Siete mai stati in Grecia? Se ci siete stati, probabilmente vi sarà
capitato di sentire un qualsiasi greco, una volta saputo che siete italiani, dire la fatidica frase: " 'Ελληνες κι Ιταλοί, μία φάτσα, μία ράτσα" (si pronuncia: "élines ki italì, mìa fàzza, mìa razza"). Vuol dire che siamo tutti su questo lago salato che si chiama Mediterraneo. Abbiamo tutti la stessa faccia e siamo della stessa razza. Italiani, greci, arabi, spagnoli, jugoslavi, turchi…tutti quanti. Per sottolinearlo, i greci hanno usato due delle centinaia di parole di origine italiana (di antico e a volte antichissimo prestito) che esistono nel greco popolare. Tutto questo nonostante gli imbecilli di vari colori che allignano da tutte le parti. Nonostante guerre sanguinose ci abbiano messo spesso gli uni contro gli altri per niente, o per soddisfare le tronfie voglie di qualche tronfio coglione che ne è stato travolto. Uno di questi tronfi coglioni si chiamava Benito Mussolini, che alcuni coglioni altrettanto tronfi si ostinano ancora a considerare come un "grande statista". Quello, insomma, che volle "spezzare le reni alla Grecia", finendo sbugiardato, sconfitto e costretto a ricorrere all'aiuto di Hitler. Il prezzo fu la vita di migliaia di italiani e di greci. Perché i tronfi coglioni sono, sovente, anche degli assassini.
Logico che, durante l'invasione della Grecia del 1940-41, un paese che nulla aveva fatto all'Italia, i greci, combattendo valorosamente, non avessero nei confronti dell'Italia e degli italiani un atteggiamento così fraterno come quello espresso dalla frase di prima (che è antica). Furono composte decine di canzoni di scherno nei confronti del "duce" e degli italiani, e a volte di scherno crudele. Questa è la guerra. Passata la bufera, qualcuno volle rimettere le cose a posto. Come ad esempio, con questo gioiello di piccola canzone, Pythagoras Papastamatiou, compositore e autore che si firmava semplicemente "Pythagoras". Immaginò un "bruno napoletano" (immagine un po' stereotipata all'estero: gli italiani sono spesso tutti bruni e tutti napoletani) e Panos, un greco, che si erano combattuti e ammazzati a vicenda. E che ora dormono…abbracciati assieme. Il napoletano barbiere, e il greco pescatore. Due poveracci, uno mandato a morire e l'altro morto per difendere il suo paese. Mia fazza, mia razza. Cosa che fu vista meglio quando un'Italia diversa da quella degli attuali anni di stronzio accolse migliaia di esuli e studenti greci durante la dittatura dei colonnelli. [RV]
Logico che, durante l'invasione della Grecia del 1940-41, un paese che nulla aveva fatto all'Italia, i greci, combattendo valorosamente, non avessero nei confronti dell'Italia e degli italiani un atteggiamento così fraterno come quello espresso dalla frase di prima (che è antica). Furono composte decine di canzoni di scherno nei confronti del "duce" e degli italiani, e a volte di scherno crudele. Questa è la guerra. Passata la bufera, qualcuno volle rimettere le cose a posto. Come ad esempio, con questo gioiello di piccola canzone, Pythagoras Papastamatiou, compositore e autore che si firmava semplicemente "Pythagoras". Immaginò un "bruno napoletano" (immagine un po' stereotipata all'estero: gli italiani sono spesso tutti bruni e tutti napoletani) e Panos, un greco, che si erano combattuti e ammazzati a vicenda. E che ora dormono…abbracciati assieme. Il napoletano barbiere, e il greco pescatore. Due poveracci, uno mandato a morire e l'altro morto per difendere il suo paese. Mia fazza, mia razza. Cosa che fu vista meglio quando un'Italia diversa da quella degli attuali anni di stronzio accolse migliaia di esuli e studenti greci durante la dittatura dei colonnelli. [RV]
Μελαχρινέ Ναπολιτάνο
Pythagoras / ΠυθαγόραςO bruno napoletano,
la guerra è terribile.
Tu hai pugnalato Panos,
e poi lui ti ha ammazzato.
Tu, a Napoli barbiere
e lui, pescatore in Etolia,
vattelappesca come siete
arrivati ad ammazzarvi.
Ora dormite abbracciati
come ha voluto Iddio,
che i popoli fossero fratelli,
neri e bianchi, un solo popolo.
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