La Grecia, venerdì 25 gennaio, ha ratificato uno storico
accordo con cui approva la decisione della vicina Macedonia di cambiare il suo
nome in Repubblica della Macedonia del Nord, ponendo fine a un conflitto aperto
da 28 anni e aprendo la strada all’ingresso del Paese nell’Ue e nella NATO.
“Questo è un giorno storico per la Grecia, che pone fine
a una problematica pendente che era un peso sulla nostra politica
internazionale”, ha riferito il primo ministro greco, Alexis Tsipras, ai
giornalisti. Il premier di Atene si è assicurato un numero sufficiente di voti
in Parlamento per ratificare ufficialmente l’accordo di Prespa, volto a porre
fine alla lunga disputa tra Atene e Skopje sul nome della Macedonia. Il primo
ministro macedone, Zoran Zaev, aveva convenuto il cambio del nome con la
controparte greca a giugno 2018. Secondo la decisione stipulata dai due, una
volta che Skopje avesse approvato il cambio di nome modificando la
Costituzione, Tsipras avrebbe dovuto ratificare l’accordo presso il Parlamento
greco. Cosa che è effettivamente avvenuta nella giornata di venerdì 25 gennaio.
Secondo quanto previsto da tale patto, inoltre, la Grecia dovrà adesso smettere
di bloccare la Macedonia dall’entrare nella NATO e in altri gruppi
internazionali, permettendole di avviare le trattative per l’accesso all’Unione
Europea.
I Paesi dell’Ue alleati alla Grecia hanno accolto
positivamente la ratifica. Il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, ha
twittato: “Hanno avuto immaginazione, hanno corso un rischio, erano pronti a
sacrificare i propri interessi per un bene più grande. Mission impossible
compiuta”. Matthew Nimetz, un diplomatico veterano in seno alle Nazioni Unite
che si è dedicato alla questione per anni, ha chiamato la ratifica
“visionaria”, affermando: “Questo accordo storico tra due Paesi vicini apre le
porte a una nuova relazione tra loro, e inaugura una nuova era per il
consolidamento della pace e della sicurezza nei Balcani”.
Il conflitto tra i due Paesi era in agenda tra i campi di
intervento dell’Onu da quasi 30 anni, sin dalla dissoluzione della Yugoslavia,
nel 1991.
Venerdì 11 gennaio, il Parlamento macedone aveva
modificato la Costituzione per cambiare il nome del Paese, che verrà ribattezzato
Repubblica della Macedonia del Nord. In tale occasione il premier, Zoran Zaev,
aveva assicurato la maggioranza richiesta al Parlamento per l’emendamento del
nome in linea con l’accordo stipulato con la Grecia, accordo che ha posto fine
a una disputa decennale.
La procedura di cambiamento della Costituzione per
ribattezzare il Paese era stata lanciata a ottobre, con un voto che aveva
ottenuto i due terzi della maggioranza. L’accordo, tuttavia, aveva incontrato
una serie di opposizioni e ostacoli da entrambe le parti. Inoltre, molti
cittadini avevano manifestato esprimendo disaccordo davanti il Parlamento. I
greci, infatti, hanno accusato il Paese di voler rubare l’identità e
addirittura i territori della loro antica provincia utilizzando quel nome. Le
autorità macedoni avevano respinto tali accuse. Nonostante i partner di
coalizione di Tsipras si fossero opposti apertamente al patto, egli si era
detto sicuro di riuscire ad assicurare la ratifica con il supporto dei
legislatori dell’opposizione, e le sue previsioni si sono infine rivelate
corrette.
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