Ormai è scientificamente provato. L'antica cultura greca (s'intende la cultura in senso antropologico, come concezione del mondo e della vita), dopo quasi tremila anni, sopravvive ancora nel Sud Italia. Lo studioso di filologia greca e latina Emanuele Lelli, ha pubblicato per Bompiani, uno splendido libro dal titolo "Sud antico, diario di una ricerca tra filologia ed etnologia". Per anni, Lelli ha viaggiato nelle regioni montuose più remote del Sud Italia, intervistando gli anziani dei paesi e delle campagne. Dallo studio è emerso come nella cultura popolare del Sud Italia sopravvivono pressoché intatte centinaia di credenze, conoscenze, modi di dire e di fare bene attestati negli autori classici, da Esiodo ad Omero, da Platone a Teocrito.
E' incredibile come tutto questo sia passato di generazione in generazione attraverso la trasmissione orale del sapere, per tutto questo tempo. Il libro è uno scrigno straordinario dal quale attingere informazioni, comparazioni, soluzioni di emigmi. Come scriveva Fernand Braudel, la memoria del Mediterraneo è conservata nelle montagne. E Le montagne del Sud Italia sono lo scrigno segreto della più grande cultura del Mediterraneo. Dobbiamo fare in modo che tutto questo non scompaia. Abbiamo poco tempo prima della definitiva omologazione.
E' incredibile come tutto questo sia passato di generazione in generazione attraverso la trasmissione orale del sapere, per tutto questo tempo. Il libro è uno scrigno straordinario dal quale attingere informazioni, comparazioni, soluzioni di emigmi. Come scriveva Fernand Braudel, la memoria del Mediterraneo è conservata nelle montagne. E Le montagne del Sud Italia sono lo scrigno segreto della più grande cultura del Mediterraneo. Dobbiamo fare in modo che tutto questo non scompaia. Abbiamo poco tempo prima della definitiva omologazione.
Un viaggio della memoria in una duplice direzione: dall'oggi al passato, dagli antichi a noi.
"Bova, Aspromonte grecanico. Arrivo a casa di Mastro Leo. Mentre varco la soglia esclama: 'co lu bono pede, mi raccomando!' Riecheggiano nella mia mente le parole del servus di Trimalcione, che accogliendo i protagonisti del Satyricon nel palazzo del padrone, esclama: 'Col piede destro'!"
In quanti modi si può 'leggere' - e raccontare - il mondo antico? Emanuele Lelli, da alcuni anni, propone di indagare i testi (e non solo) delle civiltà greca e romana con uno 'sguardo folklorico' attento a quei tratti popolari dei quali anche i più idealizzati 'classici' sono permeati. Per metterli in luce, e interpretarli, è partito dall'ipotesi per cui la forza della tradizione culturale, di generazione in generazione, avesse potuto conservarli, almeno nella memoria, in comunità agropastorali di antichissime origini greco-romane, quali ancora oggi si presentano numerosi centri del nostro Meridione. Un'ipotesi che andava verificata sul 'campo'. Coniugando filologia classica ed etnologia, attraverso
numerosi campi in tutte le regioni meridionali, in decine e decine di interviste, il diario di questa appassionata ricerca scientifica rivelerà, pagina dopo pagina, che la memoria degli anziani contadini dell'Aspromonte o dei pastori abruzzesi, degli allevatori salentini o dei caprai dei Nebrodi, ha conservato in modo sorprendente credenze, superstizioni, gesti quotidiani, rimedi terapeutici, motivi di canto, proverbi ed espressioni idiomatiche che derivano, per ininterrotta tradizione orale, dal mondo antico. Un viaggio della memoria, dunque, in una duplice direzione: dall'oggi al passato, dagli antichi a noi.
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