Un gruppo di sette Paesi europei, composto da Grecia, Cipro, Francia, Italia, Malta, Portogallo e Spagna, rinominato “Med7”, ha richiesto formalmente agli Stati della regione di rispettare il diritto internazionale e la sovranità di membri dell’UE.
È quanto emerso in seguito alla pubblicazione, giovedì 4 giugno, di un comunicato congiunto firmato dai ministri degli Esteri dei sette Paesi, i quali si erano poco prima riuniti in videoconferenza. Durante l’incontro, i ministri di Francia, Italia, Malta, Portogallo e Spagna avevano ribadito il proprio continuo supporto nei confronti della Grecia e di Cipro in riferimento alle attività della Turchia nel Mar Egeo e nel Mediterraneo orientale.
Durante il vertice, i 7 ministri hanno anche discusso della ripresa economica in seguito alla pandemia da coronavirus. A tale riguardo, i partecipanti hanno concordato sulla necessità di adottare strategie di uscita coordinate, al fine di tornare al pieno funzionamento del mercato unico e della libertà dei movimenti dei cittadini.
In aggiunta, un altro tema al centro dell’incontro è stato l’immigrazione. A tale riguardo, i Med7 hanno dichiarato di essere in attesa del nuovo accordo sulle politiche migratorie e di asilo della Commissione europea. Il documento, hanno dichiarato i 7 ministri, dovrebbe basarsi sul principio di responsabilità e solidarietà condivisa, fornendo altresì assistenza su misura agli Stati più colpiti.
Al termine dell’incontro, il portavoce del governo ellenico, Stelios Petsas, ripreso da Ahval, ha dichiarato che alla luce degli ultimi sviluppi, un’eventuale escalation delle tensioni da parte della Turchia, comprometterebbe non tanto le relazioni bilaterali con la Grecia, quanto quelle con l’Unione Europea.
A tale riguardo, lo scorso 3 giugno l’Alto Rappresentante della politica estera dell’Unione Europea, Josep Borrell, aveva richiesto ad Ankara di rispettare la sovranità di Atene e Nicosia, con cui Bruxelles mantiene frequenti contatti. In particolare, Borrell aveva specificato che le aree dove la Turchia sta trivellando, o intende avviare esplorazioni energetiche, fanno parte delle Zone Economiche Esclusive di Cipro o della Grecia. Tale condotta, aveva aggiunto l’Alto rappresentante, assume particolare rilevanza alla luce del dialogo tra Bruxelles e Ankara sull’ingresso della Turchia nel blocco comunitario e in materia di politiche migratorie. Già in precedenza, il primo giugno, Borrell aveva annunciato che Bruxelles non avvierà alcun dialogo con la Turchia finché Ankara continuerà a trivellare a largo delle coste di Cipro.
Il 30 maggio, Ankara aveva pubblicato in Gazzetta ufficiale i 24 blocchi per cui la compagnia petrolifera di Stato turca, la TPAO, aveva richiesto la licenza per avviare le esplorazioni energetiche. Insieme al disegno delle aree di competenza, in Gazzetta è stata inserita anche la richiesta da parte ella TPAO di condurre esplorazioni in tutti i blocchi occidentali della mappa, i quali si trovano nei pressi delle isole della Grecia. La pubblicazione dei blocchi in Gazzetta ufficiale confermava le intenzioni della Turchia di portare avanti l’implementazione dell’accordo siglato lo scorso 27 novembre con la Libia, nonostante le Nazioni Unite non abbiano ancora approvato i confini marittimi decisi dai due Paesi.
In tale occasione, il presidente del Consiglio presidenziale del governo tripolino, Fayez Al-Sarraj, ed il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, avevano firmato alcuni memorandum d’intesa relativi alla cooperazione in materia di sicurezza e al settore marittimo. A causare tensioni è il memorandum siglato in ambito marittimo, il quale, sottolinea Reuters, definisce i confini marittimi tra Libia e Turchia anche nei pressi dell’isola greca di Creta. Tale isola, a detta di Ankara, non dispone di piattaforma continentale, ma solo di acque territoriali, motivo per cui è stato possibile definire i confini delle acque intorno a Creta. La Grecia, invece, da parte sua, considera l’accordo siglato tra Libia e Turchia una “palese violazione del diritto internazionale”.
Per rispondere al clima di tensione con la Turchia, Atene sta rafforzando i rapporti e le collaborazioni in materia di Difesa, anche attraverso acquisti di armamenti, sia con alleati storici, come la Francia e gli Stati Uniti, sia con i principali rivali di Ankara, come Israele, Egitto e Arabia Saudita. In tale contesto si colloca il recente accordo siglato lo scorso 7 maggio con Israele, il quale ha approvato un prestito di due droni ad Atene, che li utilizzerà per sorvegliare i propri confini.
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