Δευτέρα 15 Μαΐου 2017

Grecia, ok dei creditori: prosegue piano da 86 miliardi, ancora austerità per Tsipras

grecia

La Grecia e i suoi creditori internazionali hanno raggiunto un accordo sulle riforme che Atene dovrà portare avanti per completare la seconda revisione del programma di salvataggio del paese. Il parlamento ellenico sarà chiamato a votare sull’accordo verso la metà del mese, mentre il via libera definitivo dovrebbe arrivare durante la riunione del ventidue maggio dei Ministri delle finanze dell’eurozona.

Ancora privatizzazioni e tagli a pensioni

Il governo di Alexis Tsipras ha accettato di adottare una serie di misure di austerità fra cui tagli alle pensioni, l’abbassamento della soglia di reddito free-tax e la privatizzazione di alcune aziende pubbliche operanti nel settore minerario e dell’energia. Il piano triennale di aiuti ammonta a 86 miliardi di euro e terminerà nel 2018.

L’intesa, dopo mesi di faticose trattative, è fondamentale per il risanamento dei conti ellenici poiché consentirà alla Grecia di accedere a nuovi aiuti per pagare i circa sette miliardi e mezzo di debiti in scadenza a luglio. Non solo, superato questo scoglio, si potranno aprire le discussioni preliminari sulla possibilità di riduzione del debito greco, condizione chiesta dal FMI per rimanere nel piano di salvataggio. La stessa Germania, con il ministro delle finanze Schaeuble, ha già affermato che il programma di salvataggio potrà andare avanti solo con la partecipazione del FMI. Buona parte del debito greco è ora nelle mani del Fondo salva-stati (ESM), del Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF), della Banca Centrale Europea e del FMI.

Austerità, una piccola retromarcia

Il governo di Atene ha ottenuto dai creditori, in cambio del raggiungimento degli obiettivi promessi, la possibilità di poter intervenire sulla spesa pubblica in favore delle fasce più povere. Un importante punto a favore di Tsipras è il ripristino nel 2018 della contrattazione collettiva. L’obiettivo del leader greco è dimostrare all’opinione pubblica il miglioramento della situazione dopo anni di misure di austerità. L’auspicio futuro è che la Grecia possa entrare nel programma di quantitative easing della BCE. Questo consentirà al governo di poter attuare politiche espansive con costi minori potendo contare, per semplificare, sull’acquisto di titoli di stato da parte della BCE.

Berlino e i suoi alleati nordici sono convinti che si potrà parlare di alleggerimento del debito greco solo una volta concluso il piano di salvataggio nella metà del 2018. Senza contare che ogni discussione seria sul debito potrà aprirsi solo dopo le elezioni tedesche di settembre. L’ala dei falchi del rigore sembra ignorare tuttavia le necessità politiche di Tsipras che ha investito molto del suo capitale politico accettando nuove misure di austerità in cambio di politiche capaci di rispondere al disagio sociale greco, dal momento che le prospettive di ripresa economica della Grecia sono ancora molto deboli.

Grecia a rischio instabilità politica

Il governo greco può contare su una maggioranza parlamentare risicata guidata dal partito di sinistra Syriza, che governa in coalizione con i nazionalisti greci del ANEL. Il passaggio parlamentare si presenta delicato perché il principale partito di opposizione, il conservatore Nuova Democrazia, ha già contestato l’accordo.  Per Syriza e il suo alleato minore è necessario evitare a tutti i costi elezioni anticipate alla luce degli ultimi sondaggi che danno in testa proprio i conservatori.

L’insoddisfazione della popolazione greca resta alta e le nuove misure di austerità hanno fortemente indebolito Syriza, che ha impostato due anni fa la propria campagna elettorale facendo leva proprio sul fallimento delle politiche dei partiti tradizionali che avevano portato la Grecia sull’orlo del fallimento. Del resto, venuto meno il bipartitismo che per anni aveva caratterizzato la politica greca, con l’alternanza al governo fra socialisti e conservatori, il sistema politico è andato progressivamente frammentandosi. La crescita del sentimento anti-establishment potrebbe esasperare ancora di più questa situazione producendo coalizioni di governo deboli e incapaci di portare avanti i piani di riforme economiche.

La Grecia non è ancora al sicuro. Le pressioni dei creditori internazionali, l’enorme debito pubblico, la disoccupazione molto alta e la scarsa crescita economica dicono che Atene avrà ancora bisogno dell’aiuto esterno. Bruxelles, già occupata a fronteggiare Brexit, non potrà certo accettare di vedere nuovamente a rischio la tenuta dell’eurozona. In tutto questo, il sostegno che la popolazione greca ha già dimostrato verso l’Unione Europea potrebbe non essere più scontato.

Federico Vetrugno


Δεν υπάρχουν σχόλια:

Δημοσίευση σχολίου