Τετάρτη 14 Δεκεμβρίου 2016

L'Eurogruppo gela la Grecia sul debito: "Atene inadempiente, stop ad aiuti e concessioni"


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MILANO - L'ex-Troika e la Grecia sono di nuovo ai ferri corti. E l'Eurogruppo, spiazzato dalla decisione di Alexis Tsipras di destinare parte del surplus di bilancio alle pensioni minime e alle isole travolte dalla crisi dei migranti, ha deciso (per ora) di congelare gli interventi per ridurre il debito e sospendere gli aiuti.

Lo scarno comunicato emesso al termine dell'incontro di di oggi parla chiaro: "Le istituzioni hanno concluso che l'operato del governo di Atene non è in linea con gli accordi - recita la nota -. Alcuni stati membri la pensano allo stesso modo e così, senza unanimità, le misure per ristrutturare l'esposizione sono al momento congelate". Assieme con ogni probabilità alla concessione di nuovi aiuti e alla chiusura della seconda fase del programma di salvataggio. Se ne riparlerà - conclude la lettera, solo a gennaio.

I rapporti tra Tsipras e i creditori sono andati deteriorandosi un passo alla volta nelle ultime settimane, a causa soprattutto della durissima posizione dell'Fmi sui negoziati. E la frattura si sta allargando in queste ore al punto da far tornare d'attualità l'ipotesi di elezioni anticipate in Grecia. Il tema sono le misure per riportare in rotta i conti ellenici richieste dai creditori dal 2017 in poi. Il motivo del contendere è sempre il solito: Atene ha concordato con l'ex Troika di rispettare per un certo numero di anno il tetto di un avanzo primario del 3,5%, in cambio del taglio al suo debito. La Ue però, Germania in primis a causa del'appuntamento elettorale dell'anno prossimo, è stata tranchant: gli accordi prevedono di rimettere mano all'esposizione ellenica dal 2018 in poi, e per ora il paese deve accontentarsi di un po' di cosmesi su scadenza dei prestiti (la Grecia deve alle istituzioni 240 miliardi) e sui loro tassi. A complicare le cose ci ha pensato un "paper" dei vertici idell'l'Fmi: "L'obiettivo del 3,5% è insostenibile - scrivono - ma ad accettarlo è stato Tsipras. E visto che si è impegnato, a questo punto deve approvare nuove misure d'austerità su settore pubblico e pensioni, areee dove finora si è fatto troppo poco". Syriza però non può permettersi di firmare nuove misure d'austerità, pena la fine del capitale politico che le è rimasto. Mentre l'Europa è pronta a sospendere gli aiuti se il Fondo Monetario si sfilerà dal salvataggio.

Un vicolo cieco, insomma. E a complicare le cose c'è lo strappo dei giorni scorsi del premier ellenico: "La nostra situazione sta migliorando - ha detto in tv al paese - il 2016 si chiuderà con un avanzo primario superiore alle attese". E i soldi in più, ha deciso, saranno destinate a garantire una tredicesima alle pensioni sotto gli 850 euro e a congelare l'aumento dell'Iva sulle isole dell'Egeo dove sbarcano i rifugiati. I creditori, non informati, non l'hanno presa bene. Mezza Grecia ha letto questo misure come una mossa per rivitalizzare il consenso della sinistra (molto lontana dal centrodestra di Nea Demokratia nei sondaggi, per quel che contano) nell'ipotesi nemmeno troppo peregrina che Tsipras, pur di non cedere ai creditori, chiami il paese di nuovo alle urne. Le prossime settimane e i negoziati di gennaio diranno se - come auspica il ministro delle finanze greco Euclid Tsakalotos - " si riuscirà a trovare un accordo onorevole epr tutti.







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