno, Dio delle acque e dell’irrigazione

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Il tempio di Nettuno a Capo Sunion

Il tempio di Nettuno a Capo Sunion, una quarantina di chilometri ad est di Atene. Qui salutarono la patria le  navi in partenza per la guerra di Troia e alcune vi fecero naufragio quando erano già in vista della patria. Qui ci furono anche dolorosi naufragi di navi militari, anche italiane!

Daniele Vanni, 22 luglio 2018 

Nell’Antica Roma, 23 Luglio, Neptunalia, Feste in onore di Nettuno, Dio delle acque e dell’irrigazione, con la costruzione di capanne di frasche (umbrae)

Più tardi questo Dio di origine italiaca, verrà assimilata a Poseidon, re degli oceani e delle onde, fratello di Zeus (re del cielo)  e di Ade re del mondo sotterraneo). Nettuno.Poseidone capace anche di generare “onde” e disturbi mentali, raffigurato alla guida di un carro, trainato da cavallucci marini o cavalli capaci di correre sui mari.

I Nettunalia (latino: Neptunalia) erano una festività della Religione romana, celebrata in onore di Nettuno come Dio delle acque e quindi anche dell’irrigazione, il 23 luglio.

Questo giorno, uno dei dies comitiales in cui i cittadini si riunivano in comizi per votare,era segnato sugli antichi calendari come Nept. ludi et feriae o Nept. ludi, indicando che la festa era celebrata con dei giochi.

Le celebrazioni non sono note in dettaglio: venivano costruite delle capanne con rami (dette umbrae) nelle quali avvenivano probabilmente le feste.

Nettuno (divinità)

Nettuno (in Latino Neptūnus) è una divinità della religione romana, dio delle acque correnti e in seguito divenne, dopo il 399 a.C., il dio del mare e dei terremoti trasformandosi nell’equivalente del dio greco Poseidone,e già Cicerone nel suo trattato Sulla natura degli dei così lo descrive:

« …Il primo regno, cioè il dominio su tutto il mare, fu affidato a Nettuno che la tradizione vuole fratello di Giove ed il cui nome è un ampliamento del verbo nare… »

(Marco Tullio Cicerone, De natura deorum, II, 66)

Malgrado il fatto che il suo culto si sia sviluppato solo dopo il suo accostamento a Poseidone, Nettuno fu sempre meno popolare, fra i marinai, di quanto lo fosse Poseidone presso i Greci.

Secondo la mitologia, abitava in fondo al mare e comandava i mostri marini e le tempeste. Viene spesso rappresentato ritto su di un carro trainato da cavalli marini, e con un tridente nella mano destra come simbolo di comando

Veniva onorato il 23 luglio, con le festività dei Neptunalia, a cui furono poi uniti i ludi Neptunialicii (dal III secolo a.C.) .

Il suo tempio si trovava al Circo Flaminio all’interno del Campo Marzio a Roma.

Nella mitologia Romana aveva una divinità associata (paredra) detta a volte Salacia a volte Venilia.

Epiteto ricorrente di Nettuno/Poseidone era Enosìctono o Enosigeo (lat. Ennosigaeum, gr. Ε(ν)νοσίγαιος, scuotitore di terre).

Poseidone o Posidone (in greco Ποσειδών) è infatti il dio del mare e dei terremoti e maremoti nella mitologia greca.

Figlio di Crono e fratello di Zeus, Ade, Era, Estia e Demetra è uno dei dodici dèi dell’Olimpo. La sua consorte è la Nereide Anfitrite e da lei ha avuto quattro figli: Tritone, un essere mezzo uomo e mezzo pesce, Roda, ninfa marina protettrice dell’isola di Rodi (chiamata così in suo onore)e sposa di Elios, Cimopolea, dea minore delle tempeste marine particolarmente violente e Bentesicima, dea minore delle onde.

Il simbolo del dio era il tridente e gli animali a lui sacri erano il cavallo (creato da lui dalle onde del mare), il toro e il delfino.

Divinità simili a Poseidone del mondo antico furono Rodon nella religione illirica e Nethuns nella religione etrusca e il suo corrispondente romano fu Nettuno.

In suo onore venivano celebrati i giochi Istmici.

Nell’età dell’oro, Poseidone, se si fa affidamento alle tavolette d’argilla in scrittura Lineare B giunte fino a noi, nell’antica città di Pilo era considerato il più importante tra gli dei; in queste iscrizioni il nome PO-SE-DA-WO-NE (Poseidone) ricorre con frequenza molto maggiore rispetto a DI-U-JA (Zeus). Si trova anche una variante femminile dello stesso nome, PO-SE-DE-IA, il che indica l’esistenza di una dea compagna di Poseidone che in tempi successivi venne dimenticata. Le tavolette rinvenute a Pilo riportano la memoria di sacrifici in onore de Le due regine e Poseidone oppure Le due regine e il re. L’identità che più facilmente può essere attribuita alle due regine è quella di Demetra e Persefone o di due dee loro antesignane, in ogni caso divinità che in epoche successive non furono più associate alla figura di Poseidone. Il dio era già identificato come Scuotitore di terra ovvero E-NE-SI-DA-O-NE nella Cnosso di epoca micenea, un titolo estremamente importante, soprattutto considerando che i terremoti sono stati una delle cause principali della caduta della civiltà minoica.

