Di Maio dopo il colloquio col ministro Dendias: in Europa non ci
aiutano le continue liti tra Regioni
PUBBLICATO IL 02 Giugno 2020
ROMA. Luigi Di Maio spera di capitalizzare il calo dei contagi al
più presto, andare ad Atene il 9 giugno e tornare con in mano la certezza che
dal 15 giugno tutti gli italiani potranno volare verso le isole greche. Questo
è, in realtà, il sogno, non così semplice da realizzarsi visto che da Atene
hanno confermato il blocco degli arrivi da Lombardia, Veneto, Piemonte ed
Emilia-Romagna.
Per ora bisogna accontentarsi delle prime «importanti
rassicurazioni» che il ministro degli Esteri greco Nikos Dendias ha fornito a
Di Maio nel corso di un colloquio telefonico. La situazione resta congelata. La
voglia d’estate italiana deve fare i conti con un Paese che è riuscito a
contenere la pandemia (solo 175 morti). Dalla Farnesina fanno sapere che è
abbastanza credibile che la Grecia riaprirà senza condizioni dal primo luglio.
Ma per avere garanzie che sarà così bisognerà aspettare gli effetti della
grande apertura di domani, 3 giugno, quando in Italia cadranno i limiti alla
circolazione. Su questo i greci sono stati chiari. Non sono certo sfuggite alle
antenne dell’ambasciatore in Italia le polemiche tra le regioni, i timori
espressi dai governatori della Sardegna e del Sud, e gli avvertimenti degli
esperti del comitato tecnico-scientifico su possibili nuove ondate di contagio
nella seconda metà di giugno, come conseguenza delle riaperture. Un dibattito
ampio e diffuso che ovviamente non aiuta Di Maio nel suo lavoro diplomatico,
perché, come spiegano fonti ministeriali, rimanda l’immagine di un Paese che fa
i conti con la propria convalescenza, un Paese ancora zoppicante tra desiderio
di vacanza e timori sanitari. Secondo il ministro è sicuramente «necessaria una
omogeneità delle misure tra regioni per negoziare meglio la partita dei flussi
in Europa».
Ad oggi la situazione prevede una lista di nazioni europee messe
al bando. Non c’è solo il Nord Italia, come ancora una volta ieri ha ribadito
Dendias, spiegando nuovamente che il governo greco si è basato sull’elenco
degli scali più a rischio stilato dall’Agenzia europea per la sicurezza aerea
(Easa).
Elenco che comprende anche l’area di Parigi, pezzi dell’Olanda,
del Belgio, della Spagna e quasi completamente la Gran Bretagna. Chi da qui
arriverà in Grecia dal 15 al 30 giugno (solo negli aeroporti di Atene e
Salonicco), dopo un test obbligatorio, resterà in auto-quarantena per una
settimana almeno, in caso di esito negativo, o in clausura per quattordici
giorni, dovesse risultare contagiato dal coronavirus. Dal primo luglio le autorità
elleniche prevedono test a campione, ma non escludono ulteriori restrizioni
verso i Paesi più contagiati, che si riservano di annunciare successivamente,
quando sarà più chiaro il quadro epidemiologico della seconda metà di giugno.
Tutto dipende da come andrà in Italia, insomma, ammettono alla Farnesina, dove
pure confermano che, per preoccupazioni simili a quelle della Grecia, per tutto
il mese i confini italiani è probabile resteranno sbarrati per chi proviene da
Paesi extra Ue, vista la situazione critica di Stati Uniti, Russia e Gran
Bretagna.
Un bel colpo per il turismo italiano. Il 15 giugno è la data
cruciale per il settore in tutta Europa, e non solo perché per quel giorno si
prevedeva di riaprire gli scali a chi viene da fuori, ma anche perché era in
agenda di ristabilire la libera circolazione tra i confini interni. Bruxelles
vorrebbe evitare discriminazioni tra i cittadini europei ma dovrà fare i conti
con le scelte dei singoli Paesi. Austria e Svizzera (quest’ultima non è membro
Ue) non vogliono saperne di aprire agli italiani prima di luglio. Ma a dare da
pensare a Di Maio sono soprattutto la Germania, per la massa di turisti che da
laggiù arrivano ogni anno in Italia, e la Slovenia, Paese confinante ma
soprattutto di passaggio verso la Croazia. Ecco perché nel suo tour per salvare
il turismo il ministro degli Esteri, oltre ad Atene, toccherà Lubiana e
Berlino.
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