Maritsa
Mavrapidou, al centro della foto di "The Toc"
La foto di
lei e delle altre donne che sfamavano un neonato arrivato su una barca di
migranti era diventata il simbolo della Grecia che non si arrendeva alla crisi
17 gennaio 2019
Il suo, e
quello di altre donne come lei, divenne il volto della Grecia che non
rinunciava a fare del bene, nonostante il fardello di una crisi economica che
aveva piegato corpi e coscienze. Maritsa Mavrapidou si è spenta all'età di 89
anni, ma a renderla immortale resterà quell'immagine, che la ritraeva insieme
ad altre "nonne" nell'atto di sfamare con il biberon un neonato
arrivato su una barca di migranti. Per ore si è creduto che Maritsa fosse la
donna con il bimbo in braccio, in realtà nello scatto sedeva accanto.
La foto
trasformò Maritsa e le altre in icone della crisi migratoria che nel 2015 aveva
investito la Grecia, tanto che lei e le sue compaesane furono anche candidate
al Nobel per la pace. "Noi abbiamo accolto i rifugiati perché anche noi
discendiamo da rifugiati" disse in un'intervista, durante quei giorni
caldi, riferendosi al fatto che la sua famiglia era arrivata a Lesbo dalla
Turchia, quando nel 1922 ci fu un traumatico scambio di popolazione tra i due Paesi.
Le tre
"nonne di Lesbo" per interi mesi si occuparono del lato umano
dell'ospitalità, portando vestiti e pane fatto in casa ai bisgonosi appena
arrivati in Grecia. "Se stavano male appena scesi dalle barche, li
aiutavamo", dichiarò con naturalezza Maritsa "ci comportavamo da
esseri umani". E da essere umano ha vissuto fino alla fine, ricevendo il
commosso ricordo di Alexis Tsipras, che ha twittato: "Maritsa Mavropoulou,
una delle tre nonne di Lesbo che ha aperto le braccia ai profughi arrivati
sull'isola, ci ha lasciato. Nonna Maritsa sarà per sempre un simbolo di
solidarietà e amore. Condoglianze alla sua famiglia".
Un lutto
trasversale, che ha coinvolto anche l'opposizione. Kyriakos Mitsotakis, leader
del partito conservatore, ha definito la nonna di Lesbo "l'immagine
dell'umanità dei greci", dedicandole un emozionato addio. Cordoglio anche
dall'Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati, che ricorda come "l'iconica
fotografia di Maritsa Mavrapidou, Efstratia Mavrapidou e Aimilia Kamvysi che
allattano un piccolo rifugiato nel villaggio di Skala Sikamineas a Lesbo mostrò
la compassione greca per i rifugiati e commosse il mondo".
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