Il primo novembre del 2013, a Neo Iraklio di Atene, due militanti di Alba Dorata vengono uccisi davanti alla sede del partito. Quest’anno le istituzioni locali vietano la commemorazione.
Da allora i due membri del partito nazionalista entrano nel “pantheon” del gruppo che, ogni anno, li commemora con un corteo.
Quest’anno, le istituzioni locali non concedono al movimento neonazista greco, cresciuto nel consenso sino a diventare il terzo partito del Paese, gli spazi per le celebrazioni.
“Sindaco e consiglieri, provate ad ostacolare la commemorazione di mio figlio e ne vedremo delle belle”. A minacciare una reazione dura è Lambros Fountoulis, eurodeputato di Alba Dorata e padre di Giorgos Fountoulis, il ventisettenne assassinato assieme a Manolis Kapelonis, di 5 anni più piccolo, dai colpi di una mitraglietta esplosi da due sicari mai identificati. Il destinatario dell’altolà è Nikos Babalos, il sindaco del comune periferico di Neo Iraklio, a nord della capitale greca. È lui che non ha autorizzato la manifestazione di Chrysi Avgì in memoria di Kapelonis e Fountoulis perchè “il quartiere vuole isolare il razzismo e non lasciar spazio alle manifestazioni fasciste”.
Dalla direzione del partito greco, però, fanno sapere che nonostante il parere negativo delle autorità locali la cerimonia si svolgerà regolarmente e gli iscritti di Alba Dorata si preparano a scendere in piazza, a migliaia, domani. Lungo le vie di Neo Iraklio si snoderà, come ogni anno, un lungo corteo che dal luogo dell’omicidio raggiungerà il cimitero dove riposano Kapelonis e Fountoulis.
Nel frattempo, però, le criticità legate all’evento si moltiplicano: tutti i movimenti antifascisti greci si preparano alla mobilitazione ed annunciano delle contro-manifestazioni.
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