In una delle tavolette di Pilo si trova un legame tra i nomi di Demetra e Poseidone, che compaiono come PO-SE-DA-WO-NE e DA-MA-TE, inseriti in un contesto di richieste di grazia agli dei. La sillaba DA, presente in entrambi i nomi sembrerebbe derivare da una radice Protoindoeuropea associata al concetto di distribuzione di terre e privilegi, per cui Poseidone potrebbe significare Signore distributore o Compagno della distributrice parallelamente a Demetra, La madre distributrice.

Origini del culto

Nella cultura micenea, pur così dipendente dal mare, non è stata ritrovata alcuna prova di un legame tra Poseidone e il mare stesso. Evidentemente il culto del dio era nato in precedenza e indipendentemente da quello che sarebbe diventato il suo regno.

Visto che la figura di Poseidone è in stretta relazione sia con il mare sia con i cavalli e considerando la lontananza dal mare delle zone in cui abitavano gli antichi indoeuropei, alcuni studiosi ritengono che Poseidone originariamente nasca come un dio-cavallo e che solo in seguito sia stato assimilato alle divinità acquatiche orientali quando i popoli greci mutarono la loro fonte di sostentamento principale passando dalla coltivazione della terra allo sfruttamento del mare con la pesca e i commerci marittimi.

Secondo Pausania, Poseidone era uno dei custodi dell’Oracolo di Delfi prima che Apollo ne assumesse il controllo. Apollo e Poseidone spesso si occuparono degli stessi aspetti delle vicende umane: ad esempio durante la fase della fondazione di nuove colonie Apollo per mezzo dell’Oracolo autorizzava i coloni a partire e indicava loro dove stabilirsi, mentre Poseidone si prendeva cura dei coloni durante la navigazione verso la nuova patria e procurava le acque lustrali per celebrare i sacrifici propiziatori per la fondazione della nuova città. L’Anabasi di Senofonte descrive un gruppo di soldati Spartani che intonano, dedicandolo a Poseidone, un peana che è un tipo di inno che, normalmente, veniva dedicato ad Apollo.

Come anche Dioniso e le Menadi, Poseidone aveva la capacità di provocare alcune forme di disturbo mentale: uno dei testi di Ippocrate riporta come alla sua opera fosse attribuito l’insorgere di certi tipi di epilessia.

Poseidone era venerato come divinità principale in molte città: ad Atene era considerato secondo soltanto ad Atena, mentre a Corinto e in molte città della Magna Grecia era considerato il protettore della polis.

Le celebrazioni in onore di Poseidone si tenevano, all’inizio della stagione invernale, in molte città del mondo greco.

I marinai rivolgevano preghiere a Poseidone perché concedesse loro un viaggio sicuro e talvolta come sacrificio annegavano dei cavalli in suo onore. Quando mostrava il lato benigno della sua natura Poseidone creava nuove isole come approdo per i naviganti e offriva un mare calmo e senza tempeste. Quando invece veniva offeso e si sentiva ignorato allora colpiva la terra con il suo tridente provocando mari tempestosi e terremoti, annegando chi si trovasse in navigazione e affondando le imbarcazioni.

L’iconografia classica di Poseidone lo ritrae alla guida del suo carro trainato da cavallucci marini o da cavalli capaci di correre sul mare.In linea con quanto dicevamo sulla sua origine! Spesso era rappresentato insieme a delfini e con in mano il suo tridente.

Poseidone nella mitologia

Poseidone era figlio di Crono e Rea e quindi fratello di Zeus, Ade, Estia, Demetra ed Era. Secondo Esiodo, Poseidone è fratello maggiore di Zeus, mentre secondo Omero il maggiore è Zeus, Poseidone il secondo e Ade il terzo.

Esiodo racconta infatti, che come i suoi fratelli e sorelle Poseidone venne divorato dal padre Crono e successivamente rigurgitato da esso costretto da Zeus, l’ultimogenito riuscito a sfuggire al terribile genitore grazie alla madre Rea. Secondo altre tradizioni invece Rea riuscì a salvare Poseidone: secondo Pausania diede in pasto al marito un puledro e nascose il figlio in un branco di cavalli; secondo Diodoro Siculo Rea affidò il figlio alle cure dei Telchini, magici abitanti di Rodi, e dell’Oceanina Cefira.

Poseidone insieme a fratelli e sorelle, agli Ecatonchiri e ai Ciclopi, che gli forgiarono la sua arma, il tridente, sconfisse Crono e i Titani nella Titanomachia. I Titani furono scaraventati nel Tartaro e Poseidone stesso provvide a costruire le mura di bronzo che li imprigionavano.

