Per protestare contro questa situazione decine di famiglie si sono accampate in settimana a Piazza Vittoria, nel centro della capitale, creando tensioni con i residenti e con le forze dell'ordine.
ROMA – “In Grecia e’ in atto una crisi silenziosa: si tratta degli 11.000 rifugiati che il governo ha estromesso dal sistema d’accoglienza solo 30 giorni dopo aver ottenuto l’asilo. Una scelta politica che paradossalmente cade alla vigilia della Giornata internazionale del rifugiato, che promuove l’integrazione, e non certo l’esclusione”. Ne e’ convinta Sara Prestianni, responsabile Migrazione e asilo della rete EuroMed Rights, che monitora la situazione dei diritti nel bacino del Mediterraneo.
L’agenzia Dire ha intervistato l’esperta dopo l’annuncio del governo di Atene di aver istituito un ufficio ad hoc per assicurare ai rifugiati i titoli di viaggio per i Paesi europei, a pochi giorni da una legge di riforma molto contestata.
L’agenzia Dire ha intervistato l’esperta dopo l’annuncio del governo di Atene di aver istituito un ufficio ad hoc per assicurare ai rifugiati i titoli di viaggio per i Paesi europei, a pochi giorni da una legge di riforma molto contestata.
“Con la National Protection Law – continua Prestianni – e’ stato drasticamente ridotto il limite per i rifugiati per lasciare i centri di accoglienza: da 6 mesi a 30 giorni. Si calcola che 11.000 persone siano coinvolte da questa riforma, ed e’ logico immaginare che col tempo aumenteranno”. Per protestare contro questa situazione decine di famiglie si sono accampate in settimana a Piazza Vittoria, nel centro della capitale, creando tensioni con i residenti e con le forze dell’ordine. Alla fine la polizia le ha sgomberate e condotte nei centri d’accoglienza.
Il governo greco ha motivato la riforma con la necessita’ di “svuotare” in fretta i centri per accogliere nuovi richiedenti asilo, denuncia Prestianni, “ma la verita’ e’ che queste persone vengono messe in mezzo alla strada”. Il governo di Atene ha garantito a chi lascia i centri di poter accedere al programma di assistenza Helios, gestito dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e finanziato dalla Commissione europea.
Il governo greco ha motivato la riforma con la necessita’ di “svuotare” in fretta i centri per accogliere nuovi richiedenti asilo, denuncia Prestianni, “ma la verita’ e’ che queste persone vengono messe in mezzo alla strada”. Il governo di Atene ha garantito a chi lascia i centri di poter accedere al programma di assistenza Helios, gestito dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e finanziato dalla Commissione europea.
“In realta’ – avverte la responsabile di EuroMed Rights – queste persone vengono spinte in un circolo vizioso perche’ per accedere al programma, che garantisce tra le altre cose sostegno per l’accesso al lavoro e allo studio, e’ necessario dimostrare di possedere dei requisiti, tra cui la copia del contratto d’affitto. Ma se le famiglie non hanno redditi ne’ lavoro, chi mai potrebbe accordargli una locazione?” Il governo greco, “in modo propagandistico”, starebbe quindi adottando queste misure al solo scopo di dimostrare efficenza nella gestione del fenomeno. Ma per la ricercatrice non e’ credibile: “Prima di tutto, il piano per i permessi di viaggio punterebbe a dimostrare una certa rapidita’ nelle procedure burocratiche quando in realta’, per ottenere questo permesso servono 16 mesi”. Poi, con la National protection law, contina Prestianni, “il governo esclude i rifugiati dal circuito dell’accoglienza”. Ancora la responsabile: “Helios non basta: pur trattandosi di un programma necessario, costituisce l’unico meccanismo di integrazione dei rifugiati in Grecia e questo non va bene. Spetta allo Stato elaborare una strategia di lungo periodo, invece e’ chiaro che manchi e che Atene preferisca ‘appoggiarsi’ ad un programma gestito dalle organizzazioni internazionali”.
Secondo EuroMed Rights, “Atene continua a respingere e a negare i soccorsi ai migranti in mare”. Prestianni denuncia: “Nei campi profughi sovraffollati mancano i servizi essenziali, nei centri di detenzione sono tenuti anche i minori e si continuano a perseguire politiche di rimpatrio”.
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