Τετάρτη 2 Νοεμβρίου 2016

Italiani spagnoli e greci, popoli di (nuovi) analfabeti. Patentati.

Italia popolo di analfabeti

Quando si parla di incompetenze, battiamo tutti, dalla Grecia alla Finlandoa, dalla Spagnaall’Estonia. In Europa non c’è nessuno ignorante come noi. Siamo al primo posto per scarse competenze alfabetiche e matematiche, in sostanza per quelle facoltà ritenute essenziali per la crescita individuale e della società. Le competenze, infatti, sono un driver fondamentale di crescita economica, prosperità e benessere sociale.
Il grafico mostra la percentuale di quelli che hanno fallito il “test” messo a punto dall’Piaac (Programme for the International Aessment of Adult Competencies). In sostanza, chi ha totalizzato solo un punto su una scala che va da zero a cinque. Come dire:l’insufficienza. Ebbene, solo il 15% dei finlandesi ha cannato l’esame, contro il 38% degli italiani. Sul podio, tutto al negativo, dopo di noi ci sono la Spagna, al secondo posto, e laGrecia al terzo.
Ignoranti ma laureati
Non tutti sono analfabeti allo stesso modo: ci sono anche quelli che hanno studiato fino alla laurea e, nonostante questo, falliscono il test sulle competenze base. Il grafico (vedi sotto) mostra la percentuale di chi ha poche o nessuna skill, in rapporto al livello di istruzione. Forse non stupisce (mica tanto) che la maggior parte degli analfabeti non siano andati oltre le scuole medie, ma sembra incredibile che ci sia un 2% di analfabeti con una laurea in mano.
Ignoranti e laureati
Quanto conta davvero il “pezzo di carta”
Con una formula molto educata, il documento messo a punto dal Parlamento europeo fa notare che avere una qualifica non significa esserne effettivamente all’altezza. Insomma, il“pezzo di carta” in mano non garantisce nulla contro l’ignoranza.
I dati si riferiscono al: 2013
Fonte: Parlamento Europeo, Piaac


PER IGNORANZA CI BATTE SOLO LA COLOMBIA. MEGLIO DI NOI ANCHE I RAGAZZI RUSSI

I 15enni italiani sono, economicamente parlando, degli analfabeti.
I test Pisa
Il grafico mostra le conoscenze in campo economico e finanziario dei ragazzi in diversi Paesi del mondo. La classifica l’ha stilata l’Ocse basandosi sui risultati dei test Pisa del 2012. Ma mentre tutti hanno fornito i risultati per quanto riguarda la matematica o la comprensione di un testo letterario, solo alcuni hanno condotto tali test anche sulle conoscenze economiche e finanziarie e tra questi c’è anche l’Italia. Il risultato, però, è deprimente.
Risultati deprimenti
I ragazzini italiani sono penultimi in classifica appena sopra la Colombia e molto al di sotto di francesi e spagnoli. Conoscono l’economia e le sue leggi molto meno di quanto le conoscano i colleghi americani (e questo si può intuire) e (perfino) russi. Rispetto ad un punteggio medio in ambito Ocse di 500, noi arriviamo ad appena 466.
Ma c’è di più. L’Ocse ha anche calcolato la percentuale di 15enni che, nei test Pisa, hanno superato il “livello 5” che indica un’ottima conoscenza dell’economia. Mentre mediamente neiPaesi Ocse il 9,7% dei ragazzini è molto ferrato, in Italia lo è solo il 2,1%. Ancora una volta penultimi prima della sola Colombia.
I dati si riferiscono al: 2012
Fonte: Ocse


In Italia solo un quindicenne su 10 ricorda di aver risolto problemi concreti a scuola

