Δευτέρα 22 Ιουνίου 2020

La Grecia rivendica la sovranità sul proprio patrimonio culturale



Mentre si attende la risposta del British Museum all'ennesima richiesta di restituzione dei marmi del Partenone, il Ministero della Cultura greco ha messo a segno un'importante vittoria legale contro la casa d'aste Sotheby's in una vicenda senza precedenti.

L'oggetto della disputa è un cavallo di bronzo risalente al periodo geometrico (VII secolo a.C.), che Sotheby's aveva messo in vendita a New York nel maggio del 2018 con una stima a catalogo tra i 150.000 e i 250.000 dollari. L'origine del reperto, appartenente alla collezione di Howard Saretta Barnet, fu però messa in dubbio dal governo greco in quanto venduto allo coppia nel 1973 da Robin Symes, un commerciante d'antichità noto per essere parte di una rete internazionale di traffico di tesori archeologici saccheggiati. A seguito di una richiesta formale, la statuetta nonché lotto di copertura fu rimosso dall'asta. Per tutta risposta, Sotheby's decise di citare in giudizio il Governo greco a fronte dei danni economici subiti e per essere stati costretti a ritirare dall'asta il lotto anche in mancanza di prove concrete del suo contrabbando; nella denuncia Sotheby's dichiara che il cavallo di bronzo “è stato acquistato legalmente e in buona fede dal defunto Howard e Saretta Barnet 45 anni prima e da allora fa parte della loro collezione”.

La sentenza
Dopo oltre un anno, il 9 giugno 2020, la Corte Federale di primo grado degli Stati Uniti ha sciolto la riserva emettendo un'ordinanza a favore del Ministero della Cultura e dello Sport della Repubblica ellenica. Secondo la Corte, la Grecia ha infatti esercitato il diritto di proteggere il proprio patrimonio culturale a differenza di quanto dichiarato da Sotheby's, che ha denunciato l'intervento greco come se fosse afferente all'ambito commerciale e quindi in eccezione al Foreign Sovereign Immunities Act (FSIA), che in questo caso garantisce l'immunità per gli Stati dalla giurisdizione delle corti straniere. Come è stato dichiarato nella deposizione: “la rivendicazione della proprietà nazionale è un'azione di sovranità. Le parti private non possono nazionalizzare un artefatto storico né regolarne l'esportazione o la proprietà, questo diritto appartiene solamente agli Stati”.
Nonostante non sia stata ancora chiarita la posizione sulla provenienza dell'artefatto, il caso è destinato a passare alla storia: non solo perché una casa d'aste ha intentato un'azione legale contro un Governo, ma soprattutto per il fatto che la corte federale abbia implicitamente affermato che ogni Stato sovrano ha il diritto di agire a tutela del proprio patrimonio nazionale mediante intervento diretto sul mercato. Dopo questa sentenza, le case d'aste dovranno assicurarsi in maniera molto più scrupolosa che i lotti in vendita non violino alcuna legislazione e, con un precedente negativo del genere, d'ora in avanti Sotheby's dovrà pensarci bene prima di citare in giudizio un altro Stato.


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