Quando poi si decise di dividere il mondo in tre regni, vi fu un sorteggio: Zeus ricevette il cielo, Ade, ingannato da Zeus, il mondo sotterraneo dell’oltretomba, mentre a Poseidone toccarono il mare e le acque.

Il dio del mare partecipò anche alla guerra tra gli Olimpi e i Giganti, la Gigantomachia, nella quale combatté contro il gigante Polibote e lo sconfisse tagliando un pezzo dell’isola di Coo con il suo tridente e scaraventandoglielo contro, creando così l’isola di Nisiro.

La contesa con Atena per Atene

Agostino nel La città di Dio riporta la spiegazione di Varrone sull’etimologia del nome della città di Atene: la sfida tra Atena e Poseidone.

In quel luogo spuntò all’improvviso un ulivo e sgorgò dell’acqua. Consultato l’Oracolo di Delfi, rispose che l’ulivo simboleggiava la dea Atena e l’acqua il dio Poseidone e che i cittadini potevano scegliere il nome di una delle due divinità per denominare la propria città.

Il re Cecrope allora convocò tutti i cittadini: i maschi votarono per Poseidone, le donne per Atena. Vinse la seconda perché si ebbe un voto in più delle donne. Allora Poseidone devastò i campi di Atene con le onde del mare e per placarne l’ira le donne furono punite: d’allora in poi non avrebbero più votato, nessun figlio avrebbe preso il nome della madre e nessuna sarebbe stata chiamata come la dea vincitrice della contesa.

Apollodoro invece narra che a giudicare la disputa tra le due divinità furono gli dei dell’Olimpo, che decretarono la vittoria di Atena poiché Cecrope aveva testimoniato che la dea aveva piantato l’olivo prima di Poseidone.

Si pensa che questa leggenda sia sorta nel ricordo di contrasti sorti nel periodo Miceneo tra gli abitanti originari della città e dei nuovi immigrati: tra agricoltori e marinai!

È interessante notare come Atene, nonostante questa scelta, all’apice del suo sviluppo fu una grande potenza navale, capace di sconfiggere la flotta Persiana nella battaglia di Salamina.

In una versione della storia differente, Atena e Poseidone avevano rotto una relazione appena prima della contesa, aggiungendo quindi un altro motivo valido alla lotta per il possesso della città.

L’Inno omerico a Poseidone

L’inno a Poseidone, incluso nella raccolta degli Inni omerici, consiste in una breve invocazione, un preambolo disette versiche si rivolge al dio come “scuotitore della terra e delle lande marine, dio dei profondi abissi che è anche signore del Monte Elicone e dell’ampia Aigaì” e ricorda anche la sua doppia natura di dio dell’Olimpo: “domatore di cavalli e salvatore di navi”.

La ribellione a Zeus e la punizione

Omero racconta che un giorno gli dei dell’Olimpo, capeggiati da Era, Apollo e Poseidone, si ribellarono a Zeus e lo legarono. A salvare il Re degli Dei fu la nereide Teti, che chiamò il centimano Briareo che lo salvò.

Come punizione, Zeus costrinse Poseidone e anche Apollo a servire il re di Troia Laomedonte. Questi chiese loro di costruire un’enorme cinta muraria che corresse tutt’attorno alla sua città e promise di ricompensarli per questo servizio. Il re di Troia tuttavia, non mantenne la parola data. Per vendicarsi, Poseidone mandò un mostro marino ad attaccare la città, che però venne ucciso da Eracle.

Nella guerra di Troia

Nell’Iliade, Poseidone si schiera dalla parte dei Greci e in diverse occasioni scende in battaglia contro l’esercito Troiano. Tuttavia nel XX libro, interviene a salvare Enea, quando il principe Troiano è sul punto di essere ucciso da Achille.

L’astio per Odisseo

Odisseo, come racconta lui stesso, per salvarsi dal selvaggio e antropofago Ciclope Polifemo, figlio del dio del mare e della ninfa marina Toosa, lo acceca e scappa. Poseidone, da quel momento, scatena tutta la sua furia nei confronti del re di Itaca, che non ucciderà, ma costringerà per anni lontano dalla sua patria.

Poseidone non partecipa al concilio degli dei nel quale viene deciso che Odisseo potrà tornare a casa lasciando Ogigia dopo tanti anni dal momento che partecipa a un banchetto presso gli Etiopi. Quando il dio del mare, tornando dal banchetto, si accorge che Odisseo sta navigando in mare, capisce che gli dei avevano deciso che potesse ritornare a casa e scatena i venti contro il mortale, facendolo naufragare dalla propria zattera prima che arrivi a Scheria, la patria dei Feaci.

Per punire i Feaci che avevano riportato a casa Odisseo, il dio del mare trasformò la nave e gli uomini che avevano aiutato il re di Itaca in pietra.


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