Torna a salire la tensione tra il Paese ellenico e la Troika.
L'Eurogruppo ha bloccato l'erogazione di 45 miliardi alla Grecia perché il premier Tsipras ha “osato” pensare di distribuire 617 milioni ai pensionati più poveri. La plutocrazia europea mostra il proprio lato più cinico, ma le ricette che impone non funzionano.
L'analisi dell'economista Giacomo Bracci.
La reazione da parte delle strutture europee è stata piuttosto dura.
L'Eurogruppo ha infatti deciso di bloccare l’erogazione dei 45 miliardi di euro
che erano stati allocati per essere forniti alla Grecia come parte del piano di
aiuti negoziato lo scorso anno.
“In questo momento in Grecia vivono 1,6 milioni di persone al di sotto
della soglia di povertà – osserva l'economista Giacomo Bracci - molti dei quali
sono dei pensionati”.
Il premier greco aveva deciso di
ridistribuire delle cifre dovute al surplus pubblico. Questo proprio perché i
programmi decisi dall’Eurogruppo per l’erogazione dei fondi ha comportato per
il Paese un enorme sacrificio, nonché moltissimi tagli e moltissimo sforzo da
parte del governo nell’applicarli.
“La misura è stata accolta in maniera molto variegata dagli esponenti
politici europei – continua Bracci - Sicuramente il Parlamento europeo, in
particolare il gruppo socialista e il gruppo della sinistra, hanno richiesto
all’Eurogruppo un incontro per esprimere il loro disaccordo rispetto a questa
misura”. In particolare perché l’erogazione di fondi per la solidarietà e la
coesione sociale non dovrebbe in alcun modo essere confusa con l’erogazione di
un piano di aiuti che è stato concordato e strutturato tra la Grecia e
l’Eurogruppo.
Tsipras ha poi rinnovato il suo impegno a mantenere i programmi di
crescita, ed ha ricordato che secondo le stime ufficiali la Grecia dovrebbe
crescere del 2,7% nel 2017 e del 3,1% nel 2018. Ha quindi in qualche modo
argomentato che questo tipo di aiuti non intralcerebbe in alcun modo lo
sviluppo previsto dell’economia greca.
“Gli scenari politici sono molto incerti – sostiene Bracci - perché mentre
la commissione europea, ad esempio il commissario Moscovici, ha ritenuto un
errore bloccare il piano di aiuti, il consiglio europeo è di un parere diverso,
in particolar modo la Germania”.
Angela Merkel ha, infatti, dichiarato la necessità per la Grecia di
astenersi da manovre che in qualche modo esulino dalla traccia di quanto
definito l’anno scorso. Tra l’altro la Merkel avrebbe in qualche modo tirato in
ballo la questione migratoria, dicendo che il sostegno della Germania alla
Grecia continuerà finché la Grecia collaborerà sul piano dei migranti.
“Questo potrebbe significare - spiega Bracci - che la Germania per
costringere la Grecia ad attenersi da prendere misure del genere potrebbe brandire
l’arma della mancanza di aiuti per la gravissima situazione migratoria che la
Grecia in questo momento si trova ad affrontare.”
La situazione socio-economica in Grecia continua ad essere grave. La
disoccupazione è al 23,1%, quella giovanile è al 46,5%, nel contesto di un Pil
che su base annua cresce dello 0,8%. Il debito pubblico sul Pil è sceso dal
180% al 177% ma, nonostante ciò, altre variabili altrettanto importanti come la
produttività e l’inflazione mostrano in segno negativo.
“L’inflazione su base annua - spiega Bracci - scende dello 0,9%.” L’inflazione è scesa in quasi tutta europa,
ma in Grecia l’accoppiata di bassa inflazione e bassa occupazione può diventare
letale.
“La produttività del lavoro - continua -
è scesa dal luglio 2013 del 7,2%”.
Questo significa che i programmi decisi dall’Eurogruppo l’anno scorso e sui
quali si è impegnato il premier Tsipras non sembrano, da un lato, arrecare
nessun vantaggio apparente all’economia greca, e dall’altro sembrano mostrare
una totale chiusura rispetto alla possibilità di erogare misure di povertà
attive per una popolazione che vive in una situazione di crescente
disuguaglianza.
Alessia Lizzadro
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