di Francesco De Palo
Nelle settimane in cui il presidente turco fa salire la tensione Atene e l'Europa, Cipro, Grecia, Francia e Italia inviano navi e aereo nell'Egeo per un'esercitazione fino al 28 Agosto. Un modo per rafforzare la sicurezza nella macroarea mentre Erdogan rivendica diritti violando la legge
Perché proprio adesso Cipro, Grecia, Francia e Italia hanno deciso di far valere una presenza congiunta nel Mediterraneo orientale? L’esercitazione Eunomia, in programma a sud di Cipro da oggi fino al 28 Agosto, non è solo il frutto della costante collaborazione tra i quattro paesi (Quartet Cooperation Initiative) ma si inserisce in un momento delicatissimo, caratterizzato dall’escalation delle provocazioni militari di Erdogan nell’Egeo. Le finanze della Turchia stanno attraversando un momento complicato e da tempo il presidente turco ha compreso che la sua unica ancora di salvezza si trova alla voce energia. Per questa ragione ha avviato da tre anni una strategia di rivendicazione dei diritti nelle acque cipriote e elleniche al fine di prendere parte allo sfruttamento dei giacimenti sottomarini, ma le sue iniziative navali sono attuate in violazione del diritto internazionale, tanto nella Zona Economica Esclusiva di Cipro che in quella greca, ovvero contravvenendo la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e la Convenzione di Montego Bay.
Nell’ultimo mese alle provocazioni delle navi turche da ricerca Barbaros a Cipro e Oruc a Kastellorizo si è aggiunta anche una intensa presenza di fregate (39) e sottomarini (2) in acque greche: pochi giorni fa al largo di Capo Sounio, il tempio di Poseidone nella marina ateniese, si sono vissute scene da film come in “Caccia a Ottobre rosso”. Un sottomarino turco si è spinto sotto costa ma è stato messo in fuga da una coppia di elicotteri greci, aumentando esponenzialmente la tensione tra i due paesi. L’area è presidiata anche dai mezzi navali della Sesta Flotta americana come la portaelicotteri Williams giunta due giorni fa a Creta nella base di Souda Bay con a bordo i potenti Osprey a decollo verticale.
Berlino si è ritagliata il ruolo di mediatrice tra Atene e Ankara: il ministro degli esteri Maas ieri ha incontrato per la seconda volta in un mese i due omologhi greco e turco, ma ancora una volta senza risultati, come dimostra il piglio poco distensivo del presidente turco. “Coloro che furono costretti a lasciare l’Anatolia in una situazione miserabile ora stanno facendo false magie nell’Egeo e fischiettano dentro al cimitero”, ha detto pubblicamente Erdogan rivolgendosi provocatoriamente ai greci trucidati nel 1921 in occasione della catastrofe dell’Asia Minore. E ha aggiunto: “La paura non giova alla morte. La Turchia nell’Egeo, nel Mediterraneo orientale e nel Mar Nero otterrà ciò che si merita. Poiché non abbiamo aspirazioni per i diritti, la sovranità e gli interessi di alcuno stato, non ci arrenderemo per i nostri. Faremo di tutto e li inviteremo a unirsi a noi, per evitare azioni che li porteranno alla distruzione. La Turchia non è un paese la cui pazienza, capacità e determinazione devono essere messe alla prova. Tutti devono capirlo. Se diciamo qualcosa, significa che lo facciamo e ne paghiamo il prezzo. Se la Grecia vuole pagare il prezzo, che venga ad affrontarci. Se non hanno il coraggio di farlo, dovranno tenersi alla larga”.
Dichiarazioni al vetriolo, pronunciate da un membro della Nato verso uno Stato pari e alleato, e nelle stesse ore in cui il premier ellenico Kyriakos Mitsotakis in Parlamento ha annunciato che Atene intende esercitare il suo diritto legale di estendere le proprie acque territoriali lungo la costa occidentale fino a due miglia nautiche.
“La Grecia non è degna dell’eredità bizantina. Il successore di Bisanzio fu l’Impero Ottomano – ha proseguito Erdogan -. Atene rifiuta di prendere lezioni dalla storia e si comporta come uno pseudo-uomo nel Mediterraneo. La Turchia otterrà ciò di cui ha diritto nel Mediterraneo orientale, nell’Egeo e nel Mar Nero. Non faremo concessioni”.
Per questa ragione e al fine di rafforzare la sicurezza nella macroarea che comprende geopoliticamente anche Siria e Libia, i quattro Stati europei Quad (Cipro, Grecia, Italia e Francia) hanno deciso di sottolineare la loro presenza navale e aerea nel Mediterraneo orientale attraverso l’esercitazione.
“È necessario un approccio bilanciato per la ricerca di una sempre maggiore cooperazione e dialogo tra le parti”, ha commentato il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, a margine della riunione informale dei Ministri della Difesa in corso a Berlino.
Secondo la sua collega francese, invece, il Mediterraneo orientale sta diventando una regione di tensione. “Il rispetto del diritto internazionale dovrebbe essere la regola, non l’eccezione”, ha detto Florence Parley in un tweet, aggiungendo che la regione “non dovrebbe essere un campo da gioco per le ambizioni di nessuno; è un bene comune”, facendo riferimento alle mosse scomposte turche. “Il nostro messaggio è semplice: priorità nel dialogo, nella cooperazione e nella diplomazia affinché il Mediterraneo orientale diventi un’area di stabilità e rispetto per il diritto internazionale”, ha aggiunto.
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