L' apogeo dell' episcopato di Ambrogio, vescovo e patrono di Milano, fu la pubblica penitenza dell' imperatore romano Teodosio I (citata da monsignor Gianfranco Bottoni nell' articolo a lato), colpevole di aver ordinato il massacro di circa 7 mila abitanti di Tessalonica.
Ricordata sui libri di storia coma la "strage di Tessalonica del 390", la carneficina è stata la diretta conseguenza del linciaggio di un alto ufficiale dell' imperatore durante le proteste del popolo per l' avvenuta esecuzione di un idolo sportivo, quando colpevoli e innocenti vennero brutalmente massacrati dentro un circo romano su volere di Teodosio. Come racconta Guido Lopez nel libro "Milano in mano", fu il momento culminante dei rapporti, spesso burrascosi, tra l' imperatore e il vescovo. Ambrogio impose all' imperatore una penitenza, di cui non si conosce il reale contenuto. Ma la leggenda lo dipinge inginocchiato nella polvere di fronte ai battenti chiusi della basilica, vera e propria umiliazione se si pensa che solo mezzo secolo prima la figura dell' imperatore veniva venerata come una divinità. Fu una chiara prova di forza del vescovo che dimostrò sempre un atteggiamento di indipendenza nei confronti del potere imperiale e, nonostante fosse un fautore della collaborazione fra Stato e Chiesa, era convinto che mai il potere temporale potesse sovrastare quello spirituale. L' influenza di Ambrogio segnò un' ulteriore svolta nella politica religiosa dell' imperatore che, con l' "Editto di Teodosio" del 391, proibì i culti pagani. Un Editto che proclamò definitivamente il Cristianesimo religione di Stato.
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