Nel 1801, com’è noto, Lord Elgin iniziò il sistematico e vergognoso spoglio dell’Acropoli di Atene.
Presero la via dell’Inghilterra tutte le sculture del frontone del Partenone, le metope, i fregi, tutto. La stessa sorte doveva toccare alle sei Cariatidi dell’Eretteo, ma accadde qualcosa, qualcosa di portentoso che dissuase il nobile britannico e i suoi a portar via le statue.I manovali di Elgin avevano in realtà iniziato a staccare dal sacello le Cariatidi, tanto che una era stata imballata e imbarcata per Londra, e in effetti lì si trova ancora oggi esposta al British Museum. L’indomani avrebbero smontato le altre, ma quella notte, nel buio più assoluto, l’Acropoli prese a risuonare di pianto e singulti di donne. Nessuno tra quanti vivevano sulla rocca, che al tempo ospitava un quartiere fortificato e una guarnigione ottomana, riusciva a capire l’origine di quel lamento, che si udiva pur così forte e chiaro in ogni angolo della cittadella. Poi qualcuno comprese con sgomento: erano le cinque Cariatidi rimaste nell’Eretteo che piangevano disperatamente per il barbaro ratto della sorella!
Il fatto impressionò talmente tanto gli abitanti della città che l’indomani impedirono agli inglesi di prendere le altre statue. Così cinque di esse si trovano ancora ad Atene, mentre la sesta, prigioniera in un paese straniero, brama di tornare a casa con gli altri marmi dell’Acropoli.
NB. Le Cariatidi che si vedono oggi sull’Acropoli sono in realtà delle perfette copie. Le sculture originali sono custodite nel bellissimo e modernissimo Museo dell’Acropoli, meta obbligata di ogni viaggio nella Capitale ellenica. A posto della sesta cariatide resta uno spazio vuoto, vuoto ma colmo di indignazione.
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