Ai tempi di Pericle la febbre tifoidea bloccò l’attività del teatro.
Ma finita la pestilenza i teatri della Grecia antica riaprirono. Con l’esclusione di Sparta che non godeva di un regime democratico. La grande funzione, anche religiosa, della più alta espressione della cultura occidentale non poteva fermarsi, ne andava dell’esistenza stessa della democrazia. Il teatro era essenza della democrazia.
Come corollario alle norme post Covid oggi emerge la quasi impossibilità di realizzare spettacoli dal vivo, specialmente lo spettacolo che ha caratterizzato la cultura occidentale: il teatro. Misure e condizioni dettate in genere, tra le tante, dagli oligarchi della comunicazione, manipolatori della ormai smarrita “opinione pubblica” (ho una opinione pessima dell’odierna ”opinione pubblica”).
Tutte le dittature hanno sempre odiato la cultura, in special modo il teatro, per la grande capacità evocativa e l’intensità emotiva che dà agli spettatori, che hanno la certezza di partecipare ad un evento irripetibile, perché ogni sera è uno spettacolo diverso, che aggiunge nuovi significati all’opera rappresentata. Nell’antica Grecia il teatro giungeva alla dimensione di “catarsi”, formando la coscienza e la morale dei cittadini, per la democrazia.
Se si leggono ad alta voce i termini usati in questo articolo: teatro, occidentale, democrazia, oligarchia, religioso, essenza, opinione, contatto, cultura, spettacoli, regole, partecipare, evocare, manifestazioni, intensità, emotiva, spettatori, diverso, certezza, catarsi, coscienza, morale, cittadini… può nascere una forma di proposta/protesta contro la pericolosa omologazione che la tecnologia di massa, con la scusa del Covid, vuole imporre nel poco che resta del mondo libero.
https://www.articolo21.org/2020/06/morte-del-teatro-morte-della-democrazia-post-covid-verso-la-dittatura-telematica/
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