Ritenuto
fino ai nostri giorni il "padre della medicina", Ippocrate, che visse
in Grecia durante l'età d'oro di Pericle, ebbe un ruolo fondamentale nel
consolidarsi della professione del medico, l'iatròs, lasciando ai posteri un
corpus di opere di inestimabile valore scientifico; a queste si aggiungeranno
gli scritti di numerosi suoi discepoli e seguaci, la maggior parte dei quali
destinati a rimanere nell’anonimato, venendo così a formare una vasta e
variegata raccolta di opere, spesso interamente attribuite a Ippocrate.
8 maggio 2020
Ritenuto
fino ai nostri giorni il "padre della medicina", Ippocrate, che visse
in Grecia durante l'età d'oro di Pericle, ebbe un ruolo fondamentale nel
consolidarsi della professione del medico, l'iatròs, lasciando ai posteri un
corpus di opere di inestimabile valore scientifico; a queste si aggiungeranno
gli scritti di numerosi suoi discepoli e seguaci, la maggior parte dei quali
destinati a rimanere nell’anonimato, venendo così a formare una vasta e
variegata raccolta di opere, spesso interamente attribuite a Ippocrate.
Ippocrate di
Coo, l'Asclepiade
Attraverso
una minuziosa disamina di varie fonti, sia contemporanee che successive
all'epoca di Ippocrate, Jacques Jouanna si è impegnato, tra l’altro, a
rintracciare il percorso storico della "figura di Ippocrate", nella
quale, naturalmente, si sono talvolta fusi anche racconti e testimonianze
concernenti discepoli, continuatori dell’opera o compagni di viaggio di
Ippocrate (2001). Nato sull'isola di Cos, nel 460 a.C., Ippocrate veniva da una
famiglia aristocratica di medici che affermavano di essere discendenti di
Podalirio, figlio di Asclepio (l'Esculapio dei romani), il dio della medicina
originario della Tessaglia. Ippocrate fu educato e praticò la sua professione a
Cos, dove divenne un medico rinomato. Jouanna riporta tanti degli aneddoti
sulla vita di Ippocrate, quale l'incontro con Democrito ad Abdera o il suo
rifiuto di prestare i propri servizi alla corte del re persiano Artaserse I. In
linea con la tradizione del medico itinerante dell'epoca, Ippocrate intraprese
un viaggio che lo avrebbe portato nelle terre di Asclepio, in Tessaglia, ma
anche in Macedonia, in Tracia, e persino fino a Propontide. Delle sue visite
mediche in Tessaglia, gli scritti ippocratici offrono un resoconto estremamente
dettagliato. Jacques Jouanna riferisce alcuni degli aneddoti legati a questo
periodo, come la presenza di Ippocrate alla corte del re macedone Perdicca II o
il modo in cui intendeva proteggere i greci nel loro insieme di fronte a una
pandemia proveniente dal nord "barbaro". Nel corso degli anni della
sua attività Ippocrate non ruppe mai i legami con l'isola natale di Cos e, come
si legge nel famoso discorso detto “Presbeutikos”, intervenne a suo favore
facendo, per tramite del figlio Tessalo, appello agli ateniesi perché
cessassero la guerra contro il suo paese natale. In questo stesso discorso,
fonte di molteplici informazioni, si rivelano anche i vincoli particolari di
Ippocrate e della sua famiglia con il sacro luogo di Delfi. Ippocrate morì in
età avanzata a Larissa, fra il 375 e il 351 a.C. (Jouanna 2001). Alla sua morte
egli avrebbe acquisito una fama impareggiabile, in primo luogo tra i suoi
contemporanei, ravvisabile, ad esempio, nelle citazioni delle sue dottrine nei
testi platonici o nella descrizione di ascendenza ippocratica che Tucidide fece
della famosa peste ateniese, e.a. (Jouanna 2001).
Un
contributo imperituro
Il valore
dell'eredità della scuola ippocratica è pluridimensionale. In primo luogo, esso
risiede nella stessa metodologia ippocratica, cioè nell'osservazione empirica e
nella descrizione della sintomatologia clinica di ciascun caso, nonché nel suo
apporto alla formazione di una terminologia dettagliata (Orfanos 2007).
Inoltre, a Ippocrate si attribuisce il merito di aver elaborato una medicina
razionale che ha preso le distanze, senza però staccarsi del tutto,
dall'elemento sacro e religioso. In realtà, la razionalità laica di Ippocrate
era piuttosto flessibile rispetto a quella di altri suoi contemporanei più
radicali, come Tucidide (Jouanna 2001). Tuttavia, Ippocrate e l'affermazione
del suo pensiero segnarono il declino (irreversibile) delle spiegazioni di
natura metafisica nell'ambito della medicina. Degno di nota è anche il fatto
che Ippocrate ha lasciato in eredità al mondo medico una serie di rigorosi
precetti etici riguardo alla condotta dei medici, prima di tutto con il
cosiddetto Giuramento di Ippocrate. Ancora oggi, a livello medico mondiale, la
terminologia medica, il codice deontologico, il concetto olistico del benessere
(lontano da rigide dicotomie tra uomo/ambiente, corpo/psiche) e l'attenzione
empirica nei confronti delle epidemie e delle malattie infettive, fanno
dell'eredità ippocratica un punto di riferimento e di ispirazione tra gli
scienziati medici (Pappas et al 2008, Orfanos 2007).
Le epidemie
come questione sociale
Una
particolare menzione va fatta al lavoro della scuola ippocratica sulle malattie
infettive e al suo impiego nella letteratura scientifica contemporanea; Pappas,
Kiriaze e Falagas segnalano alcune descrizioni che potrebbero riferirsi alla
peste bubbonica, la malattia responsabile della peste di Atene (430-428 a.C.),
ma anche descrizioni minuziose delle febbri ricorrenti della malaria; Ippocrate
mise in rilievo i fattori ambientali della malaria, tra cui la vicinanza di
acque stagnanti (Pappas et al 2008). In modo analogo, Mirko Grmek fa notare che
gli scritti ippocratici riflettono una vasta esperienza clinica della malaria
nell'area greca, rispecchiando un interesse diffuso, presente anche nella
letteratura non medica dell'epoca (si vedano i riferimenti alle febbri
malariche molto comuni nella vita quotidiana degli ateniesi in Aristofane o
Platone) (1989). Oltre alla malaria, che era la malattia per eccellenza del
mondo greco (Grmek 1989), la metodologia ippocratica è stata applicata anche in
altre occasioni, come nel caso della famosa "tosse di Perinto".
Quest'ultima è stata oggetto di uno studio quasi epidemiologico condotto da un
seguace della scuola ippocratica, o dallo stesso Ippocrate, che visitò la
colonia greca di Perinto nella Propontide intorno al 400 a.C.. A partire da
allora, diversi medici specialisti e molti classicisti si sono occupati della
sintomatologia clinica della "tosse perinziana", spesso considerata
come la prima descrizione di un'epidemia influenzale, ma in realtà piuttosto
meglio spiegata sotto il profilo della difterite o della comparsa simultanea di
più malattie infettive (Pappas et al 2008, Grmek 1989).
Va notato
che il termine stesso di “epidemia” nell'opera di Ippocrate si riferiva a una o
più malattie generali che colpivano una gran parte della popolazione (Jouanna
2001), o secondo Mirko Grmek, la totalità delle malattie che potevano essere
osservate in un dato luogo e in un dato momento (1989). Jacques Jouanna nota
che l'idea del contagio da uomo a uomo era probabilmente estraneo al pensiero
ippocratico, secondo il quale la causa delle malattie (trasmissibili) sarebbe
legata solo a fattori ambientali (Jouanna 2001). Senza dubbio, l'interesse
scientifico riservato all'osservazione e alla gestione medica del sociale nel
suo complesso sono degli elementi chiave per capire l'attualità che il
ragionamento ippocratico conserva anche per le nostre società moderne.
Studi
ippocratici: tra medicina e studi greci
Fin dalla
loro introduzione, i concetti della medicina ippocratica hanno persistito nel
corso dei secoli. Nel mondo occidentale questo sarà il caso perfino durante il
Medioevo, malgrado il fatto che le dottrine ippocratiche fossero poco diffuse
in quei tempi. Intanto, l'eredità ippocratica sarà custodita e valorizzata con
dinamismo nel mondo islamico e nell'Asia centrale; Con l’avvento del
Rinascimento l'Europa saprà riappropriarsi dei precetti ippocratici e
dell'eredità medica dell'antichità attraverso il prisma dell'Umanesimo
crescente di quel periodo (Orfanos 2007). Nonostante l'approccio medico
ippocratico sia stato, a partire dal XIX secolo, inevitabilmente superato dai
progressi scientifici dell'epoca (Jouanna 2001), la figura e l'opera di
Ippocrate non smettono mai di essere riproposte nel mondo della medicina,
innanzitutto come simboli e riferimenti storici, ma anche, naturalmente, tra
gli storici e i classicisti, e continuano a ispirare a tutt’oggi medici e
ricercatori in tutto il mondo.
*Immagine di
copertina: Ippocrate rifiuta i doni di Artaserse (1792) di Anne-Louis Girodet
de Roussy-Trioson (1767-1824), Collezione del Museo di Storia della Medicina di
Parigi.
Testo
originale: “Hippocrate, «père de la médecine» : figure historique et symbole
universel” in GrèceHebdo
s.d.
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