Atene –
L'isola di Lesbo, vicina alle coste turche, è tornata sotto i riflettori per il
centro profughi che somiglia molto a un lager. Risse continue, freddo, la vita
sotto le tende precaria, gli aspetti medici e igienici inghiottiti dal
sovraffollamento. La denuncia arriva da Oxfam.
Centinaia di donne incinte e
minori non accompagnati, sopravvissuti a torture e abusi, costretti nel pieno
dell’inverno a vivere in modo precario e disumano. La descrizione dettagliata è
contenuta nel report «Vulnerabili e abbandonati» diffuso oggi e ricco di
testimonianze di migranti a cui viene negato il diritto a un’accoglienza
dignitosa, come conseguenza del collasso del sistema di identificazione e di
protezione, dovuto alla mancanza di personale qualificato e a processi
burocratici kafkiani.
Nel dossier,
ci sono anche le voci di madri che sono state mandate via dagli ospedali a soli
quattro giorni da un parto cesareo e che si sono ritrovate a vivere in una
tenda assieme ai figli appena nati, e dove regolarmente avvengono risse.
Nel campo di
Moria (visitato anche da Papa Francesco tre anni fa) - che contiene il doppio
di persone che potrebbe accogliere -.vivono ammassate centinaia di persone, con
un solo medico per quasi tutto il 2018, incaricato dalle autorità di Lesbo di
provvedere all’identificazione e al primo soccorso delle circa 2.000 persone,
che arrivavano ogni mese sull’isola. «Fino ad arrivare al punto - si legge -
che lo scorso novembre non c’è stato neanche quell’unico medico ad assistere le
persone più fragili e garantirne il diritto alla salute. Il tutto in un quadro
dove le procedure di identificazione sono cambiate tre volte solo nell'ultimo
anno, aumentando il caos di cui sono vittime persone che hanno già sofferto
traumi indicibili».
L’inverno ha
portato una pioggia incessante e la tendopoli di Lesbo è diventata una vera e
propria palude di fango, con le temperature ancora sotto lo zero porteranno
altraneve. In cerca di qualsiasi fonte di calore le persone stanno iniziando a
bruciare tutto quello che trovano, inclusa la plastica. Portano stufe
improvvisate e pericolose dentro alle tende, rischiando la vita solo per
riscaldarsi.
Di fronte a
questa situazione Oxfam lancia un appello all’Unione europea perché si trovi al
più presto una soluzione all’emergenza che si sta consumando nelle isole
greche: servono uno staff sanitario adeguato, un diverso sistema di
identificazione dei più vulnerabili e trasferimenti regolari dei migranti sulla
terraferma.
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