Πέμπτη 25 Μαΐου 2017

Grecia: niente accordo su soldi e debito. Angela Merkel fa campagna elettorale sulla pelle di Tsipras

Αποτέλεσμα εικόνας για Angela Merkel fa campagna elettorale

Il salvataggio della Grecia è una questione politica. Lunedì era atteso il via libera alla tranche da 7 miliardi di euro da parte dei creditori indipensabile per onorare i debiti che Atene ha in scadenza nel mese di luglio. Ma i soldi, da Bruxelles, non sono partiti.

È stato tutto rimandato al 15 giugno. Siamo all’ennesimo atto di un teatrino logorante che ha stancato tutti, soprattutto i cittadini greci che continuano a protestare contro un Governo diventato capro espiatorio di una crisi senza fine. A luglio Atene deve rimborsare 7,4 miliardi di debiti verso la BCE e investitori privati, ma non sarà in grado di farlo senza la tranche di aiuti da 7 miliardi promessa dai creditori. I soldi arriveranno, ma all’ultimo secondo, per dimostrare ancora una volta che il Paese è ancora appeso alle decisioni europee e che il Governo di Atene alla fine conto ben poco. L’accordo per il salvataggio della Grecia è uno dei campi di battaglia su cui Angela Merkel sta costruendo la campagna elettorale per le elezioni fissate per il prossimo autunno.

Seconda revisione: un niente di fatto

Navighiamo a vista nel terzo piano di salvataggio per la Grecia da quando nel 2012 il Paese di fatto è finito in default. La seconda revisione del piano da parte di BCE, commissione europea e FMI ha preteso l’ennesima stretta sui conti pubblici in cambio del via libera alle risorse richieste. Ma l’ultimo Eurogruppo, come un copione visto e rivisto mille volte, si è chiuso con molte pacche sulle spalle, ma nessun accordo.

La scorsa settimana il parlamento ellenico ha approvato con una maggioranza risicata, il pacchetto di misure che prevedono nuovi tagli alla spesa pubblica per due punti percentuali di PIL. Le autorità europee hanno preso atto degli forzi fatti da Atene per rispettare i patti, ma l’ultima riunione dei ministri delle Finanze, durata sette ore, si è chiusa con un niente di fatto.

Un nuovo tavolo sul salvataggio della Grecia è fissato per il 15 giugno. L’Eurogruppo continua a prendere tempo su una situazione che però di tempo ne ha davvero poco. In pratica il Governo di Tsipras ha ricevuto una pacca sulla spalla per i progressi fatti, ma è niente di concreto su tranche di aiuti e riduzione del debito.

I soldi, come sempre, arriveranno l’ultimo giorno utile per evitare il peggio. Dopo sette anni di piani di salvataggio e già diversi miliardi spesi, i creditori non manderanno tutto all’aria per una tranche da 7 miliardi. La tirano per le lunghe solo per dimostrare di avere il coltello della parte del manico e tenere il Governo di Atene sempre sui carboni ardenti sperando che si bruci.

Grecia appesa al filo della politica internazionale

Il destino della Grecia è legato a doppio filo alla politica. I creditori, soprattutto le autorità europee, devono dimostrare severità e rigore nei confronti dei Paesi che hanno sperperato e violato i paletti di bilancio europei. È in atto una sorta di guerra di lorogamento nei confronti di Alexis Tsipras. Se all’inizio della crisi e del primo piano di salvataggio i cittadini accusavano Commissione, FMI e BCE di strangolare il Paese con le misure di austerità ora accusano il premier di aver tradito le promesse fatte e di essere diventato il “servo” dei creditori.

Ad ogni misura di austerità approvata, i greci scendono in piazza per protestare contro il Governo sempre più debole nei sondaggi e in difficoltà in parlamento. Trascinare per le lunghe ogni erogazione di tranche di aiuti chiedendo altri tagli significa tentare di dare la spallata finale al Governo di Tsipras nella speranza di riportare il partito di centrodestra Nuova Democrazia alla guida del governo. Un teatrino politico.

E sempre politica è la posizione di Angela Merkel, la paladina del rigore di bilancio. Con le elezioni tedesche alle porte, la Cancelliera vuole dimostrare a tutti i costi di avere il pugno di ferro. E così va avanti anche il tira e molla tra Germania e Fondo Monetario Internazionale sul tema del debito.

Argomento che andrà trattato a tutti i costi, ma che la Cancelliera vuole rimandare a dopo le elezioni di autunno. Il tema è stato sul tavolo dell’Eurogruppo di lunedì quando il FMI avrebbe voluto strappare una prima intesa sulla ristrutturazione del debito e poter quindi garantire la sua partecipazione al piano.

La storia si trascina de circa due anni. Già nel 2015 il FMI disse che avrebbe partecipato al salvataggio di Atene se si fosse aperto un tavolo per la riduzione del debito considerato insostenibile. Le autorità europee pur di avere il FMI a bordo accettarono di affrontare la questione che però, ad oggi è ancora in stallo. La Germania farà di tutto per trascinare la questione oltre il 2017 e soprattutto oltre le elezioni di autunno. Merkel deve dimostrare ai suoi elettori di essere intransigente quando si tratta di spendere soldi pubblici per aiutare Paesi che non rispettano le regole. L’appuntamento con i negoziati sulla riduzione del debito greco quindi sono rimandati al 2018, probabilmente ad agosto quando scadrà il terzo di piano di salvataggio da 84 miliardi.

La Grecia resta quindi in balìa di una situazione grottesca in cui il destino del Paese e dei suoi cittadini stremati dipende dai giochi politici sull’asse Washington-Bruxelles e, soprattutto, Berlino.


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