Articolo dell' 8 luglio 2016
http://www.occhidellaguerra.it/grecia-un-anno-dopo-il-referendum/
Sembra passato un secolo: la Grecia si prepara al voto, bandiere biancazzurre ovunque ad Atene come a Salonicco, Europa con il fiato sospeso, opinione pubblica di tutto il vecchio continente pronta ad osservare da vicino la storia; tutto questo accade appena dodici mesi fa, un lasso di tempo molto ridotto in condizioni “normali”, un’enormità in una fase storica così complessa come quella attuale.
Il 5 luglio 2015, la Grecia vota contro il memorandum della troika che prevede ancora austerità e tagli lacrime e sangue per tutto il popolo greco, in cambio di un’iniezione di liquidità per pagare quanto meno gli stipendi ai dipendenti pubblici; quel referendum, è senza dubbio uno degli eventi maggiormente disponibili nella memoria collettiva del vecchio continente degli ultimi anni, nonostante esso poi, come ben si sa, non è stato in grado di incidere sul futuro né del Paese ellenico e né dell’Europa.
I media di tutto il mondo, dopo l’annuncio del primo ministro Alexis Tsipras di istituire un referendum (il secondo in Grecia dopo la fine del regime dei colonnelli), accendono i riflettori su Atene e la tensione arriva fin dentro le case di tutti gli europei; da fine giugno fino a quel cinque di luglio, ore ed ore di dirette dalla Grecia, di dibattiti in attesa del voto, di interviste ai cittadini ateniesi in coda ai bancomat per ritirare fino ad un massimo di 40 Euro al giorno per via del blocco imposto dal Ministero dell’Economia, volto ad evitare ulteriori crisi di liquidità. I due termini “OXI” e “NAY”, rispettivamente “No” e “Sì” in greco, entrano nelle bacheche di Facebook di molti cittadini, lo stesso Tsipras assieme al suo Ministro Varoufakis, diventano vere e proprie star citate in ogni programma, mentre persino Fidel Castro da Cuba si interessa della vicenda scrivendo una lettera di incitamento al leader di Syriza, al governo da appena sei mesi.
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