Il
parlamento di Atene ha formalizzato la richiesta, un messaggio del governo di
Varsavia chiede di seguirne l’esempio. Il «conto» è di 1.000 miliardi. Berlino
dice no e si richiama a due trattati (l’ultimo del 1990)
di Claudio Del Frate
Di sicuro
c’è di mezzo la campagna elettorale per le imminenti europee. Di certo
l’argomento è uno di quelli in grado di coinvolgere l’opinione pubblica; ed è
altrettanto certo che per due paesi come Grecia e Polonia le ferite patite
nell’ultima guerra mondiale a causa della Germania non si sono mai rimarginate.
Sta di fatto che, con singolare simultaneità, i governi di Atene e Varsavia
hanno rispolverato in madi diversi il rebus del pagamento dei danni di guerra
da parte di Berlino: una questione che era già stata avanzata in altre fasi
storiche (la più recente in occasione della crisi del debito della Grecia, nel
2015). Berlino, oggi come allora, ha risposto sostenendo che trattati di pace
firmati fino al 1990 hanno già chiuso ogni pretesa.
Tsipras:
«Dovere storico e morale»
Primo a
muoversi è stato il primo ministro greco Alexis Tsipras; il suo governo proprio
di recente è uscito da un duro programma di risanamento dei conti pubblici
concordato con la Ue e con la Germania in particolare. E proprio di recente ha
dovuto cedere a una nuova richiesta: l’ok a pignorare le prime case dei greci
in cambio di una nuova tranche di aiuti della Bce. Syriza, il partito di
sinistra di cui il premier fa parte, ha sempre sostenuto di non considerare
chiusa la partita dei danni di guerra. Ed ecco che alcuni giorni fa, al culmine
di un acceso dibattito durato 12 ore, il parlamento di Atene ha deciso di
avanzare nuovamente la richiesta. Quantificandola anche in circa 280 miliardi
di euro. «Rivendicare i debiti di guerra dalla germania è un dovere storico ed
etico per la Grecia» ha scandito Tsipras ai parlamentari.
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