Τρίτη 24 Ιουλίου 2018

I greci di Palermo e il rogo: "Con il cuore siamo lì"

atene incendio basilio milatos, atene incendio comunità ellenica siciliana trinacria, atene incendio despoina karniadaki, atene incendio greci palermo, atene incendio haralabos tsolakis, atene incendio palermo, atene incendio vittime, grecia incendio palermoL'incendio di Atene, un cane salvato dalle fiamme

Una piccola comunità indomita che segue lo svolgersi degli eventi ad Atene.

Roberto Puglisi, 24 Luglio 2018

Mentre Atene brucia, mentre la cronaca di un Paese dolce e sfortunato rilascia l'eco di corpi anneriti e abbracciati, nel tentativo di sfuggire al fuoco, anche quaggiù divampa un incendio di paura e di tristezza.

I greci di Palermo, una piccola comunità di indomiti combattenti della memoria, stamattina hanno acceso il televisore e il cuore gli è salito in gola. Le fiamme riprese dai telegiornali, il terrore che i propri cari potessero essere direttamente coinvolti, il sollievo di saperli salvi e, insieme, il dolore per le vittime: tutto ha composto un mosaico altalenante di emozioni.

“Una tragedia incommensurabile – dice il professore Haralabos Tsolakis – e nel momento peggiore”. Tsolakis, che insegna all'Università, nella facoltà di Agraria, è un capo spirituale per i ragazzi che vengono dalla Grecia e che sempre tali sono, essendo la nostalgia un elisir di eterna giovinezza. Il professore è la guida della Comunità Ellenica Siciliana Trinacria che anima iniziative e incontri. “Siamo molto colpiti e tristi per le notizie, per i morti, e seguiamo tutto con apprensione – spiega -. La mia terra è già in ginocchio per i motivi che sappiamo. Si parlava, quest'anno, di un boom del turismo che avrebbe dato un po' di ossigeno. Davvero, una cosa atroce”.

Basilio Milatos è un greco di seconda generazione, palermitano, con il papà di Cefalonia che quaggiù trovò una nuova patria e la compagna della sua vita. Racconta: “La Grecia è il mio luogo dell'anima, per le origini e perché ho studiato al classico. Chiunque abbia frequentato quel liceo si innamora dei suoi miti e della sua storia. Ci sono tanti morti e c'è una situazione economicamente terribile che verrà aggravata dal disastro. Ho amici e parenti che, per la crisi, hanno perso il lavoro da un giorno all'altro. Hanno tagliato le pensioni, gli stipendi e l'assistenza sanitaria. Ci sono uomini in giacca che, la sera, frugano nei cassonetti. Eppure, quello greco è un popolo di gente meravigliosa. Hanno il gusto della vita, sono coraggiosi e trovano sempre la forza per rialzarsi”.

Basilio, che è una penna sensibile, ha scritto sul suo blog: “Quello d’Africa è più conosciuto. Ma il mio è un altro: soffro del mal di Grecia. Ogni tanto si sopisce, non si fa sentire per qualche mese, poi, infingardo, torna a colpirmi all’improvviso, a tradimento (…). E io rimango bloccato, davanti al pc, al mio pasto veloce in pausa, al bus che passa, al semaforo che cambia colore. Via tutto. Vedo la sabbia color oro e l’azzurro abbagliante dello Ionio. Ed è allora che so, che sento, che voglio, che devo essere là”.

Despoina Karniadaki, pure lei punto di riferimento della Comunità Trinacria, ha persone che ama nei dintorni della catastrofe: “Sono riuscita a chiamare dopo vari tentativi, stanno tutti bene. Mi hanno raccontato di avere vissuto momenti tremendi, con la gente che scappava, disorientata. Alcuni sono finiti proprio addosso al rogo nel tentativo di salvarsi. I focolai erano molto estesi, in varie zone. Sono località abitate sempre e molto affollate nei mesi estivi. Siamo lì con il cuore”.

La storia dell'ingegnere Karniadaki è una fotocopia di altre: “Sono arrivata qui all'inizio degli anni Novanta e non sono più andata via. Perché?”. La risposta è un soffio che rinfresca un po', mentre Atene brucia: “Naturalmente per amore”.


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