Conte e l'incontenibile richiamo di tenere il piede in due staffe: non è capace di fare l'interesse dell'Italia ma ora crede di mettere d'accordo Grecia e Turchia
L’Italia non solo mostra indifferenza che Francia e Grecia siano ai ferri corti con la Turchia per le rivendicazioni delle isole dell’Egeo, ma ne approfitta per ammiccare ancor di più ad Ankara e fingere di essere un attore europeo di primaria importanza .
Questo è inequivocabile nel passo fatto da Conte questo sabato. Per far vedere agli altri partner europei che esistiamo in nostro Premier ha telefonato ad Erdogan dicendosi ‘preoccupato’ per le tensioni nel mediterraneo ma riconfermando la cooperazione con la Turchia in Libia. Per tutta risposta Erdogan ha detto grazie ed ha colto l’occasione l’Italia per reiterare le proprie minacce.
Fatto: il contatto di facciata è avvenuto. I media compiacenti hanno registrato. Risultato: abbiamo fatto da cassa di risonanza delle minacce di Erdogan.
Ma quale cooperazione sta cercando Conte con la Turchia nel Mediterraneo ed in terra d’Africa? Se nelle parole dei media il tipo di cooperazione non è definito, il quadro è invece chiaro nei fatti: sappiamo tutti che l’Italia insiste in Libia con il cavallo sbagliato di al Qaeda e Fratelli Musulmani: Serraj.
Questo ci offre più di qualche spunto di comprensione. Roma dopo l’avventura del bombardamento libico e l’assassinio di Gheddafi, è da tempo ingessata nelle idiote dispute contro l’Egitto per il caso Regeni e persegue una linea politica non chiara in Libia: l’Italia non ancora fa i conti con quello che ha fatto in Libia nel 2011 e pensa di poterne fare a meno perchè quell’aggressione si svolse in ambito NATO – che è un patto di difesa e non di aggressione- , quindi se ne lava le mani come Ponzio Pilato.
Per il resto, nei confronti della GRECIA, la strategia attuale è condensata nell’equidistanza e nelle frasi prammatiche. Sappiamo cosa siano le frasi ed i discorsi prammatici: Conte ne ha dato ampio sfoggio in occasione dell’estenuante trafila dell’approvazione del Recovery Fund – ove il governo giallo rosso aveva detto che nulla si doveva fare senza che l’Europa prendesse la propria iniziativa unitaria, anche se ciò avesse voluto dire ‘a nostro discapito’.
Le iniziative italiane in politica estera fanno venire le vertigini
Allo stesso modo, ogni singola iniziativa italiana in politica estera fa venire le vertigini: ne sfugge il senso, ne sfugge il movente ispiratore, il traguardo finale. La schizofrenia è così grave che si appoggiano opposti avversari, attenti a non fare troppo male, né troppo bene. La chiamano equilibrio, ponderazione…
In realtà è solo apparenza. E’ noto che l’Italia appoggia la Turchia. La situazione è semplice: istruttori delle forze speciali italiane hanno per lungo tempo addestrato le milizie jihadiste di Misurata (per intenderci le acerrime nemiche di Gheddafi), un ospedale da campo a Misurata: quindi l’alleato naturale italiano è la Turchia che ha di fatto stabilito un suo protettorato in Libia.
Quindi alla luce di questi fatti la domanda è: come ci vede il mondo? Come vede il Bel Paese che fa tutto alla ‘chetichella’ e mai troppo sul serio? Esiste un movente a cui l’Italia tiene che non sia per compiacere a qualcuno? Siamo campioni nel non fare i nostri interessi, figurarsi nel perseguire la retta morale in politica.
Credete che esagero? Beh, quando l’Italia ha cercato di risalire dopo il crollo per la pandemia, tutti sappiamo come è andata. Si direbbe che siamo felici di essere succubi e fare male a noi stessi: l’Italia segue sempre la Germania che persegue il proprio interesse nazionale, ed aiuta a gonfiare il surplus commerciale germanico.
Comunque vediamo ciò che è accaduto, come riferito dal giornale turco Daily-Sabbah, (ci tocca rivolgerci alla stampa turca per capirci qualcosa):
I due presidenti hanno convenuto di rafforzare la cooperazione e il dialogo nel Mediterraneo orientale. Hanno anche affermato la necessità di trovare una soluzione che proteggesse i diritti di tutti i paesi della regione.
Erdoğan ha affermato che la Turchia non esiterebbe a rispondere al minimo tentativo fermare la sua nave di esplorazione energetica Oruç Reis nel Mediterraneo orientale, in mezzo alla crescente tensione sul controverso nuovo patto marittimo della Grecia con l’Egitto e il sostegno francese all’amministrazione greco-cipriota.
Yavuz, che ha sede al largo di Cipro negli ultimi mesi, esplorerà al largo della costa sud-occidentale dell’isola dal 18 agosto al 15 settembre.
La Turchia si è costantemente opposta agli sforzi della Grecia per dichiarare una zona economica esclusiva (ZEE) basata su piccole isole vicino alle coste turche, violando gli interessi della Turchia, il paese con la costa più lunga del Mediterraneo.
Venerdì i ministri degli esteri dell’UE hanno espresso solidarietà alla Grecia e hanno chiesto un allentamento della crisi.
Erdoğan ha detto che Ankara era pronta per il dialogo, ma ha insistito: “Non ci tireremo indietro di fronte a sanzioni e minacce”.
L’Italia si è prestata a fare da cassa di risonanza alla Turchia
Ricapitoliamo: la Francia appoggia la Grecia e Haftar in Libia, la Germania fa una conferenza di negoziazione del contenzioso marittimo con Turchia e Grecia, escludendo la Francia. L’Italia in Libia sta con la Turchia e con al Qaeda contro la Francia (vedi “La Turchia nomina un leader di al Qaeda a capo dell’intelligence di Tripoli di Serraj” ). Tanto l’importante è esserci: è ciò che pensa Conte e la sua compagnia bella.
Immaginiamo se fossimo noi al posto della Grecia
In questo clima dove tutto è aleatorio e il diritto internazionale non esiste più, per capire meglio la incongrua posizione italiana, facciamo un esempio. Immaginiamo che che la Algeria continui a reclamare le acque ad ovest della Sardegna .
Bene, immaginiamo che l’Algeria cominci una azione militare simile alla Turchia contro l’Italia. Se uno stato terzo europeo intervenisse in maniera ‘equidistante’ invitandoci a negoziare nel ‘nostro interesse’ con navi di prospezione algerina già in loco, cosa penseremmo? Sarebbe del tutto evidente che il nostro interesse è che il paese che vanta pretese stia alla larga e che l’eventuale paese terzo – che sta discutendo con l’Algeria – sta facendo un gran casino.
In altri termini, è ciò che ha fatto Conte: con la sua telefonata (e non è la prima da gennaio) sta dando credito diplomatico alla Turchia in un momento che andrebbe isolata e sanzionata.
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