Il traghetto Norman Atlantic salpò dalla Grecia, in direzione Ancona,
nonostante il mare in burrasca, con più camion frigo delle prese di corrente a
disposizione e 519 persone a bordo, molte delle quali autotrasportatori che
portavano a destinazione il loro ultimo carico prima di tornare a casa per il
Capodanno.
Un incendio scoppiato nel cuore della notte, tra il 27 e il 28
dicembre 2014, poi il naufragio tra neve e squali, posero tragicamente fine a
quel viaggio, causando 31 vittime (19 delle quali mai ritrovate e due,
probabilmente clandestini, non identificate) e il ferimento di altri 64
passeggeri. Ora i presunti responsabili di quel naufragio, in 32 tra armatore,
amministratori della società noleggiatrice della nave ed equipaggio, rischiano
un processo per i reati, a vario titolo contestati, di cooperazione colposa in
naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose plurime oltre a numerose
violazioni sulla sicurezza e al codice della navigazione. La Procura di Bari,
che ha coordinato le indagini della Capitaneria di Porto, ha chiesto il rinvio
a giudizio per il legale rappresentante della Visemar, società proprietaria del
traghetto, Carlo Visentini, i due legali rappresentanti della greca Anek Lines,
noleggiatrice della motonave, per le stesse società, il comandante Argilio
Giacomazzi e 26 membri dell’equipaggio. Nelle prossime settimane il gup del
Tribunale fisserà la data di inizio dell’udienza preliminare, alla quale
saranno chiamati a comparire imputati e le centinaia di parti offese. Quello
che le indagini hanno accertato è che la notte del naufragio a bordo del
traghetto Norman Atlantic regnarono confusione e panico. Secondo i pm Ettore
Cardinali e Federico Perrone Capano, l’origine delle fiamme fu un camion frigo
lasciato con motore acceso, perché non c’erano abbastanza prese di corrente.
Una serie di negligenze e successivi errori (impianto antincendio inidoneo e
attivato sul ponte sbagliato, allarme dato in ritardo) avrebbe poi consentito
al rogo di propagarsi nella nave fino a diventare indomabile. Quindi le fasi
dell’evacuazione, con scialuppe calate senza che i ponteggi fossero messi in
sicurezza, causando così la caduta in mare e la morte di alcuni passeggeri. In
quegli attimi il panico non investì solo i viaggiatori ma anche il personale di
bordo. In molti non avrebbero eseguito il proprio compito: dai giubbotti
salvagente da distribuire ai passeggeri all’organizzazione degli imbarchi sulle
scialuppe di salvataggio. Sei membri dell’equipaggio sono accusati anche di
aver abbandonato la nave prima che tutti i passeggeri fossero in salvo. Gli
accertamenti medico-legali hanno poi stabilito che 11 passeggeri sono morti per
assideramento seguito da annegamento, alcuni caduti in mare mentre tentavano di
salire sulle scialuppe, un corpo mai identificato, forse appartenente ad un
adolescente clandestino, fu invece trovato carbonizzato all’interno del relitto
e altre 19 vittime risultano ancora disperse. A quattro anni dai fatti, con il
processo alle porte, il relitto annerito dalle fiamme, sottoposto a sequestro
probatorio fin dal febbraio 2015, è tuttora ormeggiato nel porto di Bari.
(Isabella Maselli, ANSA)
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου