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Nella Grecia del turismo, giungono notizie di isole svuotate e radi visitatori, peraltro ben intenzionati.
I locali non spingono nemmeno loro per un maggiore afflusso, impauriti dalle notizie TV sul COVID e sui possibili ritorni di nuovi contagi, per lo più importati, e così il paese sembra passare direttamente dalla “bassa stagione” alla “stagione morta”.Il 20 luglio, festa del profeta Elia, è anche stato l’anniversario dell’invasione turca di Cipro, giorno triste per tutti i greci, dove un piccolo contingente militare turco, protetto dalla diplomazia inglese e dall’inerzia del governo dei Colonnelli, sbarcò occupando il 4% del territorio dell’isola, diventato poi il 37% con il “democratico” Karamanlis, che dichiarava apertamente “Cipro è lontana”. I Turchi, allora come oggi, ai confini della Grecia. A Cipro rubarono, uccisero, violentarono, creando fosse comuni di cui solo cinquant’anni dopo è stato possibile conoscere l’esistenza, e oggi si schierano ancora intorno alle isole dell’Egeo, costringendo l’esercito greco a ritirate le licenze e mettersi in stato di massima all’erta. Intanto continua lo stillicidio dei migranti nelle isole, a Lesbo in particolare, dove la reazione popolare trova ormai anche sponda nelle istituzioni locali che riescono a bloccare alcune iniziative delle ricche ONG immigrazioniste. 2000 soldati americani si piazzano nelle vicinanze, e tutti aspettano il primo passo falso di Erdogan. E adesso, addirittura una parte del Mar Egeo, secondo Ankara, dovrebbe essere ribattezzato in “Anatolia occidentale”, perdendo il suo toponimo di origine greca. Oggi, come nel 1974, è l’Egeo la cartina di tornasole della politica greco-turca, allora fu Cipro, oggi le isole, ma la sostanza non cambia: la Turchia attacca, si allarga, si appropria di risorse e spazi, in una riedizione moderna di impero ottomano, mentre ad Atene un governo inerte lascia fare.
E l’estate si riprende infine il palcoscenico, con il racconto di un’incendio che sfiora le case e il racconto dei soccorsi. Se scoppia vicino ad uno dei pochi centri ancora attrezzati, si può ancora scamparla; nella Grecia di oggi ci vuole fortuna anche per sopravvivere.
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Da “L’ultimo dei Minoici” pubblicato Giovedì 9 luglio 2020
ARTICOLO ORIGINALE QUI
Da questo mondo sfrenato, le notizie ci arrivano in pezzi e a certi intervalli. Sono infatti filtrate con il passare dei giorni, notizie decisamente veloci, notizie che vengono decantate a seconda dei passanti, dei rari visitatori, degli skipper che sono in porto, dei loro clienti e naturalmente della gente del posto… quest’ultima comunque dotata di due televisori. L’estate greca è tutt’altro che completa, tranne, e si sente, per le questioni umane.
L’armonia in questi luoghi è, se vogliamo, quella delle divinità, tanto quanto quella degli animali che ci circondano. Essendo la fornitura distanziata, gli animali da lavoro qui sono poco sollecitati. Il taylorismo non è passato di lì. L’oblio è abbastanza raro da essere notato. I due asini hanno rispettivamente 32 e 23 anni ed è già l’età matura. “Finiranno qui la loro pensione… e anche la loro vita, come noi. Noi siamo gli ultimi, preferiamo la nostra serenità, il mondo va male e si vede”, così ci dicono comunque i locali. (…)
Pétros, skipper di passaggio è comunque categorico. “È l’influenza aviaria… appositamente progettata solo per gli esseri umani. Prendo i clienti, i primi che l’agenzia mi dà, devo vivere. Mi lavo spesso le mani e non bacio i nostri… amici tedeschi”. Risate. “Poveri tedeschi, va detto. Da Wuppertal, ce ne sono dieci a bordo di questo grande catamarano. Due famiglie. E per quanto riguarda i mestieri dei capifamiglia, uno è un avvocato aziendale, l’altro è un subappaltatore per la grande industria chimica. Inoltre, in Germania è tutto grande e chimico, non è vero?” Risate. La gente del posto apprezza l’umorismo, poi inizia un dialogo cordiale, franco ma difficile con i tedeschi, a causa della barriera linguistica.
(…) “Una settimana in mare intorno a questo Argolide decisamente leggendaria. So che alla fine del nostro viaggio, probabilmente piangeremo quando ce ne andremo, ed è sempre [pianto] sincero, qualunque sia la nazionalità degli ospiti”.
Petros, tuttavia, è altrettanto spaventato dall’attualità di questo favoloso paese che sta morendo in preda alla frenesia. I residenti hanno anche visto in televisione che la polizia ha dovuto evacuare i nuovi immigrati che hanno invaso e occupato alcune piazze della lontana capitale. “Il nostro Paese sta cambiando, tradito dall’interno. Ho 58 anni, sono cretese e poi sono uno skipper. Mia figlia è emigrata in Australia e, per quanto riguarda le nostre generazioni, non andranno molto lontano. Siamo gli ultimi… dei minoici”. La gente del posto è d’accordo,
(…)
Il mese di luglio è già iniziato, la notizia ci arriva finalmente a pezzi. Le cosiddette grandi mete turistiche del paese sfigurato, Mýkonos o Rodi per nominarne qualcuna, si trasformano in un vuoto. Nonostante le apparenze, gli yacht non vengono quasi mai affittati, la stagione avanza all’indietro, il contatto umano è ferito e la notizia è più dolorosa che mai.
(…) Yórgos Séféris non è più, o per dirla in questo modo, non è più lo stesso di prima. I giovani e gli studenti non lo tengono più in grande considerazione e in Grecia è in corso un’intera campagna di denigrazione che ha come obiettivo il suo lavoro e la sua vita. Coloro per i quali il piccolo o il grande paese ha ancora un senso devono scomparire, vivi o morti.
(…)
Petros è tornato. Questa volta i suoi clienti sono francesi. Avranno ripulito tanto la spiaggia quanto le loro menti da queste notizie che arrivano da ogni parte.
https://comedonchisciotte.org/luglio-in-grecia-ottomani-2-0/
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