Tegola sulla strategia del primo ministro, che voleva usare i 250 milioni di incasso per finanziare progetti sociali e tenere a bada la frangia più radicale del suo partito Syriza. Secondo alcuni, la decisione potrebbe portare addirittura a elezioni anticipate.
Il Consiglio di Stato greco boccia l'asta per le frequenze televisive uno dei capisaldi della lotta del governo di Alexis Tsipras contro gli oligarchi ellenici.
Il massimo organo costituzionale amministrativo ha deliberato con 14 voti contro 11 che la vendita a quattro gruppi per 250 milioni del diritto a trasmettere nell'etere nazionale è stata incostituzionale. L'operazione conclusa un paio di mesi fa aveva radicalmente ridisegnato la mappa del potere nei media ad Atene garantendo tra l'altro un incasso molto superiore al previsto. E il premier aveva preannunciato che le entrate sarebbero state utilizzate - almeno in parte - per finanziare alcune iniziative sociali nel paese per dare un po' d'ossigeno a un welfare massacrato da sei anni di tagli. "La decisione dei giudici riporta il paese nella vecchia situazione di illegalità - ha detto il portavoce del Governo - e impedirà di mandare a scuola 15mila bambini e di assumere 4mila infermieri".
Le reti tv di Atene hanno in effetti trasmesso fino a quest'anno in una sorta di limbo giuridico, visto che avevano occupato le frequenze a fine anni '80 senza autorizzazioni e avevano continuato a lavorare pagando piccoli canoni annui ai vari esecutivi che si sono succeduti da allora. Il Consiglio di Stato depositerà nei prossimi giorni le motivazioni. Secondo indiscrezioni però i giudici avrebbero contestato due aspetti dell'asta: il fatto che sia stata gestita in prima persona da Nikos Pappas, amico e braccio destro el premier, e non da un organo indipendente. E il limite a quattro delle frequenze vendute. Troppo poco. Il governo dovrà con ogni probabilità ora restituire i soldi già incassati e la televisione greca - salvo sorprese - tornerà allo status quo precedente all'operazione.
Il colpo basso della magistratura contabile potrebbe avere conseguenze politiche molto pesanti. Tsipras aveva in programma dopo questa sentenza un rimpasto di governo con l'obiettivo (dopo aver stravinto il Congresso di Syriza) di eliminare i ministri come Panos Skourletis che frenano sul piano di privatizzazioni imposto dai creditori. Regalando come contropartita all'ala più radicale del partito gli interventi umanitari finanziati con l'asta delle frequenze. Ora un pezzo del piano è saltato e nelle prossime ore si capirà se il lifting all'esecutivo andrà
in porto lo stesso. Il premier, malgrado molti mal di pancia nel partito, aveva detto che la sentenza sarebbe stata "vincolante" per la politica. Ma qualcuno pensa che l'intervento dei magistrati possa accelerare il percorso verso le (ennesime) elezioni anticipate nel paese.
Da: La Repubblica.it
Il Consiglio di Stato greco boccia l'asta per le frequenze televisive uno dei capisaldi della lotta del governo di Alexis Tsipras contro gli oligarchi ellenici.
Il massimo organo costituzionale amministrativo ha deliberato con 14 voti contro 11 che la vendita a quattro gruppi per 250 milioni del diritto a trasmettere nell'etere nazionale è stata incostituzionale. L'operazione conclusa un paio di mesi fa aveva radicalmente ridisegnato la mappa del potere nei media ad Atene garantendo tra l'altro un incasso molto superiore al previsto. E il premier aveva preannunciato che le entrate sarebbero state utilizzate - almeno in parte - per finanziare alcune iniziative sociali nel paese per dare un po' d'ossigeno a un welfare massacrato da sei anni di tagli. "La decisione dei giudici riporta il paese nella vecchia situazione di illegalità - ha detto il portavoce del Governo - e impedirà di mandare a scuola 15mila bambini e di assumere 4mila infermieri".
Le reti tv di Atene hanno in effetti trasmesso fino a quest'anno in una sorta di limbo giuridico, visto che avevano occupato le frequenze a fine anni '80 senza autorizzazioni e avevano continuato a lavorare pagando piccoli canoni annui ai vari esecutivi che si sono succeduti da allora. Il Consiglio di Stato depositerà nei prossimi giorni le motivazioni. Secondo indiscrezioni però i giudici avrebbero contestato due aspetti dell'asta: il fatto che sia stata gestita in prima persona da Nikos Pappas, amico e braccio destro el premier, e non da un organo indipendente. E il limite a quattro delle frequenze vendute. Troppo poco. Il governo dovrà con ogni probabilità ora restituire i soldi già incassati e la televisione greca - salvo sorprese - tornerà allo status quo precedente all'operazione.
Il colpo basso della magistratura contabile potrebbe avere conseguenze politiche molto pesanti. Tsipras aveva in programma dopo questa sentenza un rimpasto di governo con l'obiettivo (dopo aver stravinto il Congresso di Syriza) di eliminare i ministri come Panos Skourletis che frenano sul piano di privatizzazioni imposto dai creditori. Regalando come contropartita all'ala più radicale del partito gli interventi umanitari finanziati con l'asta delle frequenze. Ora un pezzo del piano è saltato e nelle prossime ore si capirà se il lifting all'esecutivo andrà
Da: La Repubblica.it
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