Κυριακή 14 Απριλίου 2019

Grecia e Polonia chiedono (di nuovo) i danni di guerra alla Germania

Grecia e Polonia chiedono (di nuovo) i danni di guerra alla Germania

Il parlamento di Atene ha formalizzato la richiesta, un messaggio del governo di Varsavia chiede di seguirne l’esempio. Il «conto» è di 1.000 miliardi. Berlino dice no e si richiama a due trattati (l’ultimo del 1990)

di Claudio Del Frate

Di sicuro c’è di mezzo la campagna elettorale per le imminenti europee. Di certo l’argomento è uno di quelli in grado di coinvolgere l’opinione pubblica; ed è altrettanto certo che per due paesi come Grecia e Polonia le ferite patite nell’ultima guerra mondiale a causa della Germania non si sono mai rimarginate. Sta di fatto che, con singolare simultaneità, i governi di Atene e Varsavia hanno rispolverato in madi diversi il rebus del pagamento dei danni di guerra da parte di Berlino: una questione che era già stata avanzata in altre fasi storiche (la più recente in occasione della crisi del debito della Grecia, nel 2015). Berlino, oggi come allora, ha risposto sostenendo che trattati di pace firmati fino al 1990 hanno già chiuso ogni pretesa.

Tsipras: «Dovere storico e morale»

Primo a muoversi è stato il primo ministro greco Alexis Tsipras; il suo governo proprio di recente è uscito da un duro programma di risanamento dei conti pubblici concordato con la Ue e con la Germania in particolare. E proprio di recente ha dovuto cedere a una nuova richiesta: l’ok a pignorare le prime case dei greci in cambio di una nuova tranche di aiuti della Bce. Syriza, il partito di sinistra di cui il premier fa parte, ha sempre sostenuto di non considerare chiusa la partita dei danni di guerra. Ed ecco che alcuni giorni fa, al culmine di un acceso dibattito durato 12 ore, il parlamento di Atene ha deciso di avanzare nuovamente la richiesta. Quantificandola anche in circa 280 miliardi di euro. «Rivendicare i debiti di guerra dalla germania è un dovere storico ed etico per la Grecia» ha scandito Tsipras ai parlamentari.


Δεν υπάρχουν σχόλια:

Δημοσίευση σχολίου