I Corfioti italiani sono una popolazione dell'isola greca di Corfù con legame etnico e linguistico con la Repubblica di Venezia.
Il loro nome fu specificatamente stabilito da Niccolò Tommaseo durante il Risorgimento.
La Repubblica di Venezia dominò Corfù per quasi 5 secoli fino al 1797 ed in questo lungo periodo molti Veneziani si stabilirono sull'isola, costituendone la classe dirigente e mantenendo la loro lingua e la religione cattolica[1].
Agli inizi del secolo XIX la maggior parte della popolazione di Corfù parlava la lingua italiana come seconda lingua. La città di Corfù era – secondo il Foscolo – «una piccola cittadina veneta».
Cultura ed architettura
Il primo giornale di Corfù fu in italiano: la Gazzetta delle Isole Jonie del 1814.
L'influenza veneto-italiana fu determinante nello sviluppo dell'Opera a Corfù, che vide molti compositori italiani e corfioti esibirsi nel Teatro San Giacomo a Corfù.
Anche l'architettura veneta ed italiana è stata dominante negli edifici della città di Corfù dal Rinascimento fino all'Ottocento.
Corfioti italiani ed il Risorgimento
Il poeta Ugo Foscolo era nato a Zante e Corfù fu il rifugio di molti patrioti italiani, come Niccolò Tommaseo, sposato con una Corfiota italiana.
Poeti corfioti come Stefano Martzokis (figlio di un italiano di nome Marzocchi) e Geranimos Markonos scrissero in Italiano alcune delle loro opere ancora nella seconda metà del secolo XIX.
Nel 1870 Il governo greco vietò l'uso della lingua italiana, temendo l'Irredentismo italiano.
Età Moderna
Nel 1923, in seguito all'eccidio della spedizione Tellini in Albania, Mussolini fece occupare Corfù (crisi di Corfù), in seguito sgomberata.
Nel 1941 le forze italiane occuparono nuovamente l'isola iniziando una politica di italianizzazione appoggiandosi ai corfioti italiani (allora ridotti a meno di un migliaio), con lo scopo di preparare l'annessione al Regno d'Italia.
Dopo la sconfitta italiana nella seconda guerra mondiale, il governo greco ha favorito la totale integrazione nella società greca dei pochi corfioti italiani rimasti: gli ultimi vecchi che parlavano ancora il "Veneto da mar" dei corfioti italiani sono deceduti negli anni ottanta[2].
Altri gruppi parlanti Italiano a Corfù
Abitavano a Corfù anche circa 5000 Ebrei italiani detti Italkian, che furono quasi completamente sterminati dai nazisti dopo la resa dell'Italia l'8 settembre 1943. Oltre a questi, erano presenti a Corfù circa 3500 Maltesi di lingua italiana e religione cattolica, immigrati a Corfù da Malta nel corso dei secoli.
Attualmente i Corfioti di religione cattolica sono circa 5000 e qualcuno reputa questa la residua comunità di Corfioti italiani nell'isola.
Eminenti Corfioti italiani
- Felice Beato, fotografo del XIX secolo
- Antonio Liberali, musicista
- Domenico Padovani, musicista
- Spiridione Cilia, religioso cattolico
- Diamante Pavello-Artale, moglie di Niccolò Tommaseo
- Nicoletta Bondioli, nonna di Émile Zola
- Elena Angri, cantante lirica
- Giovanni Antonio Capodistria, politico del XIX secolo (si può considerare italo-greco).
Note
- ^ Amministrazione veneziana a Corfù
- ^ Fabiana Fusco, Vincenzo Orioles e Alice Parmeggiani (a cura di), Il veneziano coloniale: documentazione e interpretazione, in Processi di convergenza e di differenziazione nelle lingue dell’Europa medievale e moderna, Udine, Forum, 2000, pp. 317-325, ISBN 88-8420-005-9.
Bibliografia
- Umberto Fortis e Paolo Zolli, La parlata giudeo-veneziana, Assisi-Roma, Carucci, 1979, ISBN 88-85027-07-5.
- Ezio Maria Gray, Le terre nostre ritornano... Malta, Corsica, Nizza, Novara, De Agostini Editoriale, 1943, SBN IT\ICCU\MIL\0265171.
- John Jeffries Martin, Venice Reconsidered: The History and Civilization of an Italian City-State (1297–1797), New York, Johns Hopkins University Press, 2002.
- Giulio Vignoli, Gli italiani dimenticati. Minoranze italiane in Europa. Saggi e interventi, Roma, Giuffrè, 2000, ISBN 88-14-08145-X.
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