di Dimitri Deliolanes
Con una mossa a sorpresa, Alexis Tsipras ha diviso di nuovo il fronte dei creditori e messo in grave imbarazzo l’opposizione greca.
Ha indirizzato più di 600 milioni di euro dell’avanzo primario a un milione e mezzo di pensionati poveri e ha rinviato l’aumento dell’iva nelle isole dell’Egeo piene di profughi.
Giovedì i deputati di Nuova Democrazia sono stati costretti a votare su queste misure nominalmente, uno per uno. Malgrado le accuse al governo di “demagogia pre-elettorale” e di “turbare i rapporti” con l’Europa, la destra ha scelto di astenersi senza far mancare il numero legale.
La reazione dei creditori non è stata per niente univoca.
Il fronte oltranzista, con il ministro delle Finanze tedesco Schäuble in testa, ha imposto la sospensione della recente decisione dell’Eurogruppo sul debito greco. Poco danno per Atene, delusa da un compromesso timido e poco incisivo.
Dall’altra parte, il commissario Pierre Moscovici e il candidato socialista alla presidenza del Parlamento Europeo Gianni Pittella hanno respinto le critiche contro Tsipras, ritenendo che le misure governative non vadano contro gli accordi con i creditori.
Sullo sfondo, il Fondo monetario internazionale, isolato e in preda a convulsioni interne, dopo ben sei anni di clamorosi fallimenti sul caso greco.
Il governo Syriza aveva bisogno di differenziarsi rispetto ai precedenti esecutivi, dopo l’umiliante accordo sul terzo “salvataggio” a luglio 2015.
Tsipras si preoccupa degli umori della popolazione più che dei poco credibili sondaggi, ma questo non significa che abbia in mente nuove elezioni anticipate. A chiedere le urne con insistenza è il leader della destra Kyriakos Mitsotakis, convinto di vincere.
Difficilmente Tsipras gli farà questo favore: il suo governo sarà giudicato alla fine del mandato, nel 2019, ha ripetuto più volte in Parlamento.
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