Il grafico (barra azzurra) mostra i minuti di lezione di matematica impartiti, in media, in ciascun Paese dell’Ocse, agli alunni di 15 anni. La barra grigia indica la percentuale di quindicenni che ricordano di aver affrontato problemi di “matematica applicata”, per esempio calcolare la durata di un viaggio in treno sulla base dell’orario ferroviario. La barra grigio scuro rappresenta la percentuale che ricorda di aver affrontato problemi teorici, come risolvere un’equazione di secondo grado.
Nelle scuole italiane si insegna matematica più della media Ocse
I quindicenni italiani italiani dedicano a imparare formule ed equazioni, in media, 231 minuti alla settimana. Sono quasi 3 ore in meno dei coetanei del Cile, in testa alla classifica con 397 minuti e meno dei coetanei di altri 22 Paesi, tra i quali Singapore (278), Israele (254) e Stati Uniti (254). La media Ocse è di 217 minuti. Il tempo dedicato alla matematica, nelle scuole italiane, è anche aumentato di 15 minuti dal 2003 al 2012. Inoltre, la differenza tra le lezioni impartite ai ragazzi provenienti da situazioni socioeconomiche privilegiate e quelli provenienti da condizioni di svantaggio è di soli 4 minuti.
Molta teoria e poca pratica
In media, nei Paesi Ocse, il 17,1% dei quindicenni ricorda di aver risolto problemi pratici e il 61,6% problemi teorici. In Italia i risultati sono diversi: solo l’11,6% ha applicato la matematica a situazioni reali, mentre il 71,3% ha affrontato equazioni e formule in modo astratto. Praticamente ovunque i ragazzi dicono di avere appreso la matematica più come teoria che come metodo per risolvere problemi concreti, ma in Italia la differenza è particolarmente accentuata. Peraltro. i test PISA, somministrati dall’Ocse per valutare e confrontare le conoscenze dei quindicenni in tutti i Paesi che ne fanno parte, sono anch’essi in massima parte teorici e quindi i ragazzi italiani ottengono risultati nella media o anche superiori. Non è dato sapere se, poi, siano in grado di utilizzare queste nozioni nella vita pratica.
I dati si riferiscono al 2013
Fonte: Ocse


RISULTATI INFERIORI ALLA MEDIA OCSE SIA NELLA COMPRENSIONE DI UN TESTO CHE IN MATEMATICA

In queste due tabelle l’Ocse mette a confronto le performances degli studenti di alcuni Paesi selezionati con la spesa pubblica.
Il problema dell’allocazione
In pratica si cerca di stabilire se la spesa a favore dell’istruzione è allocata bene oppure no considerando l’entità dell’investimento pubblico e i risultati dei ragazzi ai test Pisache, appunto, servono per valutare il grado di preparazione scolastica. Gli ambiti presi in considerazione sono due: lettura e comprensione di un testo e matematica. L’età degli studenti è quella compresa tra i 6 e i 15 anni.
Ecco il risultato: i risultati dei test Pisa sono inferiori a quanto ci si dovrebbe aspettare considerando la quantità di risorse pubbliche dedicate all’istruzione. Praticamente sia nella lettura e comprensione di un testo sia in matematica i ragazzi italiani ottengono una valutazione inferiore alla media Ocse.
I dati si riferiscono al: 2009
Fonte: Ocse


La spesa per l’istruzione in Italia è crollata dopo la crisi economica
Come si vede, in 10 Paesi la spesa reale è diminuita rispetto agli anni precedenti alla crisi economica mondiale del 2009. La Romania ha speso il 19% in meno, l’Ungheria il 18%,l’Italia il 16%, la Lettonia il 15% e e l’Irlanda il 14%. Al contrario, Paesi come la Danimarca, la Repubblica Ceca, la Germania, la Polonia, il Belgio, il Lussemburgo e la Slovacchia hanno aumentato l’investimento sull’istruzione di oltre il 10%. Nel nostro Paese, proprio nel periodo preso in considerazione, è avvenuta la Riforma Gelmini, che ha avuto come obiettivo proprio il ridimensionamento della spesa per l’istruzione.
Nel nostro Paese il calo demografico non è influente
Se si tiene conto del calo demografico, cioè del fatto che in alcuni Paesi il numero di persone sotto i 19 anni è diminuito nettamente tra il 2006 e il 2016, le variazioni sono ancora più evidenti. Per esempio, la spesa reale dell’Irlanda, rispetto al numero di giovani, è scesa del 21%. Per la Romania, invece, il crollo si ridimensiona al 18%, perché ci sono meno ragazzi e in Ungheria al 12%. In Germania è Polonia, invece, la crescita della spesa appare ancora più notevole : in questi Paesi, il calo demografico non ha fatto scendere gli investimenti sull’istruzione, che anzi sono aumentati. In Italia, invece, il calo demografico è quasi ininfluente: tenendo conto del minor numero di persone sotto i 19 anni, la differenza di spesa tra il periodo pre-crisi economica e il 2013 è del 17%, solo un punto percentuale in più.
I dati si riferiscono al periodo 2006-2008
Fonte: Eurostat
http://effemeride.it/italiani-popolo-nuovi-analfabeti-patentati/#

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