Σάββατο 23 Νοεμβρίου 2019

Grande scoperta filologica a Grevenà, trovata una terza copia del poema Erotokritos di Vincenzos Cornaros

Στα Γρεβενά σπάνιο αντίτυπο του Ερωτόκριτου

Grande scoperta filologica a Grevenà, nel nord della Grecia. E' stata trovata una copia, la terza, del poema cretese Erotòkritos di Vincenzos Kornaros, datata del 1713!

L'Erotòcrito [Ἐρωτόκριτος] è da annoverarsi tra i capolavori della letteratura di tutti i tempi, e non è certamente una mia “uscita” bensì il parere di molti. Sicuramente lo è, e riconosciutamente, della letteratura cretese, che appartiene sì a quella neoellenica, ma che vi occupa un posto del tutto particolare e ben distinto. Si tratta di un poema di argomento epico-amoroso, formato da 10.012 distici in rima baciata AABB scritti in un linguaggio che, usualmente, viene definito “dialetto cretese orientale”, ma che risente molto della lingua classica (parecchie delle cui forme sono comunque conservate negli arcaici dialetti dell'isola). Le sue vicende riportano direttamente al roman medievale francese, o “franco”, e in particolare al romanzo Paris et Vienne (XV secolo; il titolo non ha nulla a che vedere con le due città, ma significa “Paride e Viviana”), che si incrociano precisamente con quelle dell'Erotocrito anche se nell'originale francese sono connesse alle Crociate. Il romanzo francese è attribuito al marsigliese Pierre De La Cépède.


erotokritos1713L'Erotocrito fu sicuramente scritto nel XVII secolo; fu pubblicato per la prima volta a stampa a Venezia nel 1713, come Ποίημα ἐρωτικόν λεγόμενον Ἐρωτόκριτος presso il tipografo Bortoli, Con licenza de' superiori, e Privilegio. Non è certo un caso che sia stato stampato e pubblicato a Venezia, anche se la Serenissima aveva già da tempo perso Creta, o meglio Candia, per mano degli Ottomani. Tra Creta e Venezia continuò a sussistere un legame strettissimo, e non nutro alcun dubbio che il Testa, a questo punto, avrebbe rimandato a Γεια σου χαρά σου Βενετιά, che è di Gatsos. Fu probabilmente proprio a causa dei suoi legami indissolubili con Venezia, che Creta e la sua letteratura, fino almeno all'indipendenza ellenica del 1821, continuarono a reggere da sole la fiaccola delle lettere in un mondo greco imbarbarito dalla Turcocrazia. A Creta, diverse tradizioni europee (il romanzo amoroso francese e il romanzo pastorale italiano in primis) si fusero con le tradizioni locali, dando vita a componimenti assai originali e di grande valore, che furono a loro volta diffusi tramite le stamperie veneziane, tra le poche nell'Europa occidentale che possedevano e sapevano utilizzare i caratteri greci e che, soprattutto, erano in grado di maneggiare il greco volgare.
I versi finali del poema con la "firma" di Vincenzo Cornaro.
I versi finali del poema con la "firma" di Vincenzo Cornaro.
Secondo la tradizione, e così come è indicato nella sua prima edizione a stampa, l'autore dell'Erotocrito sarebbe Vincenzo Cornaro, e questo cognome provoca immediatamente facili e comprensibili suggestioni. Evito però qui di stabilire qualsiasi link biografico: la stessa esistenza dell'autore è da molti, e ragionevolmente, messa in dubbio. Le uniche notizie certe provengono, del resto, dai due distici finali del poema, sorta di “firma” nella quale compare un Βιτζέντζοc Κορνάροc che si dice nato a Στεία, vale a dire l'odierna Σητεία (in italiano Sitia, nell'estrema parte orientale dell'isola). In realtà, qualche notizia frammentaria su Vincenzo Cornaro esiste: sarebbe nato il 29 marzo 1553 a Trapezonda, sobborgo di Sitia, e sarebbe morto nel 1613 o 1614 (in base a tali ipotesi biografiche, l'Erotocrito dovrebbe essere ascritto alla seconda parte del XVI secolo). Sarebbe stato figlio di un aristocratico veneziano dell'antichissimo e regale casato dei Cornaro, o Cornèr, ellenizzato (o meglio, cretesizzato). Ulteriori notizie biografiche, sulla cui attendibilità molti hanno nutrito e continuano a nutrire seri dubbi, gli attribuiscono un trasferimento nel 1590 da Sitia a Candia (l'odierna Heraklion, il capoluogo dell'isola), dove si sarebbe sposato con tale Marietta Zeno ed avrebbe avuto due figlie chiamate Heleni e Katerina (cioè, un'omonima nientemeno che di Caterina Cornaro, Signora di Asolo e Regina di Cipro, Gerusalemme e Armenia). Sempre secondo le notizie biografiche, Vincenzo Cornaro sarebbe stato, tra il 1591 e il 1593, direttore sanitario di Candia proprio mentre infuriava una pestilenza; i suoi interessi letterari si sarebbero esplicati, sia in lingua veneziana che greca, nella cosiddetta Accademia degli Stravaganti, la cui fondazione a Candia viene attribuita a un suo fratello chiamato Andrea. Sarebbe morto per cause ignote, come detto, nel 1613 o 1614, e seppellito nella chiesa di San Francesco, dove comunque attualmente non v'è traccia del suo sepolcro. Ora, succede che non poche fonti, però, spostano la data della morte di Vincenzo Cornaro al 1677, indicando il 1613 o 1614 come suo anno di nascita; come si può vedere, “Vincenzo Cornaro”, ancorché sia effettivamente esistito (la cosa è comunque possibile) ha molte componenti leggendarie, così come è certo che l'Erotocrito ha in sé molte caratteristiche dei componimenti popolari, in primis delle famose μαντινάδες [madinades] cretesi che, beninteso, sono tuttora tipiche proprio della parte orientale dell'isola. Che però il poema presenti una componente colta e “autoriale” è indubbio: un'analisi approfondita del suo linguaggio e delle sue tournures poetiche lo rivela chiaramente. Si mantiene perciò qui la tradizionale attribuzione a Vincenzo Cornaro.erotokmerosbL'Erotocrito, nella sua struttura e argomentazione, è un romanzo pienamente medievale nonostante la sua redazione abbastanza tarda. Romanzi del genere circolavano comunque ancora pienamente nell'Europa cinque e seicentesca. Giunto sulle sponde di Creta, comunque, il Paris et Vienne ricevette, come è ovvio che sia, un trattamento del tutto particolare, e non solo dal punto di vista metrico e del linguaggio; fu trasportato di peso, insomma, nella tradizione cretese (o meglio, cretese-veneziana) pur mantenendo i suoi evidenti legami con le sue origini. Sparita ogni componente risalente alle Crociate, divenne ben presto l'opera più rappresentativa e vitale della letteratura cretese, l'unica che si esprimeva interamente attraverso dialetti volgari. L'azione viene trasportata in Grecia, in un'antica Atene immaginaria che riproduce invece perfettamente (anche nell'iconografia tradizionale del poema) una città medievale. Atene è retta da un re, Eraclio, il quale ha un'unica e bellissima figlia diciottenne, Aretùsa (“Virtuosa”). Il giovane Erotocrito (che nel poema, a parte il titolo, viene esclusivamente nominato nella sua forma popolare Ῥωτόκριτος [Rotòkritos], così come dal classico verbo ἐρωτῶ “io domando” si è formato il moderno ρωτώ), figlio del consigliere del re Pezòstrato (“Soldato di Fanteria”), se ne innamora perdutamente e disperatamente (“Erotocrito” significa “Tormentato dall'Amore”). Ogni notte Erotocrito, spinto dalla passione, si reca col suo liuto sotto le finestre del palazzo reale per cantare versi d'amore, dopo averli trascritti per potersene ricordare. Il re Eraclio, padre della bella Aretusa, mette in atto vari agguati per scoprire l'identità del corteggiatore della figlia, e Erotocrito è per questo costretto a interrompere le sue appassionatissime serenate. Aretusa, che col tempo s'è anch'ella innamorata follemente del giovanotto, se ne affligge assai e confessa tutto alla sua nutrice; Erotocrito quindi parte, facendo ammalare suo padre dal dolore ma ricevendo la visita della regina assieme a sua figlia Aretusa, quando quest'ultima trova una casetta nel giardino in cui Erotocrito è solito trattenersi e in cui conserva i suoi versi d'amore. Spinto dalla malattia del padre, Erotocrito torna ad Atene, pur temendo che Aretusa abbia detto tutto a suo padre, il re Eraclio; ma costui non sa niente, e il giovane torna così a frequentare la corte prendendo parte ad una giostra cavalleresca. Erotocrito la vince, e riceve dalle mani di Aretusa il premio; la fanciulla gli dichiara poi il suo amore. Erotocrito prende coraggio e chiede al re Eraclio la mano di Aretusa; ma il re la rifiuta, e lo manda in esilio (l'argomento del celeberrimo brano Τὰ θλιβερὰ μαντάτα). Aretusa gli dona però un anello, come pegno d'amore e di fedeltà; il re suo padre vuole darla in sposa al principe di Bisanzio. La fanciulla rifiuta, e suo padre la fa allora rinchiudere in prigione. Nel frattempo è scoppiata la guerra tra il re di Atene e il re dei Vlachi; Erotocrito accorre allora a combattere per la sua patria, uccidendo molti Vlachi e salvando la vita del re Eraclio, che era stato rapito. Il re dona così a Erotocrito la metà del suo regno, e gli concede la mano di Aretusa. Il romanzo si conclude felicemente con le nozze dei due innamorati.
Sitia (Creta): Il monumento a Vincenzo Cornaro con i versi finali dell'Erotocrito
Sitia (Creta): Il monumento a Vincenzo Cornaro con i versi finali dell'Erotocrito


Come detto, la trasposizione del romanzo medievale francese in terra di Creta ha prodotto, come tutte le ibridazioni, un'opera letteraria assai originale sotto ogni aspetto. Sotto quello dell'ambientazione, in quanto dal poema si intravede perfettamente Creta sotto le spoglie dell'antica Atene immaginaria (a sua volta un τόπος diffuso nell'Europa medievale: si pensi ad esempio alle novelle del Boccaccio ambientate in un'Atene anch'essa solo letteriamente classica); sotto quello della versificazione, che rispetta una forma tradizionale cretese, quella della μαντινάδα in distici in rima baciata di argomento amoroso o satirico, la quale è però a sua volta di derivazione veneziana (il termine deriva dal veneziano matinada “canto mattutino”) e che, in ultima analisi, prende avvio dalle aubades provenzali; sotto quello del linguaggio, dove convivono le forme dialettali cretesi, le forme neoelleniche normali e le forme classiche producendo una ricchezza incomparabile; e sotto quello della freschezza, che restituisce vita all'oramai frusto romanzo medievale, sorta di feuilleton popolare che a Creta fu rivitalizzato, probabilmente, anche con la sua immediata trasposizione in canto. In realtà, l'Erotocrito è imbevuto della vita greca, e cretese in particolare, delle sue tradizioni e del suo folklore. Al tempo stesso l’autore, chiunque sia, dimostra una consumata maestria letteraria; sa ritrarre i personaggi in modo preciso, dimostrando sia un grande spirito di osservazione sia un notevole approfondimento psicologico dei personaggi (del tutto assente dal romanzo medievale originale, unicamente incentrato sulle loro vicende avventurose). Nonostante si sappia fin dall'inizio che le complicate vicende avranno un lieto fine, l'autore tenta abilmente di mantenere avvinto il lettore: tipico è ad esempio l'uso delle ripetizioni, dato che desidera mantenere l'intreccio in sospeso e non è affatto desideroso di arrivare alla fine (da qui anche la notevole lunghezza del poema). In italiano, il poema è stato tradotto integralmente e commentato nel 1975 dal grande neogrecista Francesco Maspero, per le edizioni Bietti; ma per i brani di questa pagina si offrono traduzioni originali.

La traduzione italiana integrale dell'Erotocrito, di Francesco Maspero (Bietti, 1975)
La traduzione italiana integrale dell'Erotocrito, di Francesco Maspero (Bietti, 1975)
Come è forse ovvio che sia, l'Erotocrito ha trovato trasposizioni musicali anche in tempi moderni; della principale di esse si occupa specificamente questa pagina. Risale al 1976, quando dodici brani dell'Erotocrito furono musicati dal musicista ateniese Christodoulos Hàlaris (Χριστόδουλος Χάλαρης, nato nel 1946) ed affidati alle voci di Tania Tsanaklidou (Τάνια Τσανακλίδου, nata nel 1952 a Drama in Macedonia) e, soprattutto, del cretese Nikos Xylouris “Psaronikos” (1936-1980). In realtà il primo dei dodici brani, Ὁ τροχὸς τῆς Μοίρας, era stato musicato da Halaris già nel 1964 e interpretato da Manos Katrakis (Μάνος Κατράκης). Il successo dell'album fu straordinario, e non solo grazie alla voce dell' “Arcangelo di Creta”: l'ateniese Halaris seppe creare delle musiche che difficilmente, orchestrazione a parte, potrebbero essere distinte da quelle di autentici componimenti popolari cretesi. Altri brani dell'Erotocrito sono stati musicati da altri, tra i quali si ricordano Paris Perysinakis, Nikos Mamangakis, Nikos Xydakis; un brano (i vv. 491-514) è stato musicato da Miltiadis Paschalidis e interpretato dallo stesso Nikos Xylouris. Ma l'album del 1976 resta l'Erotocrito in musica per eccellenza; particolarmente da notare è la copertina dell'album, ripresa dall'iconografia tradizionale del poema. In essa, all'Erotocrito che suona il suo liuto è stato dato il volto di Nikos Xylouris, e viene forse da immaginare che quell'Erotocrito stesse cantando, nel suo esilio, quella stupefacente canzone di amore perduto che è Χαμένη αγάπη, che peraltro è l'ultima che fu incisa da Psaronikos prima di morire. La speranza di questa lunga e complicata pagina, nell'adempiere alla promessa fatta a Gian Piero Testa, è che essa, oltre ad invogliare alla lettura dell'Erotocrito nella sua interezza, sappia anche fare un po' sognare. [RV]
Note testuali. I testi dell'Erotocrito presenti in rete (e non esclusivamente quelli dei brani del presente album) sono oramai tutti trascritti col sistema monotonico; così anche le edizioni più recenti dell'intero poema. Si tratta di una pratica che, mi sia permesso, non approvo. Ho quindi ripristinato i testi nel sistema tritonico classico e con gli spiriti (anche sul ρ) e lo iota sottoscritto; così era nell'edizione originale veneziana del 1713. In un primo momento avevo pensato di indicare gli esatti brani del poema dai quali sono state tratte le canzoni; questo, però, è nella pratica impossibile in quanto le canzoni dell'album sono, in realtà, un sapiente "collage" di distici del poema (scelti e assemblati da Errikos Thalassinòs), spesso niente affatto contigui, a formare così una data canzone il cui titolo è del tutto arbitrario. Nel poema originario, non esiste alcuna separazione testuale che non sia quella tra i vari libri. Nelle edizioni moderne (e nelle traduzioni) del poema, esiste però spesso l'indicazione di chi sta parlando (Il Poeta, Erotocrito, Aretusa, la nutrice ecc.)
Le hai udite, Aretusa mia, le tristi novelle?
Il tuo Signore mi ha mandato sulle strade dell'esilio.
Quattro giorni soltanto m'ha dato per restare,
E dopo infine partirò per andarmene lontano.

E come farò a separarmi, a allontanarmi da te?
Come potrò vivere senza di te in quel lontano esilio?
So pure che il tuo Signore ti farà sposare presto,
Cerca il figlio d'un re o d'un nobile che sia tuo pari.

E non puoi opporti al volere dei tuoi genitori,
Essi ti piegheranno [22] e muterai parere.
Ma, Signora, io ti chiedo, e questo solo io voglio,
E dopo questo con gran gioia finirò la mia vita.

Quando sarai promessa sposa, abbi per me un sospiro,
E quando ti vestiran da sposa e tu diverrai moglie,
Di' fra di te, in lacrime: Erotocrito infelice,
Ho scordato la mia promessa, quel che volevi non c'è più.

Ed una volta ogni mese, chiusa nella tua stanza,
Rammenta ciò che ho sofferto per te, soffra per me il tuo cuore.
E prendi anche il ritratto che hai trovato nell'armadio,
E i canti che composi, che ti piacquero tanto.

E leggili, e rivolgi anche a me il tuo pensiero,
A me che fui esiliato in remote terre straniere.
E io, infelice, fingerò di non averti mai vista,
Che avevo acceso una candela, ma che per me s'è spenta.

E fingerò d'esser stato preso nel laccio d'amore d'una donna,
Ma che il laccio s'è spezzato, e ho perso quel che avevo al mondo.
Dimenticami per sempre e caccia via ogni speranza,
Scordati d'avermi conosciuto, e che io ti abbia mai vista.

Ma dovunque io andrò, e fintanto che io viva,
Ti prometto che mai guarderò un'altra e che non cederò.
Te preferisco avere con la morte, che un'altra con la vita,
Per te è venuta al mondo tutta la mia persona.

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