Πέμπτη 12 Ιουλίου 2018

C’è una nuova Guerra fredda nel Mediterraneo est?

C’è una nuova Guerra fredda nel Mediterraneo est?

Perché Atene e Mosca non sono più amiche come un tempo? Lontani i giorni del prestito “ponte” a Tsipras & Varoufakis. Oggi si allontanano i diplomatici con l'ombra della destabilizzazione.

Francesco De Palo, 11 07 2018

Nel 2015, quando il piano B di Tsipras & Varoufakis era più di una semplice bozza, il primo a raggiungere di persona e a luci spente il neo premier greco si dice fu l’ambascatore russo ad Atene di allora. Erano giorni complicati tanto per la Grecia quanto per l’eurozona: il referendum greco, la troika, le nuove misure di austerità e i prestiti ponte su cui il Fondo Monetario Internazionale fu il primo ad esprimere criticità.

Oggi, a distanza di tre anni, i parametri legati alla politica estera e alla geopolitica sembrano cambiare tra Grecia e Russia, con l’Egeo che potrebbe diventare terreno di scontro tra due superpotenze.

LA DIPLOMAZIA

Si registra un aumento della tensione tra i governi di Atene e Mosca che, solo tre anni fa, erano sul punto di fare nascere una “cosa” nuova nell’Ue, con una via di credito russa da 5 miliardi per la crisi greca poi naufragata.

Adesso il ministero egli esteri russo fa filtrare la possibilità che alcuni diplomatici greci possano essere espulsi dalla Russia. Ciò in risposta all’intenzione di Atene di espellere a sua volta due diplomatici russi accusati di azioni contro la sicurezza nazionale.

Pare che Atene ufficiosamente li accusi di spionaggio e di social-influenza su due casi spinosi come il nome Macedonia (che sta provocando ancora dimostrazioni nelle piazze di Salonicco) e come le strategie sul gas, che vedono la Grecia a braccetto di Israele e Cipro per i nuovi giacimenti del Mediterraneo orientale. Piccoli punti che, se uniti, danno un nuovo quadro: secondo alcuni analisti sono questi i primi riverberi della recente presenza militare degli Usa in Grecia e non più in Turchia, accanto alla costruzione, in Turchia, di una nuovissima centrale nucleare.

QUI ATENE

“Lo Stato greco vuole buone relazioni con tutti gli Stati, ma non è possibile accettare comportamenti che non rispettano il diritto internazionale e il governo greco”. Così lo speaker del governo ellenico e fedelissimo di Tsipras, Dimitris Tzanakopoulos, ad un canale televisivo. Ha aggiunto che il governo “non tollererà alcuna condotta che violi il diritto internazionale”.

Alla domanda sul fatto che vi siano state alcune violazioni del diritto internazionale da parte russa, Tzanakopoulos ha risposto che “si stima che ci sono stati tali comportamenti e quindi le misure necessarie saranno prese”.

MA FINO A IERI…

Lo scorso marzo però la Grecia aveva detto di no a Londra e Washington, che avevano espulso alcuni diplomatici russi. Addirittura c’era stato un contatto telefonico diretto tra Alexis Tsipras e Vladimir Putin. Il motivo? Un fil rouge solido e costante fatto di rapporti, affari, investimenti che Mosca ha fatto e sta continuando a fare ad Atene in una serie di ambiti strategici come gas, petrolio, materie prime e, più in generale, al cono di interesse che Mosca continua a nutrire nei Balcani.

In più non va sottovalutato l’ultimo frutto di questa influenza, ovvero la privatizzazione del porto di Salonicco, dove il ruolo di player lo ha avuto uno dei personaggi più influenti sull’asse Atene-Mosca: l’oligarca ellenorusso Ivan Savvides.

Si tratta del 30mo uomo più ricco di Russia, già deputato alla Duma, presidente della squadra di calcio del Paok Salonicco e che è entrato nel porto containers di Salonicco in partnership con i tedeschi e i marsigliesi di Cma in chiave anti Cosco. Una mossa che si accosta alla strategia di tre colossi come Rosneft, Gazprom e Sintez, presenti in maniera fortemente invasiva in Grecia, con il macro obiettivo di utilizzare Atene come trampolino mediterraneo.

NEW STRATEGY

È in questo quadro che gli interessi russi e i nuovi paletti immessi da Washington nell’Egeo non potevano che finire per divergere. Gli Usa dopo il disimpegno dalla base turca di Incirlik hanno scelto la Grecia come nuovo hub militare per navi, sottomarini, uomini e aerei con il doppio obiettivo di presenziare il quadrante mediterraneo e assicurarsi quel controllo sul Medio Oriente imprescindibile viste le evoluzioni dei nuovi dossier cerchiati in rosso, come quello nucleare in Iran e l’evoluzione del dossier gasdotti con la Turchia.

Il Pentagono può contare sulla base sommergibili di Souda Bay a Creta, sull’aeroporto di Andravida con una pista per i caccia ricavata nella pancia di una montagna, sull’aeroporto militare di Larissa e su un atollo disabitato nell’Egeo che sarà trasformato in una base navale galleggiante, come quelle che sono nate nel mare Cinese. In più le nuove commesse Usa per realizzare navi militari saranno affidate al cantiere greco di Skaramangas.

Proprio Ankara è la principale spina nel fianco della Nato, con la questione ancora aperta dei due militari greci detenuti da sei mesi (ne parleranno oggi Tsipras ed Erdogan dopo la lettera di Lady Pesc), con le rivendicazioni sul gas a Cipro dove c’è il colosso Exxon, con gli sconfinamenti nei cieli greci non solo degli F16 di Ankara ma anche dei nuovi droni utilizzati da Erdogan, si dice, per tenere d’occhio le perforazioni che le navi delle aziende assegnatarie stanno effettuando a largo di Creta e Cipro.


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