Σάββατο 20 Ιουνίου 2020

Di Maio vola ad Ankara: sul tavolo crisi libica e nodo Grecia

Di Maio vola ad Ankara: sul tavolo crisi libica e nodo Grecia
Al ministro degli Esteri italiano il compito di difendere gli interessi Ue nel Mediterraneo di fronte a una Turchia in posizione di forza dopo i successi militari in Libia.

ROMA. «E’ grazie alla Turchia che la Libia è tornata sotto l’ombrello Onu – dice l’ambasciatore turco a Roma Murat Salim Esenli nel giorno in cui il ministro degli Esteri Luigi di Maio ha in programma l’incontro con il suo omologo ad Ankara Mevlüt Çavuşoğlu – Al Serraj è il leader libico riconosciuto dalla comunità internazionale, se noi non lo avessimo sostenuto militarmente non ci sarebbe alcun governo internazionalmente riconosciuto oggi, in Libia». E’ questo lo spirito con cui le autorità turche si stanno preparando a incontrare quelle italiane: «Se non fosse stato per noi (e di conseguenza: se fosse stato per voi), oggi avremmo una Libia più instabile e pericolosa». Una chiara posizione di forza, dunque, che mette l’Italia in condizioni di dover chiarire – in primo luogo a se stessa - il tipo di relazione che intende intrattenere con questo potente attore regionale. 
Negli ultimi tempi, infatti, il dialogo italo-turco si è svolto su diversi e non sempre convergenti registri: quello dell’interscambio commerciale, quello del giudizio politico sulla questione dei curdi (ambiguo, per la verità, e comunque di scarso rilievo operativo nella misura in cui non vi è partecipazione diretta dell’Italia in quell’area), ma soprattutto quello della fondamentale relazione Ue-Turchia, che vede la Grecia – paese amico e stato membro – in grossa difficoltà, e bisognosa di un aiuto italiano. Con gli accordi sul Mediterraneo orientale firmati unilateralmente tra Turchia e Libia nel gennaio scorso – ricordiamolo - si stabiliva una zona economica esclusiva tra i due Paesi (30 chilometri a sud est di Creta) che consente alla Turchia un accesso privilegiato ai giacimenti di gas naturale nel mare di Cipro, impedendo contestualmente lo sviluppo di infrastrutture che portino il gas cipriota e israeliano in Europa. Un accordo che il ministro degli Esteri greco all’epoca commentò così: «Ignora chiaramente qualcosa che tutti possono vedere, ovvero che tra questi due paesi, Libia e Turchia, c’è l’isola di Creta, che è geograficamente grande, nel senso che l’accordo potrebbe influire sulla sovranità ellenica». Da allora la situazione tra Turchia e Grecia non ha fatto che irrigidirsi, e Atene si aspetta che l’Italia – ampiamente coinvolta nell’area per via dell’importante presenza di Eni – sia un alleato, e non un convitato di pietra. 
Sarà così? Il ministro Luigi Di Maio solleverà la questione con il suo omologo turco? Quali «leverage» utilizzerà per portare acqua al mulino dell’Unione Europea e degli interessi strategici comuni di Italia e Grecia nel Mediterraneo? Al momento, l’unica cosa certa è che al centro dei colloqui ci sarà un grande «Patto per l’Export», finalizzato a rafforzare l’interscambio commerciale, che ha raggiunto quasi 18 miliardi dollari ma che rispetto al 2018 si è ridotto del 9,1 per cento. Il business prima di tutto. 



https://www.lastampa.it/esteri/2020/06/19/news/di-maio-vola-ad-ankara-sul-tavolo-crisi-libica-e-nodo-grecia-1.38985007

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