Il ministro della Difesa della Grecia, Nikos Panagiotopoulos, ha dichiarato che Atene non consentirà in alcun modo che navi da trivellazione turche entrino nelle proprie acque territoriali.
Nello specifico, secondo quanto rivelato, martedì 23 giugno, dal quotidiano ellenico, Ekathimerini, le dichiarazioni di Panagiotopoulos risalgono alla sera precedente, quando il ministro della Difesa della Grecia ha risposto alle parole del ministro degli Esteri della Turchia, Mevlut Cavusoglu, il quale aveva dichiarato che non conviene a nessuno fermare le navi da trivellazione turche, perché Ankara reagirebbe.
In aggiunta, il ministro turco aveva accusato Atene di non voler trovare una soluzione alle tensioni con Ankara, sostenendo che la Turchia aveva, lo scorso luglio, invitato la Grecia a discutere dei diritti nel Mediterraneo, ma di non aver ottenuto risposte. In seguito a tali accuse, Panagiotopoulos ha smentito di aver ricevuto un invito a negoziare da parte della Turchia e ha altresì aggiunto di ritenere impossibile che Atene e Ankara discutano dei diritti sovrani della Grecia. Affinché le due parti prendano parte a un processo di dialogo, ha aggiunto il ministro della Difesa greco, occorre che la Turchia dimostri un atteggiamento in linea con il principio del buon vicinato e con il diritto internazionale. Ankara, ha dichiarato Panagiotopoulos, si sta comportando “come il piantagrane, maligno e bullo della regione, e così non si potrà avviare alcun dialogo”.
Lo scorso 21 giugno, anche l’ambasciatore turco in Grecia, Burak Ozugergin, aveva confermato l’intenzione del proprio Paese di portare avanti i piani di esplorazione energetica all’interno della piattaforma continentale greca e aveva aggiunto di ritenere che Ankara sia disposta ad avviare un dialogo con Atene, dato che per la Turchia un eventuale accordo sulla delimitazione dei confini marittimi con la Grecia sarebbe “giusto, equo e pacifico”.
In maniera simile, poche ore dopo, anche il ministro per le Politiche Ambientali ed Energetiche della Grecia, Kostis Hatzidakis, aveva confermato la diponibilità di Atene a negoziare con la Turchia un accordo sulla delimitazione dei confini marittimi, ma solo in caso di effettiva apertura e disponibilità da parte di Ankara. Tali parole avevano indicato uno spiraglio di de-escalation delle tensioni tra Grecia e Turchia, dopo che lo scorso venerdì, 19 giugno, il capo di Stato maggiore della Difesa della Grecia, il generale Konstantinos Floros, aveva dichiarato che anche solo un piccolo incidente nel Mar Egeo avrebbe provocato un conflitto tra i due Paesi.
Le relazioni tra Grecia e Turchia risultano compromesse per via di molteplici fattori. Principalmente, ad aver incrinato i rapporti tra Ankara e Atene concorrono le dispute in materia di diritti minerari nel Mar Egeo, all’interno delle quali si inseriscono i sorvoli non autorizzati dei caccia turchi nello spazio aereo della Grecia e la controversia sulle trivellazioni condotte dalla Turchia a largo delle coste di Cipro, ricche di gas naturale. I rapporti si sono ulteriormente incrinati quando, lo scorso 30 maggio, Ankara, in virtù di del Memorandum siglato con la Libia, aveva pubblicato in Gazzetta ufficiale i 24 blocchi per cui la compagnia petrolifera di Stato turca, la TPAO, aveva richiesto la licenza per avviare le esplorazioni energetiche. Insieme al disegno delle aree di competenza, in Gazzetta è stata inserita anche la richiesta da parte ella TPAO di condurre esplorazioni in tutti i blocchi occidentali della mappa, i quali si trovano nei pressi delle isole della Grecia. La pubblicazione dei blocchi in Gazzetta ufficiale confermava le intenzioni della Turchia di portare avanti l’implementazione dell’accordo siglato lo scorso 27 novembre con la Libia, nonostante le Nazioni Unite non abbiano ancora approvato i confini marittimi decisi dai due Paesi.
In risposta, Atene aveva dichiarato di ritenere evidenti le intenzioni di Ankara di sfidare la propria sovranità territoriale della Grecia nelle acque delle proprie isole, mentre la Turchia aveva ribadito che le aree per cui la compagnia petrolifera di Stato di Ankara ha richiesto la licenza di esplorazione fanno parte della piattaforma continentale turca definita dalle Nazioni Unite.
Per rispondere al clima di tensione con la Turchia, Atene sta rafforzando i rapporti e le collaborazioni in materia di Difesa, anche attraverso acquisti di armamenti, sia con alleati storici, come la Francia e gli Stati Uniti, sia con i principali rivali di Ankara, come Israele, Egitto e Arabia Saudita. In tale contesto si colloca il recente accordo siglato lo scorso 7 maggio con Israele, il quale ha approvato un prestito di due droni ad Atene, che li utilizzerà per sorvegliare i propri confini.
Δεν υπάρχουν σχόλια:
Δημοσίευση σχολίου