Τετάρτη 3 Απριλίου 2019

Grecia-Macedonia, il selfie della pace Una vittoria del «moderato» Tsipras

Grecia-Macedonia, il selfie della pace Una vittoria del «moderato» Tsipras

La visita di un leader greco a Skopje dopo quasi 30 anni sancisce la fine delle ostilità. Ma il premier di Atene in patria paga la svolta «responsabile». E alle elezioni rischia

3 aprile 2019

Un selfie seppellisce definitivamente «l’ascia di guerra» tra Grecia e Macedonia, dopo decenni di disputa sul nome dell’ex repubblica jugoslava, di comune accordo definita ora «Macedonia del Nord». Si sono scambiati abbracci sinceri e si sono scattati anche una foto insieme con il cellulare il primo ministro macedone Zoran Zaev e il suo omologo greco Alexis Tsipras, nel corso della prima storica visita a Skopje di un premier ellenico da quasi trent’anni a oggi.

L'accordo di Prespa

«Stiamo iniziando a coprire il terreno perso nella costruzione di una profonda amicizia — ha detto Tsipras — non solo tra i nostri governi, ma specialmente tra i nostri popoli». Sulla dura opposizione dei nazionalisti, il premier greco ha ribattuto: «Gradualmente tutti cominceranno a capire, sia il popolo greco, sia i cittadini della Macedonia del Nord, il danno che è stato fatto negli anni passati, quando non riuscivamo a sederci assieme e tentare di risolvere le nostre dispute». L’accordo di Prespa, firmato a giugno 2018, ha messo fine a trent’anni di tensione e disputa sul nome di Macedonia sancendo che la nuova denominazione sarebbe stata Repubblica di Macedonia del Nord ed è stato approvato a gennaio dai parlamentari dei due Paesi, permettendo così a Skopje di notificare a febbraio il cambio all’Onu. L’intesa ha anche messo fine al veto greco all’adesione del Paese alla Nato e al suo avvicinamento all’Unione europea.

Quasi trent'anni di tensione

Atene rivendicava infatti l’uso esclusivo del nome «Macedonia» per la sua provincia settentrionale, dalla dichiarazione d’indipendenza dell’attuale Macedonia del Nord nel 1991. Da allora nessun leader greco aveva più visitato il Paese vicino. Zaev lo ha accolto con un caloroso abbraccio fuori dall’edificio del governo, scattando anche un selfie che ha diffuso su Twitter con il commento: «Un giorno davvero storico». E una vittoria per entrambi a livello internazionale: a dicembre sono stati proposti per il Nobel per la pace.

Il cammino condiviso

Eppure in entrambi i Paesi c’è ancora molto da fare perché la popolazione si ritenga soddisfatta. Tsipras l’ha ammesso lunedì, dicendo che una «importante parte del popolo greco» è «profondamente preoccupata» per l’accordo: «È nostra responsabilità, mia e di Zoran, provare che le nostre nazioni non possono che trarre beneficio dalla via che abbiamo aperto». Sempre che abbia il tempo per farlo.

La trasformazione di Tsipras

In autunno in Grecia ci saranno le elezioni, e Tsipras — con il suo partito Syriza — è indietro nei sondaggi rispetto a Nea Dimokratia, che aveva votato contro l'accordo con la Macedonia. Al momento del voto Tsipras potrebbe pagare la svolta «responsabile»: da leader di un Paese che quattro anni fa rischiava il fallimento, ha accettato le dure riforme chieste dall'Europa, dando respiro all'economia (che oggi cresce quasi del 2% l'anno) e facendo ripartire in parte il mercato del lavoro (la disoccupazione è calata dal 28 al 18% rispetto al 2015, ma ovviamente non basta). Da «populista» di sinistra — com'era indicato da molti colleghi europei —, Tsipras si è gradualmente aperto al compromesso, ma sulla strada che porta al salvataggio della Grecia rischia di essersi giocato gli elettori.


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