Quando ti incontrano, magari mentre giri per il porto vestito solo con una maglietta e pantaloncini da bagno, ti chiedono “Italiano? Buongiorno, Buonasera, eh.. Italiani, greci, una faccia una razza”.
Percorrendo le vie più lontane dalle mete turistiche, quelle più famose e alla moda, è facile imbattersi in greci che vanno in vacanza, con i loro caffè frappe, poco zucchero e latte, le tavolate nelle taverne imbandite di mille portate, dalle insalate ai fritti, consumate insieme in un delirio di sapori che si mescolano, lasciando sempre un po’ di cibo nel piatto, come a dire “me lo posso permettere”.
La crisi ha colpito duro Atene e Salonicco, le sole due cittá della Grecia che possono essere definite tali. Tuttavia, in Calcidica, la penisola a tre dita ad est di Salonicco, con il suo sacro Monte Athos dove vivono i monaci proprietari di questa parte della Grecia, la vita si sostiene ed è regolata ancora dal turismo locale e per la maggior parte da nuovi vacanzieri provenienti dall’est Europa. Targhe serbe, croate, bulgare e slovene si parcheggiano nelle stradine sterrate che portano a spiagge incantevoli. Tutto si muove lentamente, in accordo con il sole, il mare ed il vento che regolano pigramente le ore della giornata.
In una taverna, giorni fa un oste spiegava ad alcuni commensali tedeschi il suo scetticismo nei confronti dell’Europa, basato proprio nella impossibilità da parte delle nazioni del Nord di capire quella che lui chiama l’essenza, l’anima mediterranea. E aggiungeva che non era colpa loro, ma del clima freddo e delle nuvole per la maggior parte dell’anno, condizioni che inducono alla malinconia ed alla tristezza. L’oste si considera un privilegiato nel poter godere del sole e del mare, quindi li perdonava e probabilmente – ma è solo una opinione personale – li compativa pure.
E poco gli importava delle dimissioni del premier Tsipras, della crisi di governo e delle prossime elezioni. É abituato ad arrangiarsi come può, servendo le sue insalate ed il suo pesce, gli spiedini di maiale o pollo e gli yogurt con miele e noci. E al momento del conto, a volte c’é pure lo scontrino, più spesso lo dice a voce, servendoti frutta fresca e cocomero come ringraziamento per l’ospite che paga in contanti e poi magari ritorna.
Non so se quell’oste ha ragione o meno, di chi siano e se ce ne sono di colpe. Poco importa e per nulla incide o può cambiare la bellezza e la maledizione di questo piccolo paradiso terrestre, minato da abitudini, usi e vizi che ogni volta confermano quel detto popolare che evidenza un similaritá unica tra due popoli e accompagna l’ospite tutti i giorni del soggiorno. “Italiano, una faccia, una razza”: é curioso che la senti pronunciare sempre dai greci e – pare – abbia origine da un italiano